ASCENSIONE E PENTECOSTE

  • 31/05/2025
  • Don Gabriele

ASCENSIONE E PENTECOSTE

Il tempo pasquale volge al compimento con le solennità dell’Ascensione del Signore e della Pentecoste. Il tempo intercorso fra la Risurrezione e l’Ascensione è stato il periodo in cui il Signore Gesù “ha dato istruzioni ai suoi apostoli che si era scelto nello Spirito Santo”, come dicono gli Atti; queste “istruzioni”, attraverso gli apostoli e i loro successori sono giunte fino a noi. Poi Gesù – vero Dio e vero uomo – sale al Padre, rendendo manifesto come il posto dell’uomo sia vicino a Dio, meglio, come il luogo del dimorare permanente e definitivo dell’uomo sia l’intima comunione con il Padre. L’Ascensione di Gesù fa parte della sua glorificazione ed allude al mistero del suo ritorno definitivo, quando apparirà sulle nubi del cielo, come dice la Scrittura, e ogni uomo lo vedrà, anche quelli che lo trafissero. Certamente coloro che lo hanno trafitto allora, ma anche noi che lo trafiggiamo ogni giorno con i nostri peccati: così contempleremo attraverso le sue ferite – come dice San Bernardo – l’arcano del suo cuore, cioè l’amore che si dona e genera salvezza. Secondo la sua promessa, il Signore Gesù, salito al Padre, effonde sulla Chiesa, riunita nel Cenacolo, il suo Spirito, e così questa Creatura si anima, si articola, si espande, annuncia la Parola, infonde la vita di Dio attraverso i sacramenti della fede, vive l’amore fraterno. Se a Natale – come dice S. Leone Magno – nasce il Capo del Corpo della Chiesa, cioè Cristo, a Pentecoste nasce questo Corpo, composto di molte membra, ciascuna necessaria alle altre. La settimana dunque che trascorre fra l’Ascensione e la Pentecoste ripropone alle comunità cristiane l’esperienza del Cenacolo, dove Maria e gli Apostoli attendono il dono dello Spirito Santo.

In quest’anno abbiamo avuto ancora una prova di come la Pentecoste sia in atto e come la Chiesa sia davvero interiormente animata dallo Spirito Santo. Le settimane che hanno coperto il lasso di tempo che va dalla morte di papa Francesco all’elezione di papa Leone XIV hanno visto la Chiesa compattarsi, ritrovarsi veramente cattolica, diffusa cioè sulla faccia di tutta la terra. Ogni angolo del mondo era collegato in un modo o nell’altro a Roma. I giorni del lutto per il Pontefice defunto ci hanno resi ancora una volta edotti di come la scelta di Cristo di eleggere il suo Vicario rappresenti una garanzia di unità non solo per la Chiesa ma anche per l’umanità intera: tutti – chi più, chi meno – alla morte del Papa si sono sentiti un po’ orfani e la sensazione che “ci mancasse qualcosa” era diffusa e percepibile. Poi i cardinali, coloro cioè a cui compete eleggere il Successore di Pietro, hanno iniziato a convenire a Roma, si sono incontrati, hanno dialogato e in brevissimo tempo ci hanno donato un nuovo Papa. Non so voi, ma io ho percepito la vitalità della Chiesa: uomini provenienti da ogni latitudine e cultura, nel giro di poche ore hanno eletto il Successore di Pietro. Un sospiro di sollievo: il Padre comune era stato trovato. Come non pensare davvero che in un mondo lacerato da lotte e discordie la Chiesa sia apparsa segno elevato tra i popoli di concordia e di unità? Rendiamo grazie al Signore! E la percezione dell’azione dello Spirito è continuata nei giorni successivi, nel volto, nelle parole e anche nella commozione di Leone XIV. E ancora la comunità dei credenti, che nelle settimane precedenti aveva pianto il suo Pastore, ha esultato di gioia per il nuovo cammino che si apriva dinanzi ad Essa. Non sprechiamo i frutti meravigliosi di queste settimane, facciamo in modo che anche a livello locale ci sia la ricaduta di questi eventi di grazia, che tutti interessano e tutti interpellano

Il vostro parroco

Don Gabriele

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