DAL CUORE LACERATO AL CUORE TRAFITTO
DAL CUORE LACERATO AL CUORE TRAFITTO
Sul Notiziario della settimana scorsa abbiamo meditato un bel testo del vescovo Tonino Bello che condensava il cammino della Quaresima tra due immagini: cenere sul capo e acqua sui piedi, rievocando il rito dell’imposizioni delle ceneri, il mercoledì appunto delle ceneri, e della lavanda dei piedi, il giovedì santo. Ma c’è anche un’altra traiettoria: quella che parte dal cuore lacerato e arriva al cuore trafitto. L’invito a “lacerarsi il cuore” è risuonato il primo giorno di Quaresima; il profeta Gioele ci ha detto: “Laceratevi il cuore e non le vesti”. Nell’omelia del mercoledì delle ceneri, dicevo che occorre interiorizzare il gesto esteriore di stracciarsi le vesti (ossia scandalizzarsi per quanto hanno detto o hanno fatto gli altri) stracciando il nostro cuore, scandalizzandoci, cioè per quanto noi abbiamo fatto nei confronti di Dio e degli altri. Sì, è salutare che ci laceriamo il cuore per ciò che abbiamo fatto e se non scopriamo nulla in noi per cui lacerarci il cuore siamo messi parecchio male. La Sacra Scrittura, specialmente nei salmi, risuona di tante invocazioni che comprendono il cuore, al punto che se ne potrebbe stilare un itinerario spirituale. Ma l’azione della lacerazione del nostro cuore non è fine a sé stessa; è indirizzata, infatti, a penetrare il mistero di un cuore trafitto: quello di Cristo sulla croce. Per cui possiamo davvero pensare la Quaresima anche come un itinerario dal nostro cuore lacerato al cuore trafitto di Gesù. San Bernardo, con un’espressione bellissima, dice: “Per foramina corporis patet arcanum cordis”, ossia: dalle ferite del corpo appare il mistero del cuore. Ciò che voglio dire è che la lacerazione del nostro cuore non sarà davvero compiuta se non arriveremo a capire la trafittura del cuore di Cristo. Esiste un volume molto bello di un grande esegeta Ignace de la Potterie dal titolo: “Il mistero del cuore trafitto. Fondamenti biblici della spiritualità del Cuore di Gesù”. Vedrò di procurarmene qualche copia da dare a quanti si vogliono preparare più profondamente al Triduo Pasquale. "Volgeranno lo sguardo a colui che è stato trafitto". Con queste parole, che concludono il racconto della Passione, l'evangelista Giovanni descrive lo sguardo del "testimone credente" verso il costato trafitto del Salvatore, uno sguardo che cerca di penetrare l'interiorità del Crocifisso. Giovanni Paolo II ha spiegato con espressioni felici questo testo, ricordando che l'apertura fisica del costato e del cuore di Gesù invita a "pensare in metafora". E spiega: "Il cuore non è soltanto un organo [...] È un simbolo. Esso parla di tutto l'uomo interiore. Parla dell'interiorità spirituale dell'uomo. E la tradizione ha subito fatto, in questo senso, una seconda lettura del testo di Giovanni [...] È così, in realtà, che lo guarda la Chiesa, che lo guarda l'umanità. Nel colpo di lancia del soldato, tutte le generazioni di cristiani hanno imparato sempre a leggere il mistero del cuore dell'Uomo crocifisso, che era e che è il Figlio di Dio". Dunque: partire dal cuore lacerato per giungere a capire il cuore trafitto, ossia l’interiorità del Signore Gesù. Questo l’itinerario consente scoperte meravigliose. Lo auguro a me e a voi.
Il vostro parroco
Don Gabriele