QUESTO È IN POTENZA IL TEMPO DELLA CHIESA
QUESTO È IN POTENZA IL TEMPO DELLA CHIESA
In una recente intervista al Corriere della Sera, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha detto, tra le altre cose: “La Chiesa europea è in decadenza, le cattedrali sono vuote di giovani, sembra che il prete sia un mestiere che gli europei non vogliono più fare. Eppure questo è in potenza il tempo della Chiesa. La Chiesa è cultura e sentimento: dona la fede alle persone e ha una visione globale. È la sola a dare speranze per questa vita e per la vita futura”. E’ vero ciò che dice Riccardi, la Chiesa – sociologicamente parlando – è in decadenza, anche da noi, che siamo appunto in Europa. Quando, un annetto fa se non erro, scrissi che Castiglione stava vivendo la sua lenta apostasia, qualcuno se ne prese a male, come se avessi offeso questa comunità. Ma stavo semplicemente descrivendo la realtà delle cose. Le diagnosi vanno fatte, altrimenti ci si comporta come quelle persone che avvertono dei sintomi ma non si recano mai dal medico per farli interpretare, così poi si ritrovano nei guai. E che la visione cristiana della vita stia perdendo terreno anche a Castiglione è sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vederlo. Quella di far finta di niente è una tentazione che si presenta anche sotto il profilo ecclesiale: “Che cosa ci volete fare – si dice – andiamo avanti”, che tradotto significa: “Tiriamo a campare”, che tradotto ancora sta per: “Tiriamo le cuoia”; infatti se non si mette mano alla situazione di malessere si finisce per soccombere. La Chiesa sia a livello universale sia a livello locale si sta muovendo per discernere, per orientarsi, per offrire ancora il buon pane della Parola e dei Sacramenti, che circoscrivono un orizzonte di senso. Le difficoltà sono grandi e nascono del raffreddarsi della fede e dell’appartenenza ecclesiale, ma anche dai problemi interni alla Chiesa. Eppure, come dice Riccardi, la Chiesa resta questo potenziale, anche solo sociologicamente parlando: cultura, visione, speranza sono “ingredienti” essenziali, pena lo scadere nei tristi riti di una vita appesantita, piatta, col fiato corto per l’aldiquà e senza nessuna speranza per l’aldilà, bruciata nella corsa di una giovinezza che inesorabilmente passa, nel cinismo della disillusione dell’età matura, nella tetra rassegnazione della vecchiaia. E questo vale anche per la manifestazione di Chiesa che è la nostra parrocchia: anche la nostra comunità fornisce cultura (che è l’insieme di valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggio, comportamenti e oggetti materiali condivisi da una collettività e trasmessi socialmente da una generazione all’altra), visione e speranza. La presenza della comunità cristiana impedisce lo scadere della vita di Castiglione nel deserto di un pragmatismo asfissiante da cui si cerca di uscire o coll’ossessiva cura del privato o dell’interesse o con la trasgressione. Ma chi si rende conto di ciò che – quasi tramite un passaggio ad osmosi – offre la parrocchia a questa comunità? Anche alcuni tra quelli che potrebbero essere più sensibili si servono semplicemente della parrocchia per soddisfare i “propri” bisogni religiosi, senza lesinare critiche, ma quasi mai mettendosi in gioco … E che dire dello sconforto che provoca vedere giovani istruiti e di talento che hanno chiuso con la fede confessata non avendone colto l’intrinseca bellezza e l’armoniosa sinfonia … non riesco a darmi pace per questo appuntamento disertato da questi giovani: mi dispiace per la loro vita, per quello che hanno perso inconsapevoli (e a volte addirittura tronfi) di averlo fatto … Comunque la comunità parrocchiale in tutte le sue articolazioni continuerà il suo cammino, offrendo attraverso la sua fede, la sua liturgia, il suo servizio ai poveri, il suo sforzo educativo, la sua educazione al bello, al buono e al vero il proprio contributo alla vita di questa comunità di persone che vive a Castiglione. La parrocchia resta l’istituzione più longeva: è qui dai primi dell’anno Mille e ha saputo rinnovarsi e riprendersi ad ogni tornante della storia. E’ un soggetto vivo perché interiormente animato dallo Spirito del Signore, il quale rimane sempre fedele e tale vuole essere lei stessa per il bene di nostra gente.
Il vostro parroco
Don Gabriele