IL TRAMONTO DELLA RAGIONE

  • 07/10/2017
  • Don Gabriele

Il tramonto della ragione

Cari fratelli, da un po’ di tempo a questa parte si ha l’impressione che ci stiamo condannando alla rinuncia dell’uso della ragione per sostituirlo con la fiera dei nostri capricci. Lo si nota nelle grandi come nelle piccole cose. Pensiamo all’attacco che sta subendo la persona umana con la cosiddetta “teoria del gender”, la quale nega un’evidenza insormontabile: esistono i maschi e le femmine. Ciò è determinato da un fatto oggettivo: la corporeità. Quanto è stato pacificamente ammesso per millenni, in base appunto all’evidenza, oggi viene contestato, sostenendo praticamente che “uno è come si sente”. Si mette in dubbio poi il concetto di natura, asserendo che è la “cultura” (in questo caso “essere come ci si sente”) che determina la natura. Per cui – per fare un esempio – se una donna si sente uomo, deve essere riconosciuta come un uomo. Da questo modo di ragionare nasce poi la pretesa che lo Stato intervenga a legiferare a favore di questo “modo di sentire”. E lo Stato, che pare abbia abdicato al suo compito legislativo, abbia abdicato alla sua dignità, si riduce ad essere un nastro registratore dei desideri degli individui. Ciò sia detto con il massimo rispetto per quanti hanno problemi con la loro identità di genere, i quali, devono essere accolti e stimati esattamente come tutti gli altri, ma senza la pretesa che si debba pensare esattamente come loro. Passando ad una prospettiva più prettamente di fede, mi chiedo: ma come è possibile che nella mente dell’uomo si oscurino delle evidenze così originarie, come è possibile? E la risposta alla quale è arrivato qualche grande uomo di Chiesa, e che condivido, è la seguente: tutto questo è opera diabolica. In senso stretto. È l’ultima sfida che il satana lancia a Dio creatore, dicendogli: “Io ti faccio vedere che costruisco una creazione alternativa alla tua e vedrai che gli uomini diranno: si sta meglio così. Tu gli prometti libertà, io gli propongo la licenza. Tu gli doni l’amore, io gli offro emozioni. Tu vuoi la giustizia, io l’uguaglianza perfetta che annulla ogni differenza”. E poi mi chiedo: io come pastore, noi comunità cristiana come possiamo aiutare la nostra gente, il nostro popolo, a custodire nella mente e nella coscienza morale, la visione originaria? In due modi: non smettendo di richiamare qual è il progetto del Creatore; primo modo. Mettere in atto ogni possibile sforzo per avviare e sostenere un lungo processo educativo, secondo modo. Per portare avanti questa opera educativa serve il contributo di tutti: sacerdoti, catechisti ... Ma serve soprattutto l’impegno degli sposi cristiani, i quali sono chiamati a rendere evidente la ragionevolezza e la bellezza del disegno del Creatore dentro la trama ordinaria della loro vita.

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