“GUAI A QUELLI KE MORRANNO NE LE PECCATA MORTALI” – UN PO’ DI CATECHESI
“GUAI A QUELLI KE MORRANNO NE LE PECCATA MORTALI” – UN PO’ DI CATECHESI
Cari fedeli, così si esprime San Francesco d’Assisi nel famoso Cantico delle Creature. Forse ci può sorprendere che questo Santo, presentato spesso come paladino di campagne “pollitically correct”, si esprima in questo modo. Ma San Francesco era uno che aveva preso sul serio Dio, fin da quando, incontrando un lebbroso, ne aveva baciato le carni putrefatte, iniziando così un cammino di graduale conformazione a Cristo, fino al punto di portare nel suo corpo le sante stimmate della passione. Ecco che cosa è il cristianesimo: una graduale conformazione a Gesù. In questo processo il peccato – ossia la dissimilitudine da Cristo – viene gradualmente espulso. Per il discepolo di Gesù il “peccato mortale” segna una profonda distanza da Lui, per cui va evitato con grande cura. Ma che cosa è il peccato mortale? Il peccato mortale è una scelta che distrugge l’amore nel cuore dell’uomo a causa di una violazione grave della Legge di Dio; distoglie l’uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore (cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1855). Quali sono le condizioni affinché un fedele incorra nel peccato mortale? Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: una materia grave e che, inoltre, venga commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso (cf l.c. n.1857). La materia grave è precisata dai dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo (cf l.c. n. 1858). La piena consapevolezza presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Inoltre è necessario il deliberato consenso ossia una decisione sufficientemente libera perché sia una scelta personale (cf l.c. n. 1859). Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche (cf l.c. n. 1860). Chiediamoci ora: il peccato mortale è possibile o è da escludere che qualcuno giunga realmente a commetterlo? E quali sono le conseguenze del peccato mortale? Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio. Che cosa si deve fare quando si è commesso un peccato mortale? Si deve emettere un sincero atto di pentimento e ci si deve confessare il più presto possibile, perché la confessione cancella tutti i peccati. Chi è consapevole di aver commesso un peccato mortale non può accostarsi alla Comunione, senza aver prima premesso la confessione sacramentale.