SALUTO DI DON GABRIELE

  • 27/09/2025
  • Don Gabriele

SALUTO DI DON GABRIELE

“Ogni cosa ha il suo tempo sotto il sole”. Così si esprime il libro del Qoelet. Ciò vale anche per i parroci. Si viene e si va. Ora tocca a me. Ricordo come fosse ieri il 27 settembre 2015 quando, partendo dell’Istituto Milani, facevo il solenne ingresso in parrocchia. Son passati dieci anni: molto intensi, molto belli, molto impegnativi. E’ stata la mia prima esperienza di parroco (precedentemente avevo svolto il ministero di vicario parrocchiale solo per un anno, quello immediatamente successivo all’ordinazione) e ringrazio il Signore e il Vescovo perché mi è stata affidata questa parrocchia. Ho cercato di fare del mio meglio, secondo le mie capacità, il mio carattere e il tempo che avevo a disposizione. Avrei potuto fare di più, fare meglio … certamente. Dirò qualcosa nell’omelia della Messa di saluto del 28 settembre, qui vorrei salutare tutti, anche quelli che domenica non ci saranno. Tutti: i regolarmente praticanti, quelli saltuariamente praticanti, i raramente praticanti, i non praticanti, gli appartenenti ad altre tradizioni religiose. Vorrei salutare quelli che mi sono stati di aiuto (un saluto speciale ai cari sacerdoti che si sono succeduti e alle suore!), quelli che mi hanno voluto bene, quelli che mi sono stati amici, ma anche quelli che mi hanno ostacolato, quelli che non mi hanno capito, quelli che mi hanno giudicato e quelli che proprio non mi hanno sopportato. Nessuno escluso. In questi dieci anni ho vissuto una bella stagione di paternità: con le sue preoccupazione e le sue gioie. Ma dirò meglio nell’omelia di domenica. Un parroco cerca di plasmare una comunità e la comunità plasma lui. Se a Codogno riuscirò a fare qualcosa di buono, lo farò anche in base all’esperienza che ho maturato con voi. La cosa che mi è stata maggiormente a cuore è stata quella di annunciare la bellezza e la ragionevolezza della fede, come viatico di vita buona per chi la vive e per chi viene in contatto con chi la vive. Intendo l’umile fede della Chiesa. Ho detto molte volte che la fede è come una porta: se si rimane all’esterno non si capisce niente, ma se la si varca, allora la luce si accende e la ragione viene portata alle sue più profonde potenzialità. Se riusciste a ricordare anche solo questo del mio ministero tra voi sarei contento. Il mio assillo è stato quello che nessuno di voi dimenticasse Dio, che Egli, cioè, rimanesse o tornasse ad essere l’orizzonte di una vita. Per questa intenzione continuerò a tenervi tutti nella mia preghiera, confidando nell’intercessione dell’Assunta e di S. Giuseppe. Vi saluto con le parole dell’apostolo Paolo, in procinto di lasciare gli anziani di Efeso, che leggiamo negli Atti degli Apostoli: “Ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati”. Grazie a tutti e avanti con pazienza e coraggio!

Don Gabriele

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