IO CREDO RISORGERO’

  • 13/04/2024
  • Don Gabriele

IO CREDO RISORGERO’

«Il giorno della morte inaugura per il cristiano, al termine della sua vita sacramentale, il compimento della sua nuova nascita cominciata con il Battesimo, la “somiglianza” definitiva all’ “immagine del Figlio”. La Chiesa che, come Madre, ha portato sacramentalmente nel suo seno il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno, lo accompagna al termine del suo cammino per rimetterlo “nelle mani del Padre”. Essa offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e, nella speranza, consegna alla terra il seme del corpo che risusciterà nella gloria» (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1682-1683). Poiché non siamo spiriti disincarnati, il corpo ha in sé la vita piena quando vive della vita di Cristo secondo la legge dell’amore e la sua volontà, o la morte, se al contrario preferisce assecondare i propri desideri contrari allo Spirito. Il corpo è infatti «sacramento della persona». Assumendo la carne umana Gesù «ha santificato il corpo», scrive sant’Atanasio. E in effetti la vita divina in noi, la zoé, santifica i nostri corpi, li rende templi dello Spirito Santo. Di qui «nel battesimo, nella cresima, nell’ordine, e soprattutto, nell’Eucarestia, la vita di Dio entra nei nostri corpi per mezzo della materia, ristabilendo la vita divina che era stata persa da Adamo e rafforzandola dentro di noi». Stimmate, bilocazioni, levitazioni nelle vite di santi tra cui san Francesco, san Pio da Pietrelcina, san Giuseppe da Copertino, santa Caterina da Siena testimoniano proprio l’efficacia di tale santificazione del corpo. D’altra parte i cimiteri sono luoghi santi proprio perché «i corpi dei battezzati sono il seme del corpo risuscitato». Con l’avvento di Cristo «la parola e il tocco di Gesù producono nei corpi delle persone quello che i sacramenti ora producono nelle nostre anime», per mostrare che il Signore ha potere sulla morte. Inoltre, dopo la sua resurrezione, il corpo glorificato di Cristo mangia, beve, cucina, ma nel contempo non è soggetto alle leggi del tempo e dello spazio. Secondo la dottrina cattolica illuminata da san Tommaso d’Aquino, i corpi dei giusti risorgeranno gloriosi manifestando tre caratteristiche: identità, integrità e qualità. Riguardo all’integrità, essa sarà ricostituita anche per quanti sia stata compromessa dalla nascita o a causa di incidenti. Rispetto alla condizione fisica nel giorno del giudizio universale il corpo verrà a trovarsi nello «stadio più perfetto della natura», ossia al culmine della forza fisica, salute e avvenenza. Ogni corpo sarà migliore, possedendo impassibilità, incorruttibilità, sottigliezza (che comprende una «leggerezza che rende eterei», ma anche la capacità di poter comunicare pienamente sé stessi) e agilità, sia relativamente a una perfetta coordinazione motoria, sia rispetto al compimento dei desideri mediante un corpo che viaggi alla velocità dei propri pensieri per «essere immediatamente dove vogliamo essere, vedere immediatamente chi vogliamo vedere, fare immediatamente quello che vogliamo fare». I corpi gloriosi risplenderanno poi nella santità in virtù della chiarezza. Inoltre tutte le esperienze personali vissute acquisiranno il loro pieno significato viste con gli occhi di Dio, nella misura in cui «la visione beatifica illuminerà i legami fra la mia storia e la storia di ogni altra persona». Relativamente alla pratica della cremazione, la Chiesa delle origini, per un verso, la ammetteva, ma riconosceva alla sepoltura il modo più congruo di onorare i corpi dei defunti in ordine alla resurrezione dei corpi. Nell’Impero romano si era soliti bruciare i cadaveri. Di qui i Padri della Chiesa si premurano di salvaguardare la verità di fede nella resurrezione della carne, spiegando soprattutto ai pagani che Dio può ricostituire senza difficoltà, anche dalle sue ceneri, il corpo glorioso di un fedele defunto. A partire dalla Rivoluzione francese, radicali francesi, socialisti tedeschi, bolscevichi russi, dottori inglesi, ingegneri americani, massoni e modernisti propendono per la cremazione, concepita in tal caso come atto estremo di una pretesa di autodeterminazione da realizzarsi in spregio al corpo. Attualmente la Chiesa non proibisce tale pratica, purché «non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana», mentre vieta tanto lo spargimento delle ceneri quanto la loro conservazione nelle case e, comunque, continua a raccomandare la sepoltura. Insomma, se «siamo stati creati per la vita e in Cristo quella vita e quella gioia sono già nostre», non ci resta che rinsaldare la fiduciosa speranza nella vita eterna, seppellendo degnamente i cari defunti e soprattutto offrendo numerose Sante Messe per contribuire al conseguimento della loro definitiva beatitudine.

Il vostro parroco

Don Gabriele

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