I GIORNI CHE PASSANO E LA FEDE
I giorni che passano e la fede
Cari fratelli e sorelle, si sente dire – e mi pare di averlo anche sperimentato di persona – che dopo una certa età i giorni passano veloci. Come ricordavo nell’omelia dell’ultimo giorno del 2017, “ciò che finisce può generare in noi qualche malinconia. Più profondamente – per chi non è più nella verde età della vita – ci potrebbe disturbare la fastidiosa coscienza che, con l’anno, anche una parte di noi si è dissolta, ossia che un’altra pagina dell’esiguo libro della nostra vita sia stata girata; e quante siano le pagine intonse, che ancora potremo scorrere e assaporare, non ci è dato di sapere”. Il giorno di San Tommaso, il 3 luglio di quest’anno, mentre commentavo brevemente le parole di Gesù, poste a conclusione dell’episodio dell’apparizione appunto a Tommaso, ossia: “Beati quelli che non vedono eppure credono”, sottolineando come Gesù – in quel momento – dicesse che tutti noi, che non lo abbiamo visto eppure crediamo in lui, siamo “beati”, mi sono trovato a dire che la beatitudine della fede riguarda proprio anche i giorni che passano. Per chi non ha la fede, infatti, i giorni che passano possono essere fonte di tristezza e di nostalgia (ricordate la poesia di Leopardi “Il sabato del villaggio”?), ma per chi ha la fede, i giorni che passano rappresentano una “promessa”, una promessa di vita piena. Per chi crede, infatti, il tempo non si svuota, ma si colma, finché giungerà il momento in cui il piccolo torrente della nostra vita sboccherà nell’oceano di Dio. Ogni torrente, infatti, anche se non lo sa, non fa che scavarsi la strada per gettarsi nel mare. E lo fa passando attraverso molti generi di terreno (che possono essere paragonati alle varie fasi della vita), finché la sua corsa si placa nel mare. I nostri giorni che passano sono dunque una promessa: viviamoli così! Buona corsa verso il mare!