Omelia nella messa di ringraziamento per la conclusione del ministero di parroco e di saluto alla comunità parrocchiale di Castiglione 28 settembre 2025
Omelia nella messa di ringraziamento per la conclusione del ministero di parroco e di saluto alla comunità parrocchiale di Castiglione
28 settembre 2025
1. Vi rivelo una cosa. Ossia la “cifra”, l’ispirazione cioè che mi ha guidato nel ministero tra voi in questi dieci anni. E’ un passaggio della seconda lettera di S. Paolo ai Corinzi che dice così: “Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo” (2 Corinzi, 11,1-3).
“Una specie di gelosia divina”. In fondo è l’atteggiamenti di ogni padre. E chi è padre tra voi lo capisce. Paolo alla parola gelosia aggiunge l’aggettivo “divina”, per spiegare che si tratta di una gelosia non deleteria. Lo posso dire con verità: sono stato geloso di voi, ma solo perché vi ho tutti promessi a Cristo. La mia gelosia è consistita nel fatto di non volere che ad altri, al di fuori di Cristo cioè, foste fedeli. Proprio a partire da ciò ho vissuto la mia paternità (non paternalismo) nei vostri confronti. E come ogni padre ho avuto i miei dispiaceri, le mie preoccupazioni e le mie gioie.
2. Cominciamo dai dispiaceri.
Il primo dispiacere è quello dovuto al fatto che la maggior parte dei battezzati di Castiglione non vive la propria fede attraverso la partecipazione ai Sacramenti. Si accontenta di qualche riferimento al divino ma vive di fatto come se Dio non ci fosse: ingannando se stessa. La mancata partecipazione alla vita sacramentale si trasforma in una grave trascuratezza di vita, che gradualmente spegne la dimensione trascendente autoingannandosi che la vita stia tutta qui, come è successo al ricco del Vangelo, che si è scavato da solo l’abisso invalicabile dopo la morte, vivendo nell’indifferenza verso Dio e verso i fratelli. La vita invece non è tutta qui; la Parola di Dio è chiara quando afferma che le “cose visibili sono di un momento mentre quelle invisibili sono eterne”.
Il secondo dispiacere è dato dalla costatazione della rinuncia da parte di molti genitori a svolgere l’opera di educatori della fede dei propri figli. Chiedono sì il battesimo e gli altri sacramenti, ma di fatto reputano la fede poco importante e si comportano di conseguenza non coltivando né in se stessi né nei proprio figli la dimensione religiosa della vita. Ma la trascuratezza della vita religiosa si trasforma in trascuratezza di una dimensione importante nella crescita armonica di una personalità. Gli esiti sono sotto gli occhi di tutti: la catastrofe educativa non è estranea alla catastrofe nell’educazione alla fede.
Il terzo dispiacere è dato dalle coppie di sposi, che hanno celebrato il matrimonio in chiesa e poi non si vedono più o quasi. All’inizio del cammino sponsale, quando è così necessario porre le basi su cui la propria famiglia sarà costruita, queste assenze sono molto dolorose, perché di fatto ingrosseranno il numero di coloro che mi hanno dato il primo e il secondo dei dispiaceri.
Il quarto dispiacere è quello di vedere come tanta gente fa del male a se stessa e agli altri lasciandosi ingannare dai falsi idoli: la fortuna nel gioco, lo sballo del fine settimana, la facilità con cui si infrangono le promesse matrimoniali
Il quindi dispiacere è relativo al fatto di non essere stato capito quando ho chiesto che la festa di S. Bernardino ritrovasse un anima autenticamente religiosa e un risvolto anche culturale; la comunità civile e quella religiosa avrebbero ritrovato motivi di coesione e l’antica “fiera” avrebbe dato lustro al nostro borgo; ora non è così. Lo stesso vale quando ho richiamato alla verità della cose, chiedendo che il carnevale non fosse celebrato in quaresima per rispetto ai credenti e perché non si creasse confusione nei bambini che il mercoledì ricevano le ceneri e la domenica successiva erano inviatati ad andare in maschera. I simboli sono importanti non possiamo ridurre tutto a liquidità.
Ci sarebbe qualche altro dispiacere, ma cinque bastano.
