Omelia del parroco durante la Veglia Pasquale - "O notte veramente gloriosa, che ricongiungi la terra al cielo"
1. Nella tradizione ebraica sulla pasqua, esiste un testo molto significativo chiamato poema delle quattro notti. Il poema parla di quattro notti nelle quali YHWH si è rivelato all’uomo e a Israele come “salvatore”. La prima notte è quella della creazione, quando la Parola di Dio era luce e illuminava… donando esistenza ad ogni cosa. La seconda notte è la notte della elezione di Abramo, notte del sacrificio di Isacco e dell’alleanza. La terza notte è la notte della liberazione dall’Egitto, quando YHWH si è manifestato “salvatore” per gli ebrei. La quarta notte sarà quella in cui i gioghi di ferro saranno spezzati, cioè la notte della venuta del Messia che guiderà definitivamente alla salvezza e al compimento delle promesse di YHWH. Queste quattro notti sono accomunate dal fatto che Dio in esse si lascia conoscere, si rivela, come salvatore… In queste quattro notti viene attraversata tutta la storia della salvezza come memoria di quanto Dio ha operato e come attesa di quanto egli ha promesso. Le quattro notti sono come “simbolo” di ogni notte della storia umana nella quale si è rivelata con la sua luminosità la salvezza di Dio. Una salvezza che non “nega” la notte, cioè la fatica, la lotta, la sofferenza, l’impegno, il sacrificio, come noi saremmo spesso tentati di fare, ma che la “trasfigura”. Questo era ed è ciò che Israele celebra nella pasqua. Non semplicemente l’evento dell’uscita dall’Egitto, bensì tutta la storia “gravida” della salvezza di Dio. E’ un “grande sguardo” quello che ci suggerisce il poema delle quattro notti. Tutta la storia dell’uomo – passato, presente e futuro – è interpretata attraverso l’evento pasquale, che ne diventa come il centro.
2. Nella grande veglia che stiamo vivendo la Chiesa ha la coscienza di celebrare la quarta e definitiva notte, quella della risurrezione di Gesù, che contiene la risposta a tutte le domande dell’uomo. La lunga liturgia della Parola ha attraversato la creazione (prima notte dell’umanità), il sacrificio di Isacco (seconda notte), la liberazione dall’Egitto (terza notte) e l’annuncio dei profeti, proprio per arrivare alla “quarta notte”, quella che sola conosce il segreto della risurrezione del Messia Gesù.
In questa veglia tutta la storia della salvezza è celebrata nella memoria e nell’attesa, e ogni notte della storia dell’umanità e di ogni singola esistenza umana, quindi anche la mia e la tua, può venire illuminata dalla presenza, nascosta ma reale, di un Dio che salva. Non per niente è “storia”, cioè vicenda di vita vissuta sia come persona sia come popolo.
In questa veglia non percorriamo poi solo “quattro notti”, ma anche quattro tappe, che sono le quattro parti che costituiscono la celebrazione della veglia pasquale. Quattro tappe che non possono essere tutte messe sullo stesso piano, ma che costituiscono, ognuna nel modo che le è proprio, il linguaggio che la liturgia usa per “dire” ciò che si celebra in questa notte: la liturgia della luce (il lucernario), la liturgia della parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica, nella quale si ha il culmine della celebrazione della pasqua che in questa notte diventa “oggi” per la chiesa.
La prima tappa è costituita dal rito della luce (o lucernario). L’assemblea si raduna nel cuore della notte intorno ad un fuoco acceso. E’ rimando alla creazione, al rinnovarsi del tempo… quello stesso rinnovamento di cui ci parla la natura con la primavera, che è la stagione in cui si celebra la pasqua. Da questo fuoco si accende una lampada “preziosa”, il cero pasquale, dietro il quale l’assemblea si mette in cammino verso l’altare, simbolo della chiesa che cammina pellegrina nella storia verso la Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più notte, né luce di sole, né luce di lampada, perché sua luce saranno l’Agnello e Colui che è seduto sul trono (cfr. Ap 22,5). Giunti in chiesa, echeggia il canto della lode, l’Exultet, nel quale ella ricorre anche al linguaggio poetico per “dire il mistero” che si celebra in questa notte. Un grande inno di lode per la luce di questo cero, che rappresenta tutte le luci di salvezza che hanno rischiarato le notti del mondo, simbolo della luce di Cristo che apre i sigilli per interpretare la storia e scrutare le Scritture. In questo canto la Chiesa afferma più volte «questa è la notte», riconoscendo così che il momento presente che essa sta vivendo si inserisce nella storia della salvezza e non è privo della luce che Dio fa risplendere per liberare e salvare.
La seconda tappa del cammino della grande veglia è la liturgia della parola. Ora splende il cero pasquale alla luce del quale la Chiesa leggerà le Scritture sante nella veglia, ma anche per tutto il tempo di pasqua fino al “compimento” della pentecoste. E’ un lungo cammino, il cammino della storia, il pellegrinaggio delle “quattro notti”, letto alla luce nuova della pasqua di Gesù.
Nella terza tappa della grande veglia, la liturgia battesimale, la Chiesa giunge al termine dell’itinerario spirituale della quaresima e si riappropria della sua identità più profonda, la sua conformazione a Cristo, vocazione e direzione di tutta la sua esistenza. Momenti centrali di questa terza tappa sono la professione di fede battesimale, l’aspersione con l’acqua dell’intera assemblea. Nelle litanie dei santi, non abbiamo una semplice richiesta di intercessione, ma uno sguardo che si allarga fino a comprendere i credenti di ogni luogo e di ogni tempo. Nella litanie dei santi i confini della nostra assemblea si allargano fino a comprendere l’assemblea della chiesa celeste… che è con noi ora a celebrare le meraviglie che Dio ha operato in questa notte
La quarta tappa della grande veglia è la liturgia eucaristica. Tutto ciò che veniva prima voleva condurci qui… già il nostro cammino dei riti iniziali al seguito del cero pasquale voleva condurci alla santa mensa che è compimento del cammino di iniziazione cristiana, unico compimento del battesimo che sostiene i passi della Chiesa in cammino nella storia ed è “prefigurazione” del banchetto del cielo. Nell’Eucaristia il credente rinato nel battesimo, plasma e modella la sua vita su quella di Cristo.
3. Nel canto dell’Exultet si ricorda un fatto singolare della fede cristiana. Questa notte è la sola che ha conosciuto i tempi e l’ora in cui Cristo è risorto. Questa notte custodisce per noi un “segreto” che nessuno conosce. Nessuno dei vangeli infatti, e nessun scritto del Nuovo Testamento, ci narra l’evento della risurrezione di Gesù. Il centro della nostra fede, l’evento più importante sul quale si fonda la fede cristiana non è stato descritto da nessuno, da nessuno è stato visto… solo questa notte ne custodisce per noi il mistero. In esso noi entriamo grazie alla liturgia nella quale Cristo fa ardere il nostro cuore nel petto. A lui che ci stringe a sé e ci fa fare pasqua, salga il nostro grazie perché ogni notte già è trasfigurata e possiamo gustare davvero come è buono il Signore. Amen
(ispirata ad un testo di Matteo Ferrari OSB-cam
MONASTERO DI CAMALDOLI, marzo 2006)