IL CLIMA CRISTIANO DELLE NOSTRE FAMIGLIE

  • 03/06/2017
  • Don Gabriele

Cari fedeli, stiamo vivendo la celebrazione dei sacramenti dei nostri bambini e ragazzi (prima confessione, prima Comunione, cresima) e la professione di fede dei quattordicenni e dei diciottenni. In questi mesi, inoltre, molti bambini hanno ricevuto il battesimo. Ciò chiama in causa le loro famiglie come “luogo” in cui far crescere il “clima cristiano”, affinché possa far maturare la vita di fede di questi fanciulli e di questi ragazzi. Ma come è possibile creare questo clima? Presento qui alcune (ed incomplete) riflessioni al proposito. Una delle condizioni è l’apertura al trascendente. Non a qualsiasi forma di trascendente, ma a Dio, come ce lo ha rivelato Gesù: il Padre, l’Amore. Il riferimento a Dio – diretto o indiretto – deve essere un elemento abituale, costante nel tessuto ordinario delle giornate in famiglia. Si parlerà di Lui con amore e con rispetto. Lo si presenterà come un Dio affidabile, a cui consegnare con abbandono la vita, certi di non essere delusi. L’apertura alla trascendenza troverà la sua naturale espressione nella preghiera. La fede, senza preghiera, senza cioè la relazione personale con Dio, non supera la teoria. I genitori pregheranno volentieri con i loro figli qualche volta al giorno (per esempio: al mattino, alla sera, prima della cena, e, soprattutto la domenica, prima del pranzo). La partecipazione alla Santa Messa domenicale sarà l’espressione più alta della fede di una famiglia; ad essa nulla sarà preposto, tutto verrà dopo e per tutto l’anno: autunno, inverno, primavera, estate. Studi seri ed accreditati hanno dimostrato che se il padre è praticanti, i figli smetteranno ben presto di esserlo. I genitori – che hanno chiesto il battesimo per i loro figli – non sanno quale responsabilità si accollano dinanzi a Dio, trascurando il loro ruolo di educatori nella fede. La partecipazione alla Messa domenicale non rende solamente culto a Dio, ma fa crescere il senso di Chiesa, il senso della comunità, al quale parimenti i figli devono essere educati. Il clima cristiano della famiglia nasce anche dalla bontà della relazione fra gli sposi/genitori, che si esprime nella fedeltà coniugale, nella loro serena complicità, nell’affiatamento, nella tenacia con cui perseguono il bene della coppia che fa un tutt’uno col bene dei figli. Il dialogo, il perdono, il parlare lo stesso linguaggio educativo, il perseguire il medesimo progetto, la capacità effettiva di separarsi dalla famiglia di origine (per non invischiarsi in rapporti malati) – tutte realtà pienamente umane – sono il substrato grazie al quale si afferma il clima necessario per l’educazione cristiana delle nuove generazioni. Una vera mentalità evangelica, la fedeltà al magistero della Chiesa sono altri elementi che consentono l’affermarsi del buon clima di cui si è detto. La rinuncia all’individualismo, che tramuta il nucleo familiare in un gruppo chiuso in se stesso, che gradualmente si ammala, per potersi aprire agli altri, vivendo la compassione evangelica (cioè il soffrire insieme, ossia il condividere, vero nome della solidarietà), imparando a farsi carico di persone e situazioni, è un ulteriore elemento di vita buona, che favorisce la nascita del clima educativo di cui si è detto … Asserivo sopra che si tratta di riflessioni un po’ frettolose e quindi incomplete. Comincio, tuttavia, a farvele conoscere, aperto a completare questo quadro col contributo delle famiglie stesse.

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