I CATTOLICI IN POLITICA

  • 29/09/2018
  • Don Gabriele

I CATTOLICI IN POLITICA

Cari fedeli,

nel 2002 la Santa Sede emanava un interessante documento relativo all’impegno e al comportamento dei cattolici in politica. Proprio all’inizio, la “Nota” si esprime in questi termini: “L’impegno del cristiano nel mondo in duemila anni di storia si è espresso seguendo percorsi diversi. Uno è stato attuato nella partecipazione all’azione politica: i cristiani, affermava uno scrittore ecclesiastico dei primi secoli, «partecipano alla vita pubblica come cittadini». La Chiesa venera tra i suoi Santi numerosi uomini e donne che hanno servito Dio mediante il loro generoso impegno nelle attività politiche e di governo. Tra di essi, S. Tommaso Moro, proclamato Patrono dei Governanti e dei Politici, seppe testimoniare fino al martirio la «dignità inalienabile della coscienza». Pur sottoposto a varie forme di pressione psicologica, rifiutò ogni compromesso, e senza abbandonare «la costante fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime» che lo distinse, affermò con la sua vita e con la sua morte che «l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale». Tutto ciò si è affacciato con veemenza alla mia mente nella settimana appena trascorsa, a margine di un episodio di carattere amministrativo, con implicanze di natura politica e morale. Mi riferisco all’approvazione da parte del Consiglio Comunale del Regolamento per la celebrazione dei matrimoni civili a cui è stato aggiunto, in ogni sua parte anche “unioni civili”. Evidentemente non è mia intenzione invadere ciò che è di competenza del Comune. Mi tocca, invece, come pastore di questa comunità, fare presente che l’approvazione del Regolamento all’ “unanimità” (cioè da parte di tutti, maggioranza e minoranza) pone ai cattolici che siedono in Consiglio Comunale – da una parte e dall’alta – dei problemi di coscienza. Non si dica che l’aggiunta doveva essere “fatta per legge”, perché se il Regolamento è stato sottoposto a votazione significa che esistenza un margine di discrezionalità. Ma nessuno ha eccepito, consentendo al segretario del Partito Democratico di uscire con un dileggiante comunicato in cui “plaudiva a questa spinta progressista che manifesta grande sensibilità in materia di diritti civili portando anche a Castiglione i colori dell’arcobaleno”. Quando ci si dedica alla vita politica (anche in quell’ambito che può sembrare di natura semplicemente amministrativa) bisogna stare bene attenti a prevedere le mosse dell’altra parte. Il detto evangelico: “semplici come colombe, ma prudenti come serpenti” si adatta ottimamente alla vita politica. Si doveva prevedere che avallare l’aggiunta “unioni civili”, laddove si parlava solo di “matrimoni civili”, avrebbe consentito a quanti ne sono stati i tenaci propugnatori di cantare vittoria, anche a livello locale. Forse il Regolamento sarebbe passato ugualmente, ma i cattolici avrebbero avuto l’accortezza di dissociarsi, riproponendo il giudizio sulla questione delle unioni civili, che non può che essere negativo, come ho già avuto modo di spiegare in altre circostanze. Quanto ai “colori dell’arcobaleno”, scioccamente usati anche dai cattolici, è chiaro che sono l’emblema di scelte di vita che ben difficilmente vanno d’accordo col Vangelo. Ciò sia detto con il rispetto dovuto nei confronti di tutte le persone e di tutte le inclinazioni sessuali; ma rispetto non significa che si deve per forza essere d’accordo. Né significa che per il cosiddetto “politicamente corretto” si debba stare “schisci e muti”. Non voglio dei cattolici che “mostrino i muscoli”, ma dei cattolici che dicano e sostengano le motivazioni della comunità cristiana senza arroganza, ma con fermezza. Anche questo episodio può essere di stimolo a rendere il nostro impegno sociale e politico sempre illuminato dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa.

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