Il trionfo dell'amore!

  • 22/11/2025
  • Don Alberto

Nel 325 si tiene il primo Concilio ecumenico nella città di Nicea in Asia Minore. In questa circostanza viene definita la divinità di Cristo contro le eresie di Ario: “Cristo è Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero”. 1600 anni più tardi, nel 1925, Pio XI proclama che il modo migliore per vincere le ingiustizie è il riconoscimento della regalità di Cristo. Cristo conquista, con il suo amore, ed esprime il suo dominio nell’umiltà del servizio. La Solennità di Cristo Re è stata istituita in un periodo storico particolare per la Chiesa e il mondo intero. In questo contesto, Papa Pio XI ha voluto riaffermare la regalità di Cristo come Re di tutto l’universo: è Lui, Gesù Cristo, l’Alfa e l’Omega, il Principio e il Fine di tutti e di ogni cosa. Cristo è il Re dell’universo. Un re, però, del tutto diverso dai re della terra! Il suo potere regale nasce dalla croce e la sua esaltazione nasce dalla sua umiliazione.

Importante è, per noi, ripensare a come fù offerta per la prima volta al mondo la visione di tale regalità. La festa di Cristo Re deve essere inquadrata appunto sul Calvario. Possiamo dire senz’altro che la regalità di Cristo, deve esser sempre riferita all’evento, che si svolge su quel colle, ed esser compresa nel mistero salvifico, ivi operato da Cristo: dico l’evento ed il mistero della redenzione dell’uomo. Cristo Gesù - dobbiamo rilevare - si afferma re proprio nel momento in cui, tra i dolori e gli strazi della croce, tra le incomprensioni e le bestemmie degli astanti, agonizza e muore. Davvero, una regalità singolare è la sua, tale che solo l’occhio della fede può riconoscerla: “Regnavit a ligno Deus”! Nel dialogo con Pilato, Gesù riconosce la sua regalità solo dopo aver evitato, nella sua vita terrena, acclamazioni e trionfi e la afferma quando tutto sembra ormai contraddirla. Pilato nell’interrogatorio pone questa domanda a Gesù: “Dunque tu sei Re?”. Di fronte al rappresentante del temibile potere di Roma, Gesù, in balìa dei suoi carnefici, rivendica la sua autorità, fondata sulla Verità. Una Verità intensa non in senso metafisico ma vitale, esistenziale. La Verità è che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16).

Il Vangelo rivela la natura della regalità di Cristo, aprendo uno spiraglio di luce perché è Dio stesso che si fa presente a noi, capovolgendo ogni attesa. La scritta posta sulla Croce, esprime, paradossalmente, la motivazione della condanna dichiarando la Verità circa la sua Persona: “Gesù Cristo Re dei Giudei”. Uno dei malfattori appesi alla croce disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gesù rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

La sua regalità di Gesù viene da Dio Padre e non consiste nell’uso della forza nel governare, ma nel dare testimonianza alla Verità. Al «potere» Gesù sostituisce la «Verità» e non si serve di essa, ma la testimonia. La forza dirompente della Verità, che è la rivelazione dell’amore di Dio. In tal modo, egli dichiara quale sia l’esatta dimensione della sua regalità e la sfera in cui si esercita: è la dimensione spirituale che comprende, in primo luogo, la verità da annunciare e da servire. Il Signore è venuto a stabilire il suo regno sulla terra, non con la forza ma con l’amore. Non c’è testimonianza più grande dell’amore di Cristo per noi, della Sua morte sulla croce per riconciliarci con Dio e permetterci di entrare nel Suo Regno come coeredi con Lui. Il suo regno, che è già presente in mezzo a noi, cresce e si sviluppa, silenziosamente, nel cuore di chi crede, ama, spera e perdona e di chi offre nella propria quotidianità gesti di vita, con semplicità, a gloria di Dio e per il bene dei fratelli. Cristo è Re di misericordia e di amore perché diventasse regale e degno di essere vissuto in modo autentico, ogni istante della nostra esistenza.

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