SETTIMANA SANTA: LA MORTE E LA VITA SI AFFRONTANO IN UN PRODIGIOSO DUELLO

  • 22/03/2024
  • Don Gabriele

SETTIMANA SANTA: LA MORTE E LA VITA SI AFFRONTANO IN UN PRODIGIOSO DUELLO

Cari fratelli e sorelle, ci accingiamo a celebrare la Pasqua di Cristo. La Liturgia della Chiesa, che è una scuola sapiente e collaudata, ci aiuta a celebrarla in tre giorni: dal giovedì santo sera al venerdì santo sera (primo giorno: il giorno del Crocifisso); dal venerdì santo sera al sabato santo sera (secondo giorno: il giorno del Sepolto), dal sabato santo sera alla sera della domenica di Pasqua (terzo giorno: il giorno del Risorto). Poi inizia la cinquantina pasquale in onore del Signore Risorto che culmina con la Domenica di Pentecoste. La celebrazione distesa in tre giorni (che sinteticamente poi riviviamo ogni domenica) ci aiuta a gustare in profondità, nella preghiera e nell’assimilazione, ciò che rappresenta il vertice della vita cristiana. Dire “vertice della vita cristiana” significa affermare che la celebrazione della Pasqua, con i suoi contenuti, ha una parola importante, una parola di senso da dire a noi oggi. In un’omelia tenuta nel duomo di Milano nel 1999, il card. Carlo Maria Martini – evocando scenari che assomigliano molto agli odierni – diceva: “Nella Pasqua di quest’anno noi prendiamo coscienza, più che in altri anni, della distanza che ci sembra intercorrere tra il grido di gioia pasquale che proclama «Cristo è risorto dai morti, a tutti ha donato la vita» e le notizie dolorose di guerra, di profughi, di fame e di disperazione che ci raggiungono ad ogni momento. Ma proprio per questo, più che in altri anni, sentiamo di aver bisogno di un annuncio che, confrontandosi con la morte, ci dica che la morte non è l’ultimo traguardo dell’esistenza. La risurrezione del Crocifisso ha infatti un significato e una forza che valgono per tutta l’umanità e per il cosmo intero; è come un seme gettato nell’oscurità della terra, che misteriosamente cresce e dà frutto. Con il Risorto è iniziata una grande batta¬glia storica tra la vita e la morte, tra speranza e disperazione, tra rassegnazione al peggio e lotta per il meglio, una battaglia che non avrà tregua fino alla sconfitta definitiva di tutte le po¬tenze dell’odio e della distruzione. E noi siamo cristiani perché crediamo che Gesù è risorto da morte, è vivo, è in mezzo a noi, è presente nella storia, è sorgente di vita nuova, primizia della nostra partecipazione alla natura divina e, quindi, garante della dignità umana in ogni occasione e contro ogni evidenza del male. Giustamente san Gregorio di Nissa, in un’omelia di Pa¬squa, affermava: «È apparsa un’altra generazione, un’altra vita, un’altra maniera di vivere, un cambio della nostra stessa natura». Davvero il Risorto è l’orizzonte necessario di tutto ciò che siamo e facciamo, il cuore di ogni realtà, il segno di una riscossa a favore dell’uomo, che non deve fermarsi di fronte a nessun ostacolo”. Ecco perché noi osiamo dire che il progetto Cristo è il progetto vincente. Sempre nella menzionata omelia diceva ancora Martini: “Il Risorto è presente nella nostra vita ogni volta che ripe¬tiamo i suoi gesti, le sue parole, le sue azioni; ogni volta che vi-viamo gli atteggiamenti evangelici. Il Risorto è presente in questa Eucaristia; è nei nostri cuori mossi dalla forza dello Spi¬rito. La nostra esistenza quotidiana ha già, nella sua modestia e quasi nella sua insignificanza, i segni della risurrezione. E il Risorto sostiene anche con la sua grazia gli operatori di giustizia e di pace, tutti coloro che si sforzano di andare al di là delle armi, che si impegnano negli aiuti umanitari e invo¬cano con sincerità la pace; tutti coloro che si rendono presenti in tanti luoghi dove permane la guerra, per compiere gesti di solidarietà e di amicizia. Preghiamo quindi, in questa Eucari¬stia, affinché tutti abbiano la forza di operare il bene e non siano vinti dalla frustrazione e dalla stanchezza”. Questa forza misteriosa e realissima che ci pervade nell’intimo è la forza della Pasqua. Auguro a voi la buona Pasqua come piena rivelazione della nostra condizione di figli di Dio e di fratelli chiamati a portare nel mondo la bontà, la fraternità e la pace del Risorto. Auguro pace a tutti gli abitanti della nostro paese, a tutti coloro che si riconoscono in altre tradizioni religiose, ai fratelli e sorelle malati, agli anziani, ai sofferenti, ai poveri e a quanti attendono gesti di amore. Per tutti Gesù è morto sulla croce, per tutti è risusci¬tato e a tutti il Padre vuole dare la vita senza fine. Buona Settimana Santa!

Il vostro parroco

Don Gabriele

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