Omelia del Parroco alla Messa della solennità di Maria SS. Madre di Dio, Giornata Mondiale della Pace, presenti le autorità

  • 01/01/2023
  • Don Gabriele

1° gennaio 2023

Ogni religione e ogni cultura celebra solennemente l’inizio dell’anno. È uno dei modi di santificare il tempo, cioè di riconoscere che nel tempo siamo contenuti e che esso è opera di Dio. La celebrazione dell’inizio dell’anno è quindi un modo con cui si esprime la nostra dipendenza da Dio. Tale carattere sacro dell’inizio dell’anno resta, almeno come nostalgia, anche nelle culture per cui il tempo non ha più alcun rapporto con il divino. Rimane cioè una sorta di fascino all’inizio di ogni nuovo anno, un fascino a cui nessuno può sottrarsi, fosse anche solo per fare qualche buon proposito.

Se ogni religione o cultura celebra solennemente l’inizio dell’anno, i tempi di tali celebrazioni sono assai diversi, anche se tutti si accordano in qualche modo sulla sua ripetizione al completamento di un anno solare … le letture di oggi vanno dunque lette applicandole a noi che iniziamo questo nuovo anno dell’era cristiana.

La prima lettura richiede anzitutto la benedizione di Dio, con le belle parole con cui si benediceva il popolo in Israele da tempo immemorabile. Per tre volte si ripete il nome del Signore, nella sua forma più arcaica e misteriosa, impronunciabile (JHWH): “Ti benedica il Signore e ti custodisca; il Signore faccia splendere su di te il suo volto; il Signore ti conceda pace!”. Possiamo leggere oggi questa invocazione come trinitaria e chiedere perciò che il Dio uno e trino sia al principio di ogni nostra azione. La terza invocazione, in particolare, chiede il dono della pace, ed è a partire da qui che i papi, da Paolo VI in avanti, hanno dichiarato il primo giorno di ogni anno giornata della pace: rivolgono perciò a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio (card. Martini). Anche quest’anno quindi il Papa ha rivolto il suo messaggio ai Capi di Stato e di Governo, ai Responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai Leaders delle diverse religioni e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, asserendo che “Nessuno può salvarsi da solo” e tracciando un cammino che a partire dal Covid -19 indica sentieri di pace. Già sul nostro Notiziario parrocchiale, avevo richiamato un Messaggio di Paolo VI nel quale, il grande Pontefice, asseriva: “La pace è possibile, se veramente voluta; e se la pace è possibile, essa è doverosa. (…). E ancora papa Francesco, non nel messaggio sopra menzionato, ma nel discorso tenuto alla Curia Romana in occasione del Natale, il 22 dicembre 2022, ha detto: “Mai come in questo momento sentiamo un grande desiderio di pace. Penso alla martoriata Ucraina, ma anche a tanti conflitti che sono in atto in diverse parti del mondo. La guerra e la violenza sono sempre un fallimento”. E ha continuato: “Cari fratelli e care sorelle, la cultura della pace non la si costruisce solo tra i popoli e tra le nazioni. Essa comincia nel cuore di ciascuno di noi. Mentre soffriamo per l’imperversare di guerre e violenze, possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo alla pace cercando di estirpare dal nostro cuore ogni radice di odio e risentimento nei confronti dei fratelli e delle sorelle che vivono accanto a noi. Nella Lettera agli Efesini leggiamo queste parole, che ritroviamo anche nella preghiera di Compieta: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (4,31-32). Possiamo domandarci: quanta asprezza c’è nel nostro cuore? Che cos’è che la alimenta? Da cosa nasce lo sdegno che molto spesso crea distanze tra di noi e alimenta rabbia e risentimento? Perché la maldicenza in tutte le sue declinazioni diventa l’unico modo che abbiamo per parlare della realtà? Se è vero che vogliamo che il clamore della guerra cessi lasciando posto alla pace, allora ognuno inizi da sé stesso”.

Lo sguardo del Papa diventa così anche il nostro sguardo: sguardo alla nostra vita quotidiana, alle nostre relazioni, al nostro vivere nella nostra comunità parrocchiale e nella nostra comunità civile.

E’ per questo motivo, come ormai da consuetudine, che mi permetto di condividere con voi e con le autorità qui presenti a diverso titolo alcune riflessioni concernenti la realtà locale. Il Centro di Ascolto della Caritas, che nel suo piccolo resta come un “osservatorio” sulla realtà sociale locale, ha notato che dopo la fase più acuta della pandemia, si è registrato un significativo incremento di opportunità lavorative che si sono prospettate ad alcuni degli utenti: lavori precari, stagionali, a tempo indeterminato, ma comunque lavoro che in alcuni casi ha consentito di affrontare con un po' di serenità in più il futuro. Il perdurare della crisi energetica, con le conseguenze che ricadono sulle attività produttive, rischia però di rimettere tutto in gioco. Il lavoro resta quinidi una delle priorità anche per la tenuta del tessuto sociale della nostra comunità.

