L’OCCASIONE DEL GIUBILEO (dal discorso alla città tenuto dall’Arcivescovo di Milano il 6 dicembre 2024, in occasione della solennità di Sant’Ambrogio)
L’OCCASIONE DEL GIUBILEO (dal discorso alla città tenuto dall’Arcivescovo di Milano il 6 dicembre 2024, in occasione della solennità di Sant’Ambrogio)
In ogni cultura e religione il tempo non è lo scorrere delle ore e dei giorni nella durata interminabile e anonima, ma è un ritmo che in sintonia con la natura dà un significato all’alternarsi del giorno e della notte, delle stagioni e degli anni. L’interpretazione del tempo in molte tradizioni religiose prescrive la festa per rendere culto alla divinità e per rendere possibile ai devoti il riposo e la gioia.
La comunità cristiana celebra la domenica come il tempo della grazia in cui Dio opera per radunare i suoi figli, per offrire riposo, per celebrare la speranza del Regno, per propiziare l’incontro, la festa, la contemplazione.
Nelle Sacre Scritture sono prescritti il riposo settimanale, le feste annuali. L’antica legge comanda di celebrare gli anni del Giubileo come anni di riconciliazione sociale con la remissione dei debiti e di riposo della terra come momento di grazia. Dal libro del Levitico (Lv 25,8-13):
Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.
In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà.
La tradizione dell’Anno Santo come anno di speciale indulgenza e riconciliazione è stata ripresa dalla Chiesa cattolica fin dal 1300 e ogni venticinque anni essa ripropone l’anno giubilare.
Papa Francesco ha indetto l’Anno Santo nel 2025 con la bolla Spes non confundit e invita tutti a essere pellegrini di speranza.
Il Giubileo segna il tempo e invita a una pausa nel nostro “fare” che è come costretto da un ingranaggio fatale. Una pausa in cui potersi porre le domande “economiche” veramente essenziali: che cosa ho ricevuto? Che ne ho fatto? Che cosa ho generato? «Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?» (Mt 16,26).
Il Giubileo contiene un messaggio di giubilo, di gioia, di sollievo che deve interpretare la stanchezza della gente, della terra, della città come appello, provocazione, indicazione di cammino.
Non vogliamo e non possiamo, infatti, sottrarci al compito di interpretare e affrontare la crisi antropologica che travaglia la nostra società. Siamo chiamati a comporre le tensioni che sembrano inconciliabili: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, dimensione globale contro quella locale. Occorre un punto di vista più alto, di tipo culturale e spirituale, capace di abbracciare i vari aspetti che sono contemporaneamente in gioco. Ciò sarà possibile operando tutti insieme attraverso uno sguardo “contemplativo”, l’unico in grado di imprimere alla realtà umana, sociale, politica ed economica una direzione che componga aspetti vitali che da soli si presentano in termini conflittuali (cfr. Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, Il pianeta che speriamo, 2021).
Il Giubileo, che si sta per aprire, deve essere un’occasione per prestare ascolto al grido di sofferenza che si leva dai popoli e dalla terra. Il Giubileo che il Papa ha indetto per l’anno 2025 è un’attuazione storica del “principio sabbatico”: se Dio ha sentito l’esigenza di riposare, così occorre lasciare anche agli esseri umani e alla terra la possibilità di farlo. Il “principio sabbatico” custodisce il mistero del cosmo come dono di benevolenza e creatività. Senza il rispetto di tale principio, non solo non c’è più festa, ma viene a esaurirsi lo spazio dello spirito umano: la stanchezza non trova sollievo, l’umano affaticato non vive le condizioni per una ri-creazione. Il riposo è essenziale agli uomini come alla terra.