INTERVISTA RILASCIATA DAL PARROCO AL CITTADINO IN VISTA DELLA VISITA PASTORALE
E’ IL TEMPO DELL’INNESTO NON DEL RIFUGIO NEL PASSATO O DELLE FUGHE IN AVANTI
Quale comunità parrocchiale incontrerà il Vescovo venendo in visita Pastorale?
Mi sento di dire che incontrerà una comunità parrocchiale che sta vivendo un momento di ripresa fortemente caratterizzato da un “progetto” pastorale che sta cercando di fare sue le priorità dell’attuale Pontificato e del magistero del Vescovo, calati nel contesto di una parrocchia con radici profonde e con qualche difficoltà ad interpretare il mandato dell’evangelizzazione alle nuove generazioni. Si tratta di un progetto “cristocentrico” espresso da alcune linee fornite del vangelo di Marco: dalla dispersione al raccoglierci intorno a Gesù (1° anno: 2015/2016); dal raccoglierci intorno a Gesù al fare comunione con lui e tra di noi, possibile grazie all’Eucaristia e alla sua centralità nella vita della Chiesa, anche nella sua espressione locale che è la parrocchia (2° anno: 2016/2017); dalla comunione con Gesù alla missione (2017/2018: Missa/Missio; dalla Messa alla Missione), tradotta in atto anche tramite la Missione Parrocchiale che vivremo dal 23 febbraio al 4 marzo 2018. Nonostante qualche stanchezza e alcuni segnali di non piena “appartenenza”, anche da parte di chi ci si aspetterebbe il contrario, il cammino della parrocchia riserva momenti molto intensi, che sembrano lasciar ben sperare per il futuro, nella misura in cui però tutti gli operatori pastorali sapranno condividere la corresponsabilità ecclesiale in un clima di forte, reciproca stima, di fraternità, di tensione al bene, di coinvolgimento non occasionale, ma costante e motivato.
Quindi, tutto sommato, una visione in positivo?
Direi di sì. La parrocchia offre un itinerario formativo non improvvisato, ma pensato, oggetto di discernimento negli organismi di partecipazione e di passione da parte di non pochi soggetti pastorali. Si ha la consapevolezza di investire molto con risultati non sempre all’altezza dell’impegno profuso, ma questo è il cammino della Chiesa: a noi spetta seminare – largamente – su ogni tipo di terreno, certi che la messe verrà, perché “è Dio che fa crescere” (1 Cor 3,7). Per il resto, la parrocchia è attraversata da tutti i problemi e le tensioni tipiche dell’attuale temperie ecclesiale e sociale. La sfida è quella di continuare ad annunciare il Vangelo, sapendo che ogni tempo è lo spazio che la Provvidenza ci assegna per vivere questa responsabilità: come laici e come preti. Anzi, l’occhio di chi è avvezzo a guardare attraverso le pagine della Scrittura e della Tradizione della Chiesa scopre sempre l’opportunità che si cela anche nella persona e nella situazione apparentemente più refrattaria. Si può dire con convinzione che non è mai il tempo del lamento, perché è sempre il tempo della speranza.
Qual è il rapporto tra la parrocchia e il mondo, il territorio in cui essa vive?
Mi pare di poter dire che il “progetto pastorale” cui sopra facevo riferimento non manchi di “attenzione al sociale”, espresso innanzi tutto dal costante lavoro formativo messo in atto dall’oratorio attraverso molteplici iniziative, ma anche dalla creazione di un “Centro di Ascolto”, che ha così integrato il lavoro portato avanti dalla Caritas parrocchiale storica, attento ai bisogni presenti sul territorio in atteggiamento di condivisione e di ricerca comune delle soluzioni migliori per la vita di questi fratelli. Si sta pensando anche a qualche iniziativa volta alla questione del lavoro, ma stiamo ancora valutando. Nel 2016 è stata proposta alla comunità, con buona partecipazione, una serata di presentazione/approfondimento dell'enciclica sociale Laudato sii. La parrocchia si è fatta anche promotrice di una serie di iniziative mirate a mettere a fuoco il grave problema della ludopatia, diffuso anche a Castiglione. In occasione della recente tornata elettorale amministrativa, il Consiglio Pastorale ha offerto ai candidati ed ai cittadini alcuni spunti di riflessione e una serie di indicazioni per la stesura di un programma finalizzato alla ricerca del bene comune. In occasione dell’Anno Santo della Misericordia, nel periodo pasquale, si sono tenuti quattro incontri sulla “ricaduta sociale della misericordia” (con alcuni missionari canossiani; con don Colmegna; con Ernesto Olivero; con padre Cervellera di Asia News).
