LO VOGLIANO O NON LO VOGLIANO SONO NOSTRI FRATELLI

  • 15/01/2023
  • Don Gabriele

LO VOGLIANO O NON LO VOGLIANO SONO NOSTRI FRATELLI

Uno dei “mantra” che continua a tenere campo in non pochi ambienti del vivere civile – e quindi anche tra noi – è che la Chiesa sia un istituzione “contro”. Per cui – dicono – sarebbe contro i separati, sarebbe contro i divorziati, sarebbe contro i conviventi, sarebbe contro coppie formate da persone dello stesso sesso e via dicendo. E alla fine si giunge alla conclusione che la Chiesa, insomma, non ha fatto suo il pensiero di Gesù, perché Lui ragionava – sostengono – in tutt’altra maniera. Il tentativo di contrapporre Cristo e Chiesa è vecchio, ma è sempre di moda. Davvero la Chiesa è “contro”? Per stare sul concreto: avete mai sentito il sottoscritto dire che i separati, i divorziati, i conviventi, le coppie formate da persone dello stesso sesso non sono bene accetti in chiesa? Se avete buona memoria, dovreste dire che avete sentito il contrario, ossia che mi avete sentito asserire che nessuno è escluso dalla Chiesa, nessuno è estraneo, nessuno! Ricordo di averlo detto più volte! E sapete perché ho detto così? Prima di tutto per dire ai “cattolici benpensanti” di non ritenere di essere a posto solo perché vengono a Messa la domenica o si danno da fare per la comunità; l’ho detto per aiutare coloro che fedelmente vivono la vita di parrocchia a non tirare su steccati, perché siamo fatti tutti della stessa pasta. L’ho detto poi per invitare chi vive le situazioni sopra riferite a fare un passo, a dare credito a chi asseriva che erano i benvenuti, non esistendo una “Chiesa dei puri”. Non so se sono riuscito a far passare nei regolarmente praticanti l’idea che l’accoglienza è senza riserve per tutti (molti tra di essi già vivono l’accoglienza!). Per quanto attiene ad alcune delle nostrane categorie di cui sopra, ho l’impressione che ci sia più pregiudizio da parte di alcuni di loro che non da parte – diciamo – cattolica: infatti, mentre continua da parte di alcuni di loro la denuncia del pregiudizio cattolico, smentita dai fatti, è difficile da parte di alcuni di loro scorgere l’accensione di una linea di credito, anche quando vien detto chiaramente che sono i benvenuti. Bisogna vigilare affinché la scusa di sentirsi emarginati non si traduca nell’alibi che consente di continuare ad accarezzare l’idea di essere discriminati. E’ chiaro poi che l’accoglienza senza riserve non significa per forza essere d’accordo sulle scelte concrete di vita. Ma questo ci sta in una convivenza plurale! Ci mancherebbe altro che tutti dovessimo essere d’accordo su tutto. L’unica cosa su cui dobbiamo essere d’accordo sono gli articoli di fede contenuti nel “Credo”. La conversione, cioè l’ascolto di ciò che il Signore vuole da ciascuno di noi mai è da dimenticare da parte di nessuno. C’è poi il livello di formazione cristiana che è differente e va rispettato. Ma che il Signore desideri una Chiesa aperta, senza essere snaturata, è una certezza che nulla può scalfire. A questa riflessione non può essere estranea la consapevolezza che ad alcuni, i quali hanno fatto la scelta di vita di cui sopra, nulla forse ormai interessa più di Cristo e della Chiesa. Noi, però, come diceva S. Agostino, in un famoso discorso, non smetteremo mai di considerarli fratelli e sorelle, anche se essi non vogliono.

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