Omelia del parroco - Messa con Te Deum 31 dicembre 2017

  • 31/12/2017
  • Don Gabriele

31 dicembre 2017 – Messa col TE DEUM

(Ispirata nei nn. 1 – 3 a due omelie del card. G. Biffi)

Cari fratelli e sorelle,

1. Sotto lo sguardo tenero e premuroso della Beata Vergine Maria, Madre di Dio, concludiamo il 2017.

Ciò che finisce può generare in noi qualche malinconia. In sere come queste può affiorare in noi la memoria di ciò che nei mesi trascorsi ci aveva lusingato e magari fatto sognare, e poi ci ha alla fine deluso.

Più profondamente – per chi non è più nella verde età della vita – ci potrebbe disturbare la fastidiosa coscienza che, con l’anno, anche una parte di noi si è dissolta, ossia che un’altra pagina dell’esiguo libro della nostra vita sia stata girata; e quante siano le pagine intonse, che ancora potremo scorrere e assaporare, non ci è dato di sapere.

Vien da pensare che anche i tripudi e gli eccessi di questa notte - a saperli valutare oltre la luccicante scena esteriore - siano il tentativo dell’umanità di esorcizzare, come si può, una pungente tristezza esistenziale che si annida nel cuore di tutti.

Forse il tentativo di esorcizzare questa sensazione può annidarsi anche nel cuore di quanti, come noi, si radunano per elevare l’inno giubilante del Te Deum. Ed è per questo che la sapienza materna della Chiesa stasera ci fa cantare non solo le espressioni di lode e di gratitudine, ma anche quelle dell’implorazione di aiuto: “Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col tuo sangue prezioso”.

2. Allargando un po’ lo sguardo, in queste ore nelle quali alla nostra comune coscienza si impone con singolare acutezza il pensiero del rincorrersi degli anni e dell’inarrestabile fluire del tempo, le menti più riflessive sono invogliate a chiedersi: dove va l’umanità? Sta percorrendo una strada tracciata, che porta da qualche parte, o vaga senza un percorso previsto e senza mèta? In una parola, che senso ha quella vicenda – perché noi siamo quasi istintivamente portati a vedere innanzi tutto gli aspetti negativi – di sofferenze, di prepotenze, di ingiustizie, che è la storia umana? Da quasi tre secoli si succedono su questo argomento le ipotesi più varie e le concezioni più elaborate. Basterebbe citare alcune correnti di pensiero che ieri come oggi hanno formulato le loro “filosofie della storia”, che passano tutte velocemente di moda e si rimane sempre con la stessa domanda: “Che senso ha?” Se non fossimo credenti verrebbe quasi la voglia di accogliere una famosa opinione di Shakespeare, il quale, in un’opera afferma che la storia umana è “una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla” (Macbeth V,5).

3. “Ma possiamo rassegnarci a esistere, a faticare, a soffrire per un destino così irrazionale? Possiamo rassegnarci a spendere la nostra unica vita entro il discorso e la trama di “una favola raccontata da un idiota”?

Per fortuna il Creatore ha avuto misericordia di noi e ci ha salvati da simile assurdità, rivelandoci che la nostra vicenda è il riverbero nel tempo del “disegno eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù” (cfr. Ef 3,11): un disegno arcano e arduo, che fa posto al dolore, alla prova, alla “via della croce”, ma finalizzato alla gioia, alla risurrezione e alla vita senza fine; un disegno centrato sull’Incarnazione del Verbo eterno di Dio. (…). Il Figlio Unigenito di Dio è entrato nella nostra vicenda e l’ha colmata di sé, diventandone il cuore, il fastigio, la significazione più vera. La storia parte da lui, perché “tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (cfr. Col 1,16); si svolge sotto lo sguardo di lui che la domina stando alla destra del Padre; e si concluderà ai suoi piedi, “quando egli consegnerà il Regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” (cfr. 1 Cor 15,24). Perciò adesso, mentre un altro anno muore, siamo qui soprattutto per inneggiare a lui, Signore dell’universo, della storia e dei cuori, e gli diciamo col Te Deum:

“O Cristo, Re della gloria…

O vincitore della morte,

che hai aperto ai credenti il Regno dei cieli.

Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.

Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi…

Accoglici nella tua gloria

nell’assemblea dei santi” (Card. G. Biffi, omelia per il 31 dicembre 1999).

4. Ed è in questa prospettiva che noi possiamo questa sera rendere grazie per i benefici ricevuti lungo quest’anno.

Rendiamo grazie innanzi tutto per la vitalità della Sposa del Signore, la Santa Chiesa Cattolica, diffusa su tutta la terra. Vitalità dovuta alla grazia dei Sacramenti e all’annuncio fecondo della Parola, più che dall’accoglienza nei salotti massmediatici, anche di alto livello.

