PERDERE LA FEDE
PERDERE LA FEDE
Cari fratelli e sorelle, sono impressionato dal numero di persone che non viene a Messa. E sono molto preoccupato. Perché? Perché è il modo più spiccio per perdere la fede. E sì, perché il tragitto che conduce alla perdita della fede comincia da lì. Si inizia a non venire più alla Messa ogni domenica, ma solo qualche volta al mese, poi si riduce ulteriormente la partecipazione fino a qualche volta all’anno; quindi si viene solo nelle grandi solennità; si termina smettendo del tutto. Gradualmente si smette anche di pregare personalmente, fino ad arrivare a vivere come se Dio non ci fosse. Ma il discorso su Dio è INELUDIBILE: sempre si affaccia; tuttavia, per coloro che hanno smesso di pregare, questo discorso rimane fermo a quello che si chiama la “rappresentazione psicologica di Dio” (cf il bell’intervento di padre Cucci, mercoledì 16 maggio all’Annunciata), che è tutt’altro rispetto alla verità su Dio. Dalla rappresentazione psicologica su Dio generalmente si scappa perché ne emerge un Dio intollerabile, infatti la rappresentazione psicologica di Dio non corrisponde al vero Dio, ma ad una “maschera di Dio”. Quando non si scappa del tutto da questo Dio falso, succede che si resta generalmente invischiati in molti dubbi: “ma esiste veramente?”; “che cosa c’entra con me?”; “ma se esiste Dio perché non fa niente per risolvere i miei problemi?”; “ma non saranno tutte fantasie?”; “non si tratta forse di una costruzione dei preti per esercitare qualche forma di controllo sulla coscienza delle persone?”; “che cosa cambia nella mia vita se esiste o non esiste Dio?”. E via dicendo. I dubbi, poco alla volta, diventano certezze e scalzano la fede. Così al posto dell’affidamento a Dio, il Padre di Gesù, (in cui consiste la radice della fede), affidamento del tutto ragionevole, ci si trova “affidati” ai propri dubbi, che sono l’acerbo frutto della nostra scarsa capacità di scandagliare la verità. E non ci accorgiamo neppure di questa opera di sostituzione. I nostri dubbi, invece di essere affrontati e risolti attraverso l’approfondimento e il colloquio col sacerdote, sono diventati la NOSTRA NUOVA RELIGIONE: e si tratta di una davvero misera religione. Questo meccanismo ha devastato la vita di molti! Anche perché poi subentra una sorta di accidia che impedisce di scrollarsi di dosso questa maledizione. I giorni si succedono ai giorni, i mesi ai mesi, gli anni agli anni senza più riprendersi. Molto spesso poi, dinanzi alla vita che inesorabilmente sfugge, si cerca la trasgressione: l’alcol, la droga, il sesso, il gioco di azzardo, i tradimenti del coniuge, l’insofferenza verso la vita di famiglia e i propri doveri. E poi la tristezza, la noia, perché queste cose non possono durare a lungo. Qualche volta subentra anche il cinismo. E quel che è peggio di tutto è che si diventa spacciatori di morte: offrendo la droga, abbindolando la gente, diventando avidi di beni terreni (case, terra, conti in banca), trasformandosi in gente cattiva, che vuole il male degli altri. Fino ad arrivare al peccato dei peccati, che conduce alla morte, ossia insegnare ai propri figli – magari adolescenti – a tralasciare la Messa, trasferendo nell’anima di questi ragazzi fragili e impreparati i propri dubbi e le proprie errate certezze. Io so che nella nostra parrocchia ci sono questi genitori disgraziati, che accumulano fuoco sulla loro testa per il giorno del giudizio! E tutto è cominciato con la perdita della Messa. Viviamola la Messa! Amiamola la Messa! Capiamola la Messa! Risiede nella sua “ripetizione” (non nella sua ripetitività) la possibilità di coglierne il valore essenziale per la nostra fede e il gusto delle realtà divine. La Santissima Trinità, oceano di pace e di amore, ci attiri dentro il suo mistero, che nella celebrazione della Messa si apre sempre a noi e ci coinvolge tirandoci dentro la sua stessa vita