3. Ogni buon padre ha anche le sue preoccupazioni.
La prima, collegata al secondo dispiacere, è quella relativa alla trasmissione della fede alle nuove generazioni. Ogni sforzo deve essere messo in campo attraverso la catechesi, l’oratorio, la creazione di percorsi, il coinvolgimento degli operatori pastorali, soprattutto dei giovani sensibili, perché questa trasmissione avvenga. E’ vero che la trasmissione della fede dovrebbe avvenire in famiglia. Ma tutti vediamo come le cose non vadano in questo verso, per cui lo sforzo della comunità cristiana deve sopperire alla fragilità delle famiglie come luoghi di trasmissione della fede.
La seconda preoccupazione è legata alla tenuta della parrocchia come luogo significativo sul territorio per la proposta e per l’esperienza di vita buona. Occorre lavorare con lungimiranza e grande impegno e sensibilità affinché la comunità cristiana rappresenti un luogo e un’esperienza di autentica fraternità fondata sulla fede; aver la consapevolezza che se la comunità cristiana non è attraente anche l’annuncio del Vangelo ne può essere condizionato. Rapporti veri, senza invidie, senza durezze, capaci di valutare sempre il positivo dell’altro, del dono che rappresenta per la comunità; volontà di lasciarsi coinvolgere, rifuggendo la tentazione di chiudersi nel privato della propria famiglia e del proprio gruppo di amici sono ingredienti indispensabili – insieme ad altri – perché una comunità cristiana resti significativa, “città posta sul monte” per usare un’espressione evangelica.
La terza preoccupazione è per il futuro delle persone anziane. So che la caritas diocesana sta mettendo a punto un progetto a tal proposito. E’ necessario che come comunità cristiana mettiamo la testa anche su questo argomento. La nostra comunità sta invecchiando: bisogna far in modo che anche questa stagione della vita rappresenti una ricchezza, un‘opportunità e non solo una fatica.
La quarta preoccupazione è per le strutture della parrocchia. Sono numerose e spesso necessitano di interventi. Vi prego di non lasciare scoperte le spalle del mio successore anche in riferimento a questa dimensione.
Ci sarebbero anche altre preoccupazioni, ma ora passiamo alle gioie.
4. Un padre, oltre ai dispiaceri e alle preoccupazioni ha anche le sue gioie.
La gioia più grande – e lo dico senza retorica – siete stati voi: questa comunità fatta da tanti volti, tante storie, tante ricchezze, tante fragilità e miserie. Ho molto amato il volto di questa comunità e continuerò a volervi bene. Siete stati la mia prima esperienza da parroco e, come si dice, il primo amore non si scorda mai. E anche quando sono stato un po’ tagliente ho sempre avuto dinanzi il bene della comunità: lo posso dire con retta coscienza.
Le liturgie di questa comunità mi hanno dato tanta gioia: non per motivi estetici, ma perché nella liturgia il cielo e la terra si fondono, Dio viene a visitare il suo popolo e noi accogliendolo diventiamo la sua dimora, in certo qual modo Egli scambia il suo bel cielo con il nostro cuore. E non è cosa da poco. Continuate ad amare la liturgia, a curarla favorendo una partecipazione veramente spirituale, perciò arricchente. Curate il canto grazie ai suoi vari cori, l’amatissimo gruppo dei ministranti; amate le vostre chiese nelle quali generazioni e generazioni hanno professato la fede, sono state consolate nelle prove, hanno irrobustito la speranza. Amate l’Eucaristia – non c’è nulla di più grande sulla terra – e trovate tutti i modi affinché la Messa della domenica resti il centro della settimana e l’adorazione coinvolga sempre più persone, anche tra i giovani.
La predicazione della Parola mi ha dato tanta gioia e il modo in cui l’avete accolta. Ho cercato, per come ho potuto, di aiutarvi nell’intelligenza della fede. E ciò si ottiene grazie all’intelligenza delle Scritture. Amate la Parola di Dio, nutritevi di essa, ascoltatela con il cuore perché essa è la rivelazione di Dio, ciò che Lui ha voluto farci conoscere del suo mistero. E’ questa Parola che offre i criteri di discernimento, stimola la riflessione. La psicologia e tutte le altre scienze umane sono utili, a volte necessarie, ma la vera guarigione del nostro cuore, la pace interiore nasce dal principio spirituale. Ed esso è nutrito dalla Parola di Dio. Tenete viva la partecipazione alle Lectiones divinae e ai Gruppi di Ascolto della Parola di Dio nelle case.