La questione della casa rimane incombente sia per l’assenza di una offerta garantita dall’edilizia residenziale pubblica – per la quale si auspica che al più presto gli enti preposti si attivino per rendere disponibili gli alloggi che ancora oggi dovessero risultare sfitti affinché possano essere assegnati mediante i bandi – sia per le difficoltà mosse dai proprietari di alloggi, i quali temono di affittare le case a persone con situazione reddituale precaria e/o a persone provenienti da altri continenti, temendo di mettere a rischio la disponibilità del proprio immobile.

Insieme alle questioni del lavoro e della casa resta preoccupante la situazione di fragilità in cui versano non poche persone a causa della droga, dell’alcool e della ludopatia. Ho l’impressione che queste dipendenze non inquietino come dovrebbero, eppure sono devastanti per le persone, per le famiglie e per la stessa convivenza sociale. Rinnovo perciò l’appello – per quel che concerne la ludopatia – a tutti gli esercenti affinché abbiano un sussulto di umanità smantellando gli strumenti che consentono il sopravvivere di questa piaga. Ed esorto ad esprimere segni concreti di dissenso. Faccio presente che nel 2019 a Castiglione sono stati bruciati 4.575.810 euro, senza contare il giocato on line. A Terranova 360.106 euro. Se si tiene conto che per il post-pandemia l’incremento – su scala nazionale – si aggira intorno al 30%, non è chi non veda che di una vera piaga stiamo parlando.

L’uso di droga e l’abuso di alcool – come è noto – riguarda anche i preadolescenti e gli adolescenti.

A proposito di questi ragazzi, se ci si ferma ad osservare il “quadro” che quotidianamente ci si trova davanti, si può notare che:

• Il cambiamento del contesto sociale, ha accelerato i processi di sviluppo della pre-adolescenza/adolescenza. C’è un forte bisogno nei ragazzi di essere “notati”, cercati, visti ed ascoltati e per ottenere queste cose sono pronti a tutto e “vivendo” sui social, tutto diventa subito di… tutti

• Si trovano a vivere in un tessuto dove è venuta a mancare la capacità educativa e questo li rende fragili, emotivamente, con grandi insicurezze che, purtroppo, appartengono anche al mondo adulto che dovrebbe, invece, essere per loro il punto di riferimento

• Sono ragazzi, per la maggior parte, belli, ben vestiti, ben nutriti eppure infelici e tormentati, svuotati…pieni di cose, fin da piccoli non in grado di apprezzare e valorizzare ciò che hanno in quanto più nulla suscita in loro meraviglia…

Certo, la situazione è descritta in generale, e tutti quanti ci sentiamo impreparati: genitori, insegnanti, catechisti, educatori, ma proprio per questo diventa urgente unirsi, come forze educative, impegnate a diverso titolo e in campi differenti, per creare quel filo rosso capace di porre alcune basi comuni e individuare nuovi percorsi, in grado di incidere sul tessuto sociale a beneficio dei più giovani.

Alcuni tra gli educatori, sulla base di esperienze concrete, hanno notato che una strada percorribile potrebbe essere quella di renderli “protagonisti”, valorizzandoli per quello che sanno fare, cercando di sviluppare le loro abilità pratiche e dando spazio alla loro creatività. Sicuramente è necessaria la concertazione tra le varie agenzie educative non una volta soltanto, ma con pazienza e costanza, cercando di procedere a piccoli passi e soprattutto con la volontà di lavorare con i ragazzi e cercare il loro bene. La sfida è grande ma il nostro compito è quello di seminare sempre con la fiducia che il raccolto prima o poi arriva.

A proposito di giovani generazioni, sta dinanzi a noi quello che viene definito “inverno demografico”. Chiaramente l’argomento è di grossa portata ed investe questioni di natura politica, economica, culturale … Altro stati a noi vicini, per esempio la Francia, non si trovano nelle nostre condizioni. Tuttavia ci possiamo chiedere se davvero facciamo tutto quanto è in nostro potere a livello locale per far maturare una mentalità diversa. Certo è necessaria una grande operazione di carattere culturale, che impegna diversi attori, ma esorto a mettere sul tavolo una seria riflessione intorno a questo problema, se non vogliamo le nostre comunità si spengano. Mi piace segnalare che la comunità cristiana di Castiglione con il servizio della sezione primavera della scuola materna parrocchiale, che gode di un certo sostegno da parte Comune con il quale è convenzionata, offre un piccolo ma significativo contribuito al problema. Lo stesso vale per Terranova ove è all’attivo un’altra sezione primavera.

Concludiamo. Che cosa possiamo chiedere per l’anno che si è appena aperto? Ci viene suggerito da cinque espressioni tratte dal vangelo di oggi: “tutti si stupirono”, “Maria custodiva e meditava”, “i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio”. E dunque i verbi: stupirsi, custodire, meditare, glorificare, lodare. Vogliamo chiedere e augurarci reciprocamente la capacità di stupirsi di fronte alle meraviglie di Dio, la capacità di custodire e meditare la parola di Dio, la forza e l’amore per lodare e glorificare Dio in ogni evento della nostra vita, qualunque esso sia, affinché ogni giorno che passa ci mostri sempre più quest’abbondanza di amore, di grazia e di misericordia che avvolge ogni cosa e che sarà rivelata in pienezza nella vita eterna e che ora ci viene anticipata dell’Eucaristia che celebriamo.

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