LA CHIESA SANTA, LA VITA E LA VOCAZIONE

  • 21/04/2018
  • Don Gabriele

LA CHIESA SANTA, LA VITA E LA VOCAZIONE

Cari fratelli e sorelle, come ho già più volte ricordato, il Papa ha pubblicato l’annunciata esortazione apostolica sulla santità dal titolo “GAUDETE ET EXULTATE”, cioè “Rallegratevi ed esultate” (sono le parole con cui Gesù conclude le beatitudini nel vangelo di Matteo). In essa più volte Francesco asserisce che la “Chiesa è santa”. Lo dice perché è una verità di fede da sempre creduta (lo confessiamo nel Credo ogni domenica, quando diciamo: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica). Sono stato contento tuttavia di trovare più volte nel testo pontificio questa affermazione: “La Chiesa è santa”, sentendomi così confermato in ciò che ho ripetuto nell’omelia di tutte le Messe di domenica 8 aprile, commentando il vangelo di Giovanni. Dire che la Chiesa è santa significa anche dichiarare che Ella ha i mezzi “per rendere santi”, per santificare. Ma che cosa significa? Rendere santi vuol dire rendere partecipi della vita di Dio, che è santo, anzi tre volte santo (ossia la pienezza della santità). Come “santifica” la Chiesa? Soprattutto attraverso i Sacramenti. Grazie ad essi, la nostra vita viene “attratta” – per usare questa immagine – dentro lo spazio della vita di Dio. Ciò avviene inizialmente col Battesimo, che ci inserisce nella vita della SS. Trinità, e continua con tutti gli altri Sacramenti, che ci donano una grazia speciale per alcuni momenti e alcuni stati della nostra vita. Così la Cresima ci abilita a rendere testimonianza al Signore in mezzo agli uomini; la Penitenza o Riconciliazione ristabilisce in noi la vita di Gesù, quando l’abbiamo deturpata, sporcata o addirittura distrutta con il peccato; l’Unzione degli infermi ci sostiene quando dobbiamo affrontare quella situazione di particolare fragilità che è la malattia, anche quella che ci condurrà al passaggio definitivo; l’Ordine conferisce una particolare grazia per il servizio e per l’annuncio del Vangelo (diaconato), o di speciale configurazione a Cristo, affinché sia possibile celebrare efficacemente i Sacramenti, predicare autorevolmente la Parola e guidare come pastori il popolo di Dio (vescovi e presbiteri); il Matrimonio, assumendo nell’amore divino l’amore tra un uomo e una donna, rende capaci i coniugi – quasi consacrandoli – di essere pienamente sposo e sposa, padre e madre; l’Eucaristia, cioè il Corpo e il Sangue di Gesù (ossia la sua vita disponibile per noi) – vertice di tutti i Sacramenti – alimenta continuamente in noi la vita di Dio, cioè la sua santità, nella dimensione oblativa dell’esistenza. Dentro questa costellazione (i sette Sacramenti) si muovono le vocazioni – cioè le chiamate – che Dio rivolge ai cristiani. C’è quella fondamentale, rivolta cioè a tutti, ad essere discepoli di Gesù (Battesimo, Cresima, Riconciliazione, Unzione dei malati, Eucaristia), in cui è compresa anche la vita religiosa (frati, suore, monaci, monache, consacrati; perché essi vivono in modo “radicale” il Battesimo); e poi c’è quella “speciale”, ossia la chiamata al matrimonio, al diaconato (che può coesistere col matrimonio) e al sacerdozio. Questi due sacramenti, quello del matrimonio e dell’ordine, sono detti anche “sociali” perché “edificano”, cioè costruiscono il corpo della Chiesa. Celebrando domenica la Giornata Mondiale delle Vocazioni, preghiamo perché ciascuno di noi risponda alla vocazione con cui il Signore lo chiama a vivere la sua unica vita: nella Chiesa santa a servizio dei fratelli e nell’edificazione della comunità, nella profonda gioia di condurre un’esistenza secondo un progetto di vita buona, piena di senso e di frutti evangelici.

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