RIPETITIVITA' O RIPETIZIONE?
RIPETITIVITA' O RIPETIZIONE?
Cari fedeli, una delle obiezioni che capita di sentire circa la partecipazione alla Santa Messa domenicale (ma anche feriale) è che essa risulta "ripetitiva". Eppure esiste una profonda differenza tra la "ripetitività " e la "ripetizione". La celebrazione della Messa è compresa in questa seconda dimensione, cioè nella "ripetizione". Il discorso è molto complesso e non lo si pò qui sintetizzare: esso, infatti, chiama in causa elementi di natura teologica (che riguardano Dio) e antropologica (che riguardano l'uomo). Partiamo comunque da alcuni dati che concernono la vita degli uomini. Le parole che si scambiano due innamorati sono talvolta molto ripetitive, eppure un "ti amo" ripetuto non risulta essere noioso, dentro una relazione viva. Sottolineo: dentro una relazione viva. Infatti, quando in una relazione i gesti d'affetto iniziano a essere sentiti come ripetitivi, la relazione è malata. Facciamo un altro esempio: mangiare è un'azione che compiamo spesso, più volte al giorno. Si tratta, dunque di una ripetizione; eppure "se si è in buona salute "il ripetere l'azione del mangiare è un piacere. Ascoltare un brano musicale che ci tocca nell'intimo, anche se lo facciamo più volte, cioè lo ripetiamo, non crea noia o assuefazione. Potrei addurre altri esempi, ma mi pare che questi siano sufficientemente eloquenti. La "ripetizione" ha un nesso interiore con la nostra vita (la relazione viva per i due innamorati; il piacere nel mangiare; l'essere toccati nell'intimo dalla musica), che la rende perciù desiderabile. Per quel che concerne la Messa esiste un dato che sta a monte e non pò essere dimenticato, ossia il comando di Gesù, quando istituଠl'Eucaristia: "Fate questo in memoria di me". Il comando di Gesù comporta di necessità l'idea della ripetizione del sacramento. La "ripetizione" della Messa ha a che fare con la fede, che è "come ho già spiegato più volte "un interiore assentire a Dio, un dirGli di "sà¬", intrecciando con Lui una relazione viva, una relazione di amore. In questa cornice è difficile pensare come in esaurimento il desiderio di essere voluti bene. Come dicevo sopra, quando in una relazione i gesti d'affetto iniziano a essere sentiti come ripetitivi, la relazione è malata. Sovente impostiamo il rapporto con la ripetizione del rito come un problema "tecnico": l'illusione è quella che se conoscessimo meglio i significati, se il prete fosse meno noioso, se i canti fossero più entusiasmanti, allora la ripetizione non sarebbe un problema. E parzialmente è tutto vero. Ma solo parzialmente: più a fondo si tratta di fare la pace con il fatto che la salvezza per i cristiani è un atto d'amore di Dio e che l'amore non teme la frequentazione assidua, perchè è in grado persino di reinterpretare ciù che appare uguale. L'opera della salvezza non è uno status, ma un cammino e, si sa, lungo la strada non si procede per gesti stravaganti, ma attraverso la ripetizione del medesimo gesto del passo. Aiutiamoci e aiutiamo i nostri fratelli ad entrare in questo ordine di idee. C'è una differenza fra la noiosa "ripetitività " e la necessaria "ripetizione". Più è vera questa "ripetizione" più scenderemo in profondità dentro i gesti che compiamo e cosଠscopriremo che non sono gesti vecchi e noiosi, ma che attraverso di essi si ripete quella inesausta storia di amore fra noi e il Signore: la sua fedeltà e la nostra si intrecciano, la nostra conoscenza del mistero si fa più luminosa, l'anima percepisce il suo principio e comincia a gustare la sua gioia, sia pure fra le prove della storia, scoprendo il perchè si è venuti al mondo, ossia la comunione con Dio, che passa attraverso la ripetizione del gesto dell'amore supremo. Raccomando ai genitori e ai catechisti di introdurre i ragazzi alla verità di questa "ripetizione".