Omelia del parroco per la solennità di San Giuseppe 2018
Omelia del parroco per la solennità di San Giuseppe 2018
Innanzi tutto sono molto contento per la vostra numerosa presenza. Vuole dire che la figura di S. Giuseppe ci è ancora cara e questo è un bene per tutti.
Voglio lasciare tre semplici pensieri alla vostra meditazione: S. Giuseppe, uomo dell’obbedienza; S. Giuseppe uomo dall’intensa vita interiore; S. Giuseppe, l’uomo che nella ferialità costruisce il futuro.
1. S. Giuseppe, uomo dell’obbedienza. Voi sapete che “obbedienza” deriva da “ob – audire”, cioè ascoltare. L’ascolto di cui parliamo è fatto di cuore e di intelligenza; non è l’obbedienza che si domanda, per esempio, al mulo. E’ un’obbedienza che non impedisce di interrogarsi, di scoprire la ragionevolezza di ciò che ci viene chiesto, ma nello stesso tempo è disposta ad integrare una quota di rischio, perché senza rischio non si cammina, si sta fermi. Giuseppe ha obbedito a questa parola ragionevole, che gli chiedeva di scompaginare i suoi piani. Per esempio il piano di amare Maria come ogni altro uomo. L’obbedienza gli ha chiesto non di rinunciare ad amare Maria, ma di amarla con un amore più grande, oltre il possesso. Gli ha chiesto un amore verginale. E Giuseppe ha detto di sì; ha obbedito ma sapendo che quella obbedienza lo portava più su nell’amore. Lo dico a voi ragazzi e ragazze, giovanissimi, che mi ascoltate: ricordate che se non si è capaci di vivere castamente si farà poi fatica ad amare veramente. Dunque, Giuseppe l’uomo dell’obbedienza.
2. S. Giuseppe è un uomo dalla ricca interiorità. Lo capiamo dai suoi sogni. Essi rappresentano un genere letterario. Nell’essenza ci dicono che Giuseppe viveva una profonda unione con Dio, era “collegato” sempre a Lui, e allora nella sua interiorità – i suoi sogni – egli riusciva a discernere, a capire e ad agire di conseguenza. La vita interiore, il rapporto con Dio ci fa vedere ciò che dobbiamo capire e ci aiuta a decidere la cosa giusta.
3. S. Giuseppe è l’uomo che nella ferialità costruisce il futuro. Che cosa voglio dire? Guardiamo che cosa ha fatto Giuseppe: ha educato Gesù. Nei lunghi silenziosi anni di Nazareth, quando il Verbo stava in silenzio, Giuseppe lo ha introdotto nella vita sociale del suo popolo, nelle tradizioni, gli ha insegnato a lavorare, a stare con gli altri, a vivere dentro un tessuto di relazioni … Facendo così Giuseppe ha educato l’uomo Gesù – che è Figlio di Dio certo, ma anche pienamente uomo – nel carattere, nella personalità. Quando Gesù dovette subire le tentazioni del demonio, la fortezza dimostrata proveniva anche dall’educazione ricevuta da Giuseppe, e così per tutto ciò che concerne la vita pubblica di Gesù … Educando Gesù, giorno dopo giorno, nella ferialità della vita di famiglia, del lavoro, delle relazioni sociali, Giuseppe ha collaborato in maniera singolarissima alla nostra salvezza che Gesù avrebbe realizzato nel futuro. Così Giuseppe ci dice che la vita ordinaria, a volte monotona nel suo ripetersi, nei suoi ritmi, costruisce il futuro. Pensate ancora voi ragazzi: se non vi impegnaste a scuola, in parrocchia, in famiglia, nella catechesi, nello sport … che futuro avreste? Così la dedizione alla vita quotidiana nel suo svolgersi concreto, nei suoi ritmi, nella sua fatica significa edificare il futuro.
S. Giuseppe, uomo dell’obbedienza, dalla ricca interiorità, che nella ferialità del suo esistere ha edificato il nostro futuro ci aiuti, intercedendo per noi.
L’Eucaristia che ora celebriamo, nella quale ancora attingiamo all’amore del Signore, ci ricorda che anche questo modo di amare, Gesù lo ha imparato da Giuseppe.