Omelia del Parroco durante la Veglia Pasquale
Omelia del Parroco nella Veglia Pasquale 2025
1. “Non cercate tra i morti colui che è vivo” (Lc 24,6).
L’invito che gli angeli della risurrezione rivolgono alle donne ci restituisce una costante della nostra vita: noi cerchiamo sempre qualcosa. Siamo esseri in ricerca ad ogni età della nostra vita. Cerca il bambino le cose che lo soddisfano; cerca l’adolescente la strada della sua vita; cerca il giovane ciò che lo possa realizzare; cerca l’adulto – smentendo la facile logica che avrebbe dovuto già aver trovato il suo “luogo”; cerca l’anziano dove possa riporre la speranza dei suoi giorni che passano. Si cerca sempre!
2. Qual è però il luogo in cui cerchiamo?
Gli angeli han detto alle donne: “Perché cercate tra i morti”. Cercare tra i morti significa non avere speranza. La grossa pietra rotolata sull’imboccatura del sepolcro di Cristo è spesso l’icona del nostro stato d’animo. Siamo assediati da tanti problemi, tante delusioni, tanti dolori al punto tale che la ricerca è più che altro un rimestare il passato con la convinzione, magari non sempre espressa, ma pervicacemente presente in noi, che non è una gran cosa la vita, al punto che la definizione sciagurata del noto filosofo francese, cioè che essa sia “nausea” e “passione inutile”, cerca di prendere quota dentro di noi. Cerchiamo sì, ma tra i morti, facendoci del male da soli. Anche le donne al sepolcro cercavano un morto, cercavano, cioè, il passato, i ricordi, la speranza delusa, il dolore, la fatica inutile.
3. “Non cercate tra i morti colui che è vivo. Non è qui. E’ risorto!”.
L’invito pasquale ci dice che bisogna cercare sì, ma fuori dalla morte, da tutte le nostre morti. Il sepolcro, che avrebbe dovuto contenere un cadavere, è vuoto! L’ovvietà è stata disattesa! La certezza di non trovare che la morte è dunque una falsità! Gesù, morto per amore, come abbiamo meditato ieri e l’altro ieri, ha svelato la menzogna del male e con la risurrezione ha ratificato che essa – la risurrezione – non è un’idea, la trovata di un gruppo di esaltati, perché la risurrezione è lui, lui stesso. La risurrezione non sta in una credenza, ma sta in una persona: Gesù di Nazareth, il crocifisso risorto. E la risurrezione è anche la nostra nella misura in cui noi siamo in relazione con lui, anzi, di più, siamo inseriti in lui, secondo il suo invito: “Rimanete in me!”
4. L’esperienza della liturgia di questa notte
La liturgia di questa notte ha cercato di esprimere questa novità, tirandoci dentro un’esperienza fatta di segni e di parole: “per ritus et preces”: la luce che vince la notte – con il cero pasquale; l’acqua che dona la vita – nella liturgia battesimale che avrà luogo tra poco; la Parola che ci accompagna alla scoperta della Verità; il pane eucaristico, culmine della veglia, che è la comunione alla vita del Risorto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me ed io in lui”.
5. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.
Egli, il Risorto, dicono gli Angeli, “vi precede in Galilea”. La Galilea è il luogo della vita feriale e ordinaria di Gesù: lì ci sono Nazareth, dove egli ha vissuto per trent’anni, e c’è Cafarnao, la sua città, dove egli ha stabilito la sua casa dopo l’inizio della vita pubblica. Egli, il Vivente, ci precede proprio lì, nel luogo di tutti i giorni. Ora è il nostro compagno di viaggio, la nostra mano è nella sua. Nella fede – perché tutto passa da lì come per una porta – noi siamo con lui e continuiamo a voler contagiare il mondo col nostro piccolo cuore che arde raccontando la “vera notizia”, che in mezzo a tutte le false notizie e tutti gli inviti al pessimismo è la sola che in definitiva ci restituisce il senso di questa nostra unica vita e ci infonde la serena certezza che essa è custodita da un amore che la morte non è stata in grado di annientare.
Sì, Cristo è risorto e noi in lui siamo già dei risorti. Restiamo ancora nel “sabato santo” del tempo, tra contraddizioni e sfide, che stanno prima di tutto dentro ciascuno di noi, ma il fremito della risurrezione è già in noi e nessuno ci potrà togliere questa gioia.