GENEALOGIA DI GEROLAMO PALLAVICINO, FEUDATARIO DI CASTIGLIONE (UN PO’ DI STORIA)
GENEALOGIA DI GEROLAMO PALLAVICINO, FEUDATARIO DI CASTIGLIONE (UN PO’ DI STORIA)
Rolando, detto il Magnifico, nacque (forse a Polesine Parmense) intorno al 1390, figlio naturale di Niccolò, marchese di Busseto. Ebbe almeno 18 figli, tra cui Carlo, Vescovo di Lodi, e Giovanni Genesio detto Pallavicino, nato (probabilmente a Busseto) nel 1426, che è il nonno del “nostro” Gerolamo Pallavicini. Rolando sposò Caterina di Antonio Fieschi (lo stemma della cui famiglia campeggia sulla mantovana del preziosissimo nostro baldacchino per la processione del Ss. Sacramento), dalla quale ebbe dodici figli tra cui Cristoforo padre del “nostro” Gerolamo. Consigliere segreto dal 1475, dopo la morte di Galeazzo Maria Sforza fu nominato «governatore» del piccolo duca Gian Galeazzo. La sua autorità crebbe a dismisura dopo il colpo di Stato del 1479 e l’esautorazione della duchessa Bona di Savoia da parte di Ludovico il Moro: di fatto carceriere del giovane duca legittimo, divenne uno degli uomini più potenti del ducato. Morì a Busseto nel 1486. Cristoforo Pallavicino (Busseto 1450 c.- Milano 11 novembre 1521), figlio di Giovanni Genesio Pallavicino e di Caterina Fieschi, padre del “nostro” Gerolamo Pallavicino. Le prime notizie che lo riguardano si hanno a partire dal 1499. Fu condottiero al servizio della Francia al tempo della Lega di Cambrai e in nome di Lodovico XII presidiò, assieme ai fratelli Galeazzo e Antonio Maria, Guastalla. Nel 1512 passò al servizio degli Sforza: a loro nome, nel 1513 andò a presidiare Cremona. Nel 1515, quale Capitano d’arme, combatté alla battaglia di Marignano dove fu fatto prigioniero. Una volta liberato dai Francesi, si ritirò a Busseto dove completò e fondò il Convento di Santa Maria per le monache dell’Ordine di Santa Chiara. Edificò la chiesa dell’incoronata a Castiglione Lodigiano. Sospettato di far parte di una congiura ai danni dei Francesi, fu attirato con l’inganno a Milano dal governatore Lautrec e immediatamente imprigionato. Senza attendere il giudizio del Re, il Lautrec, forse anche per reprimere col terrore l’odio della popolazione milanese nei confronti del suo governo, l’11 novembre 1521 lo fece decapitare sulla piazza del Castello, nonostante la sua età veneranda (oltrepassava i 70 anni). Prima di essere tratto al patibolo, il Pallavicino dettò a Paolo Giglio di Milano, suo confessore, le ultime disposizioni testamentarie, firmate, che il frate consegnò al notaio di Monte Novo. Gerolamo Pallavicino (Busseto 1508 - Castiglione Lodigiano 22 aprile 1579), figlio di Cristoforo. Ebbe la signoria di Busseto coi fratelli Ermete e Francesco, ma a lui solo fu affidato il governo. Era ancora minorenne quando i Francesi gli decapitarono il padre (come abbiamo visto sopra). Nel 1521 andò alla Corte imperiale di Carlo V ed ebbe il titolo di gentiluomo. Nel 1532 ritornò a Busseto, dove l’anno seguente ebbe il privilegio di ricevere l’imperatore Carlo V il quale nell’occasione eresse Busseto al rango di città. Nel 1536 combatté nelle Fiandre sotto Ferrante Gonzaga contro i Francesi. Nel 1543 ospitò in Busseto papa Paolo III e l’imperatore Carlo V a convegno. Nel 1544 fu eletto Colonnello di fanti. Nel 1545 prestò giuramento di fedeltà a Pier Luigi Farnese, eletto duca di Parma e Piacenza. Ma il nuovo Duca lo perseguitò e gli limitò molti dei suoi privilegi. Cospirò così contro il Farnese e, morto questi, riebbe Cortemaggiore. Nel 1546 si recò in Parma con 200 fanti su richiesta del governatore pontificio, malcontento della presenza degli Spagnoli. Nel 1547 fu governatore di Lodi, e, non appena fu avvertito dell’uccisione di Pier Luigi Farnese, fece recapitare la notizia a Milano a Ferrante Gonzaga. Fu poi nuovamente nelle Fiandre. Nel 1552, in Anversa, difese i suoi parenti da agguati di sicari dei Farnese, ma nonostante ciò due suoi congiunti furono uccisi (lo stesso Pallavicino fu gravemente ferito). Nel 1555 tornò in Italia come condottiero di cavalli, per la guerra che in Piemonte si combatteva contro i Francesi, e si guadagnò il titolo di strenuo capitano. Dopo la pace di Cambrai (1559) si ritirò dai campi di battaglia e visse a Castiglione Lodigiano, suo feudo. Nel 1570 contribuì a riedificare la chiesa parrocchiale di Castiglione e dal 1572 al 1579 fondò cinque cappellanie nella chiesa dell’Incoronata a carico dell’ospedale Maggiore di Milano da lui beneficiato con testamento. Morì, come si diceva, a Castiglione il 22 aprile 1579.
Il vostro parroco
Don Gabriele