LA LIMITAZIONE DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA (prima parte)
LA LIMITAZIONE DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA (prima parte)
Il 22 giugno, l’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre ha pubblicato il suo rapporto biennale sul tema della libertà religiosa, in cui si evidenzia che in quasi un Paese su tre (61 nazioni su 196) la libertà religiosa è fortemente limitata. Le forme di persecuzione più gravi si registrano tra l’Africa e l’Asia, ma anche l’America Latina conta qualche Paese nella lista (il Nicaragua su tutti). Allo stesso tempo, pure nelle nostre società occidentali, diventa sempre più difficile la situazione per chi cerca di vivere la propria fede, specie se cristiana, con coerenza. Nel presentare il rapporto, Aiuto alla Chiesa che Soffre denuncia infatti «i crescenti limiti alla libertà di pensiero, coscienza e religione nei Paesi che appartengono all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa», ossia l’Osce. Un’organizzazione composta da 57 Paesi, tra cui quelli dell’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Canada e una serie di Paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica (dall’Europa orientale all’Asia centrale). Aggiunge l’Associazione: «Negli ultimi due anni, nei confronti di coloro che vogliono esprimere e vivere apertamente la propria fede, l’Occidente è passato da un clima di “persecuzione educata” a una diffusa “cultura dell’annullamento” e al “discorso forzato”, caratterizzato da forti pressioni sociali per indurre a conformarsi alle correnti ideologiche di tendenza». In breve, si tratta delle svariate pressioni dell’ideologia del politicamente corretto. Il rapporto, nello specifico, elenca alcuni casi emblematici. Ad esempio, in tema di aborto, ricorda le centinaia di chiese vittime di attacchi a seguito della sentenza Dobbs; la diffusione, nel Regno Unito, delle “zone cuscinetto” intorno alle cliniche abortive, in cui è vietata perfino la preghiera in silenzio; le due ostetriche dalla Svezia che hanno perso la loro causa davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) dopo che era stato loro rifiutato un impiego in ragione dell’obiezione di coscienza all’uccisione dei nascituri. (Continua)
Il vostro parroco
Don Gabriele