Esiste qualche altro settore pastorale in cui la parrocchia di sta impegnando in particolare?
Anche in questo caso direi di sì. Si tratta del settore della cultura. Consapevole che la cultura è sempre stata nella Chiesa di ieri e di oggi un veicolo adatto all’evangelizzazione, la parrocchia, ricca anche di beni culturali, ha cercato in questi due anni di avere un’attenzione privilegiata a questo ambito, promuovendo una serie di catechesi – denominate via pulchritudinis – le quali, collegando architettura, pittura, letteratura e musica all’evangelizzazione, hanno permesso di presentare percorsi apprezzati anche da persone che abitualmente non rientrano nel “circuito parrocchiale” sia in paese sia – tramite la disponibilità della registrazione delle serate sul sito internet della parrocchia – fuori paese; valorizzando il patrimonio ricevuto dal passato (sotto il profilo architettonico, pittorico, musicale), prendendo – per esempio – contatti col FAI, allo scopo di realizzare il percorso per la prossima primavera, oppure collaborando con il comune nell’ultima edizione della cd. “notte bianca”, in occasione della quale sono state organizzate (ma solo fino alle ore 00.30, per lanciare il segnale che la notte è comunque fatta per dormire) visite guidate a gruppi al polittico dell’Incoronata di Albertino Piazza (inizi 1500) e alla mostra sul restauro dell’organo Serassi; intervenendo con opere di restauro (il grande organo Serassi, la sacrestia maggiore della parrocchiale della fine ‘600, quella dell’Annunciata del ‘700) allo scopo non solo di preservare i beni culturali, ma di farne anche strumenti di evangelizzazione attraverso l’interesse che essi possono suscitare (anche per il futuro: si pensi, per esempio, ai possibili concerti da eseguirsi una volta che lo straordinario organo sarà restaurato); programmando altri percorsi, attraverso qualche mostra che possa coinvolgere artisti locali, i quali, tramite la pittura siano in grado di portare ad una lettura della propria interiorità (la fisiognomica, nel prossimo maggio); collaborando attivamente all’apertura di una sezione dell’UNITRE di Lodi e favorendone la partecipazione anche fornendo i locali per le lezioni; cercando di mantenere una costante attenzione alla dimensione del “bello” in tutte le sue manifestazioni.
E’ per il futuro?
Il futuro è nelle mani di Dio. Io sommessamente penso che questo sia il tempo dell’innesto. Non è il tempo di arroccarsi su posizioni tradizionaliste e non è il tempo delle fughe in avanti: in un caso o nell’altro il Popolo di Dio non ci segue e comunque non si fa il bene di nessuno: già S. Agostino stigmatizzava coloro che sostenevano che “i tempi passati erano migliori”; nello stesso tempo le fughe in avanti sono cammini solitari. Noi dobbiamo curare il Popolo di Dio, che è numeroso e lento, ma – come dice il Papa – “ha fiuto”. A me piace pensare a questo tempo come al “tempo dell’innesto”. Una pianta, chiamata "portinnesto", viene selezionata per le caratteristiche del suo apparato radicale; l'altra viene scelta per le caratteristiche di foglie, fiori o frutti, e viene chiamata "marza". Io penso, sempre sommessamente, che sulla pianta antica della nostra pastorale si debbano innestare idee nuove, che la possano irrobustire. Pensiamo solo alla pastorale familiare e il contributo dato da Amoris laetitia. Purtroppo si rischia di ridurre il tutto alla questione dell’accesso dei divorziati risposati alla comunione eucaristica, ma il testo offre delle luci importanti per la pastorale familiare nel suo insieme. Ecco: sul tronco antico vanno innestate queste nuove prospettive e senza dubbio la pianta, per restare nella metafora, ritroverà una nuova vita. Ciò che ho detto per la pastorale familiare vale anche per la pastorale globale: pensiamo ad alcune prospettive di Evangelii gaudium per esempio o di Lumen fidei, la prima enciclica scritta dal Papa, soprattutto nell’ultima parte, che viene pochissimo nominata.