Omelia del Parroco nella Messa in suffragio di papa Francesco 22 aprile 2025

  • 22/04/2025
  • Don Gabriele

1. Siamo vivendo un momento molto importante qual è la morte del Papa, il Successore di Pietro e Capo della Chiesa Universale, le cui prerogative si estendono ben al di là della Chiesa Cattolica, essendo Egli il Vicario di Gesù Cristo. Insieme al cordoglio e alla preghiera per la sua anima, il ritrovarsi dell’intera compagine ecclesiale in questi giorni favorisce fortemente la coesione tra tutti i figlie e le figlie della Chiesa e la manifesta al mondo come un unico Corpo. Così il Papa, anche da morto, resta il segno vivibile dell’unità della Chiesa.

Celebriamo la Messa nell’Ottava di Pasqua, risentendo ancora con commozione la voce di Francesco che – flebile – solo due giorni or sono, imparte dalla loggia centrale della basilica vaticana la benedizione Urbi et Orbi e augura a tutti i fratelli e alle sorelle Buona Pasqua, avviandosi a celebrare la sua Pasqua personale neppure 24 ore dopo, passando definitivamente alla vita di Dio.

Abbiamo ascoltato le letture che la Liturgia prescrive a questo giorno liturgico e cerchiamo di leggere il ministero di papa Francesco nelle coordinate che esse ci hanno offerto. Mi pare di poter vedere in esse sia il profilo istituzionale del suo servizio alla Chiesa – nella prima lettura – sia il suo profilo personale, quello del credente, nel brano di Vangelo.

2. Nella prima lettura, infatti, l’apostolo Pietro, nel giorno di Pentecoste annuncia innanzi tutto quello che chiamiamo il Kerigma. Dice infatti ai Giudei: «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». L’annuncio del Kerigma è appannaggio specifico, anche se non esclusivo, del successore di Pietro. Egli, infatti, è costituito roccia della Chiesa proprio per questo. Nella passione secondo Luca leggiamo che Gesù, prima della cattura, dice a Pietro: “Ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede e tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”. Confermare i fratelli nella fede è compito precipuo dell’apostolo Pietro e dei suoi successori. Papa Francesco ci ha lasciato in questo senso uno dei documenti più intensi, forse il suo documento magisteriale più bello, ossia l’esortazione apostolica programmatica, possiamo dire, del suo pontificato Evangelii gaudium.

Ma all’annuncio del Kerigma fa seguito l’invito alla conversione. Abbiamo infatti ascoltato nella prima lettura come Pietro, subito dopo aver annunciato la morte e la resurrezione del Signore, invita i suoi ascoltatori, che gli domandano che cosa debbano fare dinanzi a tale annuncio, a convertirsi e a farsi battezzare: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo». L’annuncio della fede comporta una risposta da parte dell’uomo e tale risposta si chiama conversione e immersione della vita di Dio, una vita nuova, tramite i Sacramenti. Anche papa Francesco ha invitato più volte alla conversione: nei suoi discorsi, nei suoi gesti e ancora nei documenti magisteriali: pensiamo per esempio a quelli sulla cura del creato e a quello sulla fraternità universale. Pensiamo poi ai suoi molteplici inviti – l’ultimo proprio nel messaggio del giorno di Pasqua – alla conversione alla pace e alla giustizia: “Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”. Anche la liturgia e i sacramenti sono stati oggetto della sua cura, pensiamo, per esempio, alla bellissima lettera apostolica Desiderio desideravi sulla formazione liturgica del Popolo di Dio.

Papa Francesco ha esercitato il ministero petrino con un tratto certamente molto personale. La persona del Papa con lui non è certamente scomparsa nel ruolo. Da qui il suo muoversi disinvolto e da qui anche alcune sue espressioni originali e penetranti, come quando ha detto di volere una “Chiesa in uscita” o una “Chiesa ospedale da campo”; oppure quando ha invitato i credenti ad andare verso le periferie esistenziali o ha messo in guardia contro lo scarto delle persone. Questo stile disinvolto lo ha esposto anche ad entusiasmi e a critiche ma con ogni probabilità li aveva messi in contro entrambi. Gli anni a venire – come sempre succede – lasceranno depositare molti aspetti, ma resteranno certamente le sue intuizioni luminose che la Chiesa saprà custodire e far fruttare.

3. Se la prima lettura ha in certo qual modo tratteggiato il profilo istituzionale del pontificato di papa Francesco, il brano del Vangelo ci restituisce maggiormente quello personale, quello cioè del credente. Nella vicenda di Maria Maddalena che ostinatamente cerca il suo Signore noi intravediamo anche la figura del credente Francesco, del Papa, cioè, che non solo adempie al suo compito, ma è coinvolto in una storia di fede personale. E così riandiamo con la memoria al Papa che si alza alle quattro del mattino per avere qualche ora in cui stare davanti al tabernacolo con il suo Signore; riandiamo con la memoria al Papa che prega regolarmente il breviario, andiamo con la memoria al Papa che ha vissuto una tenerissima devozione alla Beata Vergine Maria, invocata col Rosario, presso il cui tempio in Roma – S. Maria Maggiore – si recava prima e dopo ogni viaggio apostolico e dove ha disposto di essere sepolto. Il Papa dai grandi documenti magisteriali e dei grandi gesti simbolici è anche il Papa che ci ha donato non molti mesi fa l’enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo. Il Papa che ha incontrato tutti i potenti della terra è il Papa che nella menzionata enciclica difende la fede dei piccoli e le loro manifestazioni devozionali, la comunione il primo venerdì del mese, un’ora di adorazione Eucaristica il giovedì. E’ il Papa esigente e a volte severo, ma è anche il Papa che conclude così l’enciclica sul Sacro Cuore: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!”

Affidiamolo al Signore affinché, purificato dal fuoco del suo amore, sia reso partecipe della gioia e della gloria di coloro che l’hanno servito.

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