Ringraziamo per la grazia che anche in quest’anno è sgorgata a fiumi dalla nostra parrocchia per mezzo della divina Liturgia, della Catechesi e della Carità e si è riversata su tutti, anche sui cosiddetti “lontani”, benché nessuno lo sia mai dal cuore della Madre.

Rendiamo grazie per l’opera educativa promossa dall’oratorio, non senza difficoltà, sperando sempre in un maggior sinergia con le famiglie.

Rendiamo grazie per i 29 bambini rinati a vita nuova nel Battesimo; per i 39 bambini che per la prima volta si sono accostati al sacramento della riconciliazione; per i 39 bambini che hanno ricevuto per la prima volta il Corpo del Signore, per i 28 ragazzi a cui è stato amministrato il sacramento della Cresima; i 24 quattordicenni che hanno fatto la professione di fede e i 4 diciottenni che l’hanno rinnovata. Ringraziamo e preghiamo per le undici coppie di fidanzati che si sono unite in matrimonio. Affidiamo nuovamente al Signore i 58 tra sorelle e fratelli che sono tornati alla sua casa.

Rendiamo grazie anche per il graduale risanamento economico dei conti della parrocchia.

A tal proposito, vi rendo noto che la disponibilità economica della parrocchia alla data di oggi è pari ad Euro 105.018,87. Il debito residuo è di Euro 205.019,09. Segnalo che lo scorso anno – alla data di oggi – il debito ammontava ad Euro 331.135,00. In un anno abbiamo avuto un recupero di Euro 125. 936,00. Come vedete, il processo di risanamento continua, se si considera che a far data al 1° ottobre 2012 esso era stimato in Euro 815.575.

Il debito residuo di Euro 205.019,09 Euro è relativo all’unico mutuo, che scadrà nel 2026, la cui rata è pari ad Euro 2.300 mensili.

Nell’anno che si sta chiudendo, la nostra parrocchia ha devoluto la cifra di 15.088,00 Euro a favore di opere caritative e di evangelizzazione, attraverso le diverse raccolte per giornate nazionali, diocesane e straordinarie.

Per quel che concerne l’organo Serassi, stiamo attendendo la risposta alla nostra domanda di contributo da parte della Fondazione CARIPLO, così come da qualche altra fondazione. Parteciperemo inoltre al cosiddetto FONDO DI ROTAZIONE PER SOGGETTI CHE OPERANO IN CAMPO CULTURALE PER L’ANNO 2018 (L.R. 25/2016), promosso dalla Regione Lombardia, le cui condizioni appaiono vantaggiose.

Le offerte date dai fedeli per il restauro dell’organo sono pari ad Euro 8.130,00, ma di queste, 2.000 Euro, provengono da fuori parrocchia.

Nel frattempo è stato sostituito l’impianto audio sia nella chiesa di S. Bernardino sia in chiesa parrocchiale. Si è provveduto a ricostruire il muro di cinta in Via Incoronata, pericolante. Sono state trattate le sacrestie della parrocchiale (fine ‘600) e dell’Annunciata (‘700), allo scopo di risanarle dal tarlo e si è provveduto alla loro lucidatura. E’ stato restaurato il tronetto per l’esposizione di Gesù Bambino e è stato levigato, dopo essere stato in parte restaurato, il pavimento del presbitero della chiesa prepositurale. Sono state sostituite la caldaia della sala polivalente e la cucina dell’oratorio.

Non mancano certo motivi di preoccupazione, che sono soprattutto relativi alla trasmissione della fede alle nuove generazioni, preoccupazioni che si inseriscono nel contesto più ampio di quelle relative all’andamento della famiglia umana nel suo insieme e dell’andamento delle nostre famiglie, ma non mancano i motivi per ringraziare.

Come dicevo l’anno scorso in questa medesima circostanza, chi rimane capace di dire “grazie” riconosce i doni che riceve; chi riconosce un dono è capace di gioire; chi riesce a gioire costruisce relazioni buone intorno a sé; chi costruisce relazioni buone dà speranza agli altri; chi dà speranza agli altri rischiara il futuro.

L’Eucaristia che ora celebriamo, faccia salire a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo l’inno di ringraziamento, che prolungheremo, dopo la comunione, col canto del Te Deum.

Ultime News

07/06/2025

APPELLO ALL’UNITÀ

31/05/2025

ASCENSIONE E PENTECOSTE

24/05/2025

INIZIO DEL MINISTERO PETRINO DI PAPA LEONE XIV

17/05/2025

BREVE BIOGRAFIA DI PAPA LEONE XIV