LA SOLUZIONE DOVRA’ FERMENTARE DAL BASSO (continua dal notiziario precedente)

  • 26/05/2024
  • Don Gabriele

LA SOLUZIONE DOVRA’ FERMENTARE DAL BASSO

(continua dal notiziario precedente)

Di fronte al questo processo della “nullificazione di Dio” non esistono “ricette” o “strategie” per procedere al meglio nella nostra evangelizzazione. E questo perché tutto ciò non è qualcosa che può essere “tirato fuori” preventivamente da qualche riunione o da qualche documento (che certamente ci vogliono, ma sono insufficienti). La soluzione dovrà fermentare dal basso, quando emergeranno nuovi santi e nuove forme di santità ispirate dallo Spirito Santo. Stiamo affrontando ciò che il grande teologo von Balthasar ha chiamato il nostro momento di “massima emergenza” di testimonianza cristiana, vale a dire un momento di crisi decisionale in cui dobbiamo scegliere quale forma prenderà la nostra santità in un mondo in cui Dio è stato “nientificato”. E questo richiederà un vero ascolto dello Spirito del Cristo crocifisso e risorto e non i diktat della cultura contemporanea sulle questioni più scottanti. Per questo è necessario tanta lettura orante della Parola di Dio e tanto silenzio orante dinanzi all’Eucaristia. E’ da qui che emerge – come è sempre accaduto – la creatività dei santi. La santità spesso ha lati grezzi, è provocatoria, e spesso prende la forma di un “rinselvatichimento” del Cristianesimo cercando di rendere la fede di nuovo “originale”. Sempre il già citato Balthasar ha giustamente sottolineato che “stare concentrici a Cristo significa essere eccentrici per il mondo”. Oggi ci viene detto all’infinito che la Chiesa è una “grande tenda”, un “ospedale da campo”, ed è aperta a tutti e che Dio ti ama “così come sei”. Naturalmente, queste sono tutte affermazioni vere. Ma a tutta questa retorica pare che manchino le questioni più profonde che sono in gioco nel mondo contemporaneo. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è di affrontare una domanda scottante: perché dovrei innanzitutto preoccuparmi della Chiesa? Dov’è questa Chiesa “rigida” e “farisaica”? Dov’è questa presunta Chiesa ipercritica di bacchettoni che puntano il dito ossessionati dalla morale sessuale? Dov’è questa presunta Chiesa iper-scrupolosa di “sorveglianti della moralità” che impedisce alla gente di accedere alla Comunione? A me non pare proprio che sia così. La realtà pastorale è di fatto l’opposto, e il soggetto medio, come già dicevo sul Notiziario di quindici giorni fa, non si preoccupa tanto pensando: “Sarò accolto in questa Chiesa?” ma piuttosto si chiede: “Cosa mi può attrarre e interessare di questa Chiesa?” Come dicevo all’inizio, ricette non ne esistono, ma la soluzione di farsi determinare dalla cultura dominante sotto il profilo pastorale ci può condurre solo all’insignificanza. Del resto basta osservare quanto succede in varie parti del mondo: là dove la Chiesa (la sua pastorale) si lascia condurre dalle emergenze culturali del momento (vedi protestantesimo o le Chiese cattoliche della Germania, per esempio) tutto si sfarina in un vago cristianesimo che diventa esso pure un sottoprodotto della cultura dominante, in cui il riferimento a Cristo è alla fine superfluo e il “male di vivere” non accenna a diminuire. Là, invece, dove la Chiesa (la sua pastorale) è centrata su Cristo e fa proposte radicali, che investono la vita, i giovani ci sono ancora (e numerosi) e sono pieni di gioia (Fine).

Il vostro parroco

Don Gabriele

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