Don Vincenzo, nuovo Parroco, scrive alla Comunità
L’ATTESA è da sempre un tratto qualificante della vita e non meno dell’esperienza di Fede. Volentieri scelgo questa bella dimensione per esprimere i sentimenti del mio cordialissimo saluto a ciascuno e alle comunità che il Signore mi affida nella nostra Chiesa diocesana. Attesa che non teme la sventura e resiste al dubbio di saper fare ciò che è giusto.
L’ATTESA che è ancora più grande del desiderio, molla segreta di ogni gesto umano, ci predispone al nuovo, ci custodisce nelle vigilanza, ci abilita all’accoglienza, ci distoglie da noi stessi, dalle nostre sicurezze e precomprensioni, dai luoghi comuni, dallo “status quo”, che rallentano la voglia di donare e ricevere. L’Attesa è l’anima biblica di ogni profezia e l’icona evangelica dell’incontro con il Signore, garanzia di non aver perduto la via se, nel cuore, all’alba di ogni giorno ci sveglia la supplica: “Marantha” Vieni Signore Gesù, per invocare la sua sovrabbondante misericordia, per gioire con stupore di ogni chiamata, per il Suo ritorno nella Gloria.
Lasciando ad altre occasioni la risonanza spirituale di questa bella invocazione, che va ben oltre cio che è nel tempo, con semplicità voglio parlare di attesa per darvi il benvenuto nella mia vita.
Attendo di poterci incontrare così come siamo, perché il Vescovo Maurizio mi ha chiesto di mettere il mio sacerdozio e la mia maturità di vita alla guida pastorale di queste cinque comunità parrocchiali, come garante e strumento di unità e di comunione fra la gente, animatore di carità e giustizia, segno di speranza per chi l’ha smarrita. A me è chiesto di essere mediazione affidabile, con l’annuncio della Parola e il dono della grazia sovrabbondante dello Spirito, perché ciascuno possa custodire il desiderio di Dio e possa incontrare il Signore dove e quando Egli bussa.
Attendo le condizioni favorevoli per venire tra voi perché, l’imprevista e faticosa vicissitudine della lunga malattia – dato ricorrente della mia vocazione di prete - mi ha chiesto ancora una volta di rimettere prospettive e presunti progetti, al passo umile e paziente di chi sa aspettare e riconoscere anche il proprio limite, come virtuoso crogiulo, che potrebbe giovare alla forza, alla prudenza e l’autenticità del ministero.
Attendo, perché nel Vangelo sull’esempio di Gesù, il prete come l’agricoltore esperto, il servo fedele, il pastore premuroso è puntuale nella cura di ciò che è già seminato, di ciò che gli è affidato; fiducioso che la terra buona, che il campo ricevuto porterà frutto, che il proprio servizio gioverà al bene, che nulla andrà perduto. Sono certo, di ciò che ricevo e riempio l’attesa, con gratitudine e gioia di poter raccogliere e seminare, accompagnare di nuovo insieme, quello che il Signore vorrà chiederci per la Sua Vigna. Ora più che mai è forte e signifcativa l’attesa interiore del cuore dell’incontro con il Signore nella preghiera comunitaria, nella celebrazione intima e quotidiana, festiva e solenne del Suo Mistero fra noi, nel conferimento dei Sacramenti della Fede, nella condivisione di tutto il bene possibile e nel commiato di coloro che ci lasceranno.
Attendo di poter gustare la sfida e la fatica di camminare insieme, nella corresponsabilità di tutti i carismi, le competenze e le potenzialità laicali, senza troppe gerarchie e dentro autentici ruoli di servizio che non trasformino mai le relazioni in strategica competizione, in sospetto o inutili protagonismi.
Mi entusiasma e incuriosisce la nuova esperienza di parroco in una squadra ministeriale di 4 sacerdoti e 4 religiose che non dovrà essere una dirigenza aziendale e manageriale da far funzionare, ma una fraternità esemplare, contagiosa e missionaria. Attendo volentieri di far posto nella mia vita con voi, al progetto di una Comunità Pastorale come popolo, famiglia di famiglie, sempre più vivace nell’ascolto, premurosa nella prova, generosa nel bisogno. Una comunità aperta e capace di affidarsi alla provvidenza, che sovviene sempre a chi umilmente si lascia guidare.
Con don Alberto, don Carlo, don Pierluigi e le Sorelle Missionarie, con gli organismi laicali di partecipazione che animano la vita pastorale delle nostre comunità, rinnovo un grazie fraterno a don Gabriele, mio predecessore.
A presto cordialmente