LA MISSIONE PARROCCHIALE … NON E’ FINITA … “E CAMMINAVA CON LORO …”

  • 10/03/2018
  • Don Gabriele

LA MISSIONE PARROCCHIALE … NON E’ FINITA … “E CAMMINAVA CON LORO …”

Cari fratelli e sorelle, i giorni della Missione Parrocchiale sono finiti, ma la Missione Parrocchiale non finisce qui. Abbiamo vissuto intensamente i nove giorni del suo compiersi. Mi preme molto affermare che non si è trattato di una “kermesse religiosa” fine a se stessa. La Missione è stata preparata dalla pre-missione e sarà seguita dalla post-missione, proprio per evitare che essa si concluda in una bella esperienza, ma senza nesso con la vita della parrocchia, delle nostre famiglie, della nostra gente. Voglio dire che il terreno per la seminagione della Parola, avvenuta durante la Missione, è stato preparato da tempo: essa non è consistita in qualcosa di estemporaneo alla vita ordinaria della parrocchia. Mi piace ricordare anche che la Missione non è nata da una mia solitaria decisione: se ne è parlato nel Consiglio Pastorale Parrocchiale e si è deciso insieme. All’inizio – se ricordate – si pensava ad una missione per i giovani, ma poi si è capito che la missione era per tutti. Essa è nata dunque dal “discernimento”, concetto molto caro all’attuale temperie ecclesiale, ma a volte ripetuto in modo un po’ sloganistico. E’ nata da ciò che chiamiamo dinamismo “sinodale” (che significa appunto “camminare insieme”). La Missione ha rappresentato anche un momento di “discernimento pastorale”; direi, anzi, che ha innescato un processo di discernimento, che porteremo avanti con tutti gli organismi di comunione, a cui si aggiunge il “gruppo dei 72” (braccio non semplicemente operativo della Missione, ma “laboratorio” pastorale). La Missione non solo ha favorito il discernimento, ma ha realizzato concretamente quella “Chiesa in uscita”, tanto cara al Papa, e che non è l’equivalente, anzi proprio il contrario, della “Chiesa in fuga”. Nel brano di Emmaus – che è stato il testo di riferimento della Missione – è descritto plasticamente che cosa è la “Chiesa in uscita”: è un uscire da Gerusalemme per tornarvi con più matura convinzione – la Missione, infatti, fortifica la fede – e insieme agli altri fratelli. La Chiesa del resto non è un “contenitore”, ma è la nostra casa o, come dice S. Agostino nel De civitate Dei, è il “mondo riconciliato”. L’incontro con le famiglie e con gli ammalati nelle loro rispettive case, il contatto con la gente, l’accoglienza delle fragilità, l’annuncio della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la fraternità hanno contraddistinto la Missione. Così hanno fatto gli Apostoli, e questa prassi, aperta ad accogliere le sfide dei tempi che mutano, è sempre normativa, perché nasce dalla Parola. Diciamo, dunque, un grazie dal profondo del cuore alla Fraternità Francescana, che si è resa strumento di questa viva esperienza di Chiesa in mezzo a noi. La nostra gratitudine è davvero grande: non solo per ciò che ci hanno dato in questi giorni, ma anche per ciò che sono. La Missione, infatti, non è solo annuncio, ma anche stile. Davvero non è stata una “kermesse religiosa”: è stata una cosa molto seria, perché Dio si prende sul serio come Egli prende sul serio noi. Allora … in cammino, ancora, sempre, senza fermarsi, Cristo è con noi, cammina con noi, Ospite interiore, che riconosciamo nello spezzare il Pane, cioè nel gesto dell’amore, che è sempre più forte di ogni genere di male!

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