Mi hanno dato molta gioia i circa 200 battesimi amministrati, le prime comunioni e il matrimoni, così come i ragazzi portati alla Cresima e i giovani che hanno professato la loro fede.
Mi hanno dato molta gioia le tante confessioni amministrate sia di chi regolarmente si accosta a questo sacramento sia di chi lo fa saltuariamente. Quante confidenze ho raccolto, quante pene, quanti propositi di bene, di quanti gesti profondamente umani fatti di misericordia e di perdono sono stato fatto partecipe! Sono tutti nel mio cuore.
Mi hanno dato molta gioia le persone che hanno lasciato questo mondo come muoiono i santi e ne ho incontrate non poche nella nostra comunità.
Mi ha dato molta gioia il nostro oratorio con il suo impegno educativo nei confronti delle nuove generazioni, unito a quello delle nostre due società sportive. Ho sempre gioito quando dalla casa parrocchiale lo sentivo riecheggiare delle voci dei bambini e dei ragazzi, specie dopo l’attonito silenzio dei giorni del Covid.
Mi ha dato molta gioia la nascita del Centro di Ascolto, quasi una gemmazione della Caritas parrocchiale preesistente, che è diventato un punto di riferimento non solo per la comunità cristiana, così come la possibilità di destinare un immobile alle situazioni di emergenza abitativa.
Mi hanno dato molta gioia i giovani che si sono e che si stanno impegnando nei vari ambiti della vita e anche in parrocchia; dal gruppo giovani sono sorte due vocazioni al sacerdozio. Potete immaginare la grande gioia di un parroco che vede due giovani che scelgono di servire il Signore. Attendo di vedere fiorire gli altri semi di vocazione che il Signore ha seminato nei cuori dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.
Mi hanno dato molta gioia i gruppi parrocchiali che in tanti modi animano la comunità, con un pensiero particolare a quello recentemente sorto delle giovani coppie, chiamato Sara e Tobia; invito i giovani sposi a far parte di questo gruppo. Ed esorto tutti i gruppi alla coesione all’apertura.
Mi ha dato molta gioia la scuola materna parrocchiale ove si cerca di favorire nei piccoli una visione cristiana della vita, introducendoli durante l’anno liturgico, alla conoscenza di Gesù.
Mi ha dato molta gioia aver accolto in parrocchia la comunità delle Suore Missionarie Serve dello Spirito Santo. Per fortunata coincidenza oggi abbiamo qui la Superiora Generale Madre Consuelo che saluto di cuore. Grazie, care sorelle, per la testimonianza e il servizio generoso che offrite.
Mi ha dato molta gioia la comunione sacerdotale che ho vissuto con i sacerdoti della parrocchia: don Gino, don Abele, don Manuel e adesso don Alberto. E’ stato bello perché abbiamo cercato di offrirvi un segno di unità e di vicendevole stima.
Mi ha dato molta gioia aver riportato all’antico splendore, col vostro contributo e sostegno, il magnifico organo Serassi e lo splendido crocifisso quattrocentesco, così come l’aver messo mano a tante piccole opere di risanamento.
Potrei continuare, ma sono già andato oltre col tempo. Come vedete, le gioie sono molto più numerose dei dispiaceri e delle preoccupazioni.
Dovrei ora passare in rassegna tutti coloro a cui devo speciale gratitudine che mi hanno aiutato nella conduzione della parrocchia. Ma abuserei del vostro tempo. Tutti, tutti, si sentano ringraziati. Chi ha lavorato lo sa: si senta raggiunto dal mio abbraccio e abbia l’assicurazione della mia più viva gratitudine. Anche quelli che sono già partiti per cielo.
Concludo chiedendo una preghiera per me, prendendo il prestito ciò che l’apostolo Paolo ha scritto a Timoteo e che abbiamo letto nella seconda lettura. Chiedo le vostre preghiere affinché io sia davvero “uomo di Dio, che tende alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”. Possa “combatt(ere) (fino in fondo) la buona battaglia della fede, cerca(ndo) di raggiungere la vita eterna alla quale (anch’io) s(ono) stato chiamato”.
Grazie a tutti e avanti con coraggio e pazienza!
don Gabriele