La Chiesa soffre e chi la ama soffre con lei. Ma la domenica di Pasqua giungerà anche per la Chiesa
La Chiesa soffre e chi la ama soffre con lei. Ma la domenica di Pasqua giungerà anche per la Chiesa
La Chiesa cattolica insegna che essa, il Corpo mistico di Cristo, sopporterà una Passione come quella di Cristo (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 675-77). Molti Padri, Papi, Santi, Teologi, ecc. hanno detto che la Chiesa si troverà nel suo peggior stato terreno prima della comparsa dell’Anticristo. Questo naturalmente avverrà nello stesso momento in cui la Chiesa trionfante in cielo sarà vicina al suo completamento con l’arrivo di tutti gli eletti della storia. Così, quando la Chiesa militante sulla terra apparirà più debole (come Cristo durante la sua Passione), la Chiesa stessa sarà sull’orlo del suo più grande trionfo (come Cristo la Domenica di Risurrezione), ossia il completamento dell’opera di Cristo di radunare i suoi da tutte le nazioni, ebrei e pagani, per il banchetto di nozze eterno. Papa Gregorio Magno, alla fine del 500, ne parla in modo molto chiaro e preveggente nei suoi “Moralia in Job”, così come molti altri grandi Santi e Dottori. Prima della venuta dell’Anticristo, egli disse: “I segni del potere vengono ritirati dalla Santa Chiesa. La profezia è nascosta, la grazia delle guarigioni è tolta, il potere delle astinenze più lunghe è indebolito, le parole della dottrina sono taciute, i prodigi dei miracoli sono rimossi. E sebbene la dispensazione celeste non li ritiri del tutto, tuttavia non li manifesta apertamente e in modi molteplici come nei tempi passati” (Moralia in Job, Libro 34, §7). Per questo motivo, passeremo attraverso quello che è stato descritto come “il Sabato Santo della Chiesa”. Come Cristo, che è apparso morto e finito, così sarà il suo Corpo, la Chiesa. In quel “Sabato Santo”, solo coloro che vedono con la luce della fede e dell’amore ardente resisteranno fino alla fine. Le affermazioni di Cristo e della sua Chiesa sembreranno probabilmente assurde. La dialettica e l’argomentazione non convinceranno nessuno che non sia disposto a soffrire ogni perdita. L’unico modo per stare dalla parte di Cristo sarà quello di sopportare e soffrire pazientemente, subendo lo scherno e la derisione non solo del mondo, ma probabilmente anche di molti che si definiscono “cristiani” e che da tempo hanno abbandonato la fede e la comunione cattolica. Ma questa è una grazia di Dio. La nostra vittoria avverrà domenica. Coloro che all’interno della Chiesa si sono scandalizzati per il Venerdì e il Sabato Santo se ne andranno. Quelli che si scandalizzano al di fuori di essa diventeranno più duri nella loro opposizione. Ma coloro che vedono con gli occhi per vedere – gli occhi della fede, della speranza e dell’amore – meriteranno una ricompensa ancora maggiore per la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, per aver sofferto con lei fino a quando il Signore Gesù giustificherà la sua Sposa davanti al mondo intero la domenica di Pasqua. Come osservava San Gregorio Magno nella stessa sezione dei “Moralia in Job”: “E questo è causato da una meravigliosa dispensazione, affinché la misericordia e la giustizia divine si compiano insieme con un unico e medesimo mezzo. Infatti, quando la Santa Chiesa appare come se fosse più abietta, a causa del venir meno dei segni di potenza, aumenta sia la ricompensa dei buoni, che la venerano per la speranza delle cose celesti e non per i segni presenti, sia l’animo dei malvagi, che trascurano di perseguire le cose invisibili che essa promette, quando non sono costretti da segni visibili. Quando dunque l’umiltà dei fedeli è privata della molteplice manifestazione dei prodigi, dal terribile giudizio della dispensazione segreta, si accumula per lo stesso mezzo una più abbondante misericordia per i buoni e una giusta collera per i cattivi”. Sono questi i nostri giorni? Può darsi. Ma non è questo il punto. Il punto è che in ogni epoca dobbiamo soffrire con Cristo, il che significa soffrire con la sua Chiesa. Se non siamo disposti a farlo, non vedremo mai la verità, indipendentemente dal giorno o dall’ora in cui ci troviamo.