LA LIBERTÀ È PER IL BENE, NON PER SEGUIRE LE PROPRIE VOGLIE
La libertà è per il bene, non per seguire le proprie voglie
Cari fedeli, domenica 30 aprile son dovuto intervenire con una certa energia, avendo saputo che alcune famiglie di adolescenti, che frequentano l’oratorio e la catechesi, erano inclini a concedere che i loro ragazzi organizzassero le vacanze estive in gruppo, per conto loro. La cosa è molto grave: questo genere di vacanze non ha nulla di educativo, perché questi ragazzi – anche se volenterosi – sono fragili ed esposti quindi ad ogni genere di cedimento (come è già ampiamente successo). Ho ricordato anche ai genitori che hanno sorriso di fronte alla nostra “messa in guardia”, che il sorriso di oggi rischia di mutarsi in lacrime di rimorso domani. Il discorso però va collocato nel contesto più ampio della riflessione sulla libertà. Oggi, purtroppo, la parola "libertà" tende ad assumere significati sempre meno nobili. Spesso viene interpretata come una specie di diritto a fare ciò che si vuole, a vivere senza regole, pur di soddisfare le proprie voglie. A volte, per giustificare certi comportamenti, viene utilizzata un'altra parola affascinante: "scelta". E così drogarsi diventa "una scelta". Ubriacarsi è "una scelta". Abortire è "una scelta". Affittare la gravidanza di una donna povera, per poi comprare il suo bambino, è "una scelta". Volere l'eutanasia è "una scelta"… E' evidente che ci troviamo in un momento di grande confusione. Ma di chi è la colpa? Alla base di certe derive ci sono, a volte, i cattivi modelli offerti ai giovani dagli stessi genitori ed educatori, che hanno rinunciato a proporre una sana cultura del limite. Molti di loro sono cresciuti negli anni sessanta e settanta. Hanno assorbito quella non-cultura relativista e materialista che ha danneggiato progressivamente la famiglia e la scuola. Pensiamo alla moda dei "figli dei fiori". Si parlava di "pace, amore e musica". Ma la pace non era altro che l'anestesia dei cervelli, oscurati dalla droga. E l'amore si riduceva ad una semplice forma di ginnastica, in cui gli esseri umani diventavano oggetti da consumare e gettare via. Questo, purtroppo, è il terreno in cui si sono formati molti genitori ed insegnanti di oggi. Molti ragazzi del terzo millennio sono figli della generazione del "che male c'è?" e del buonismo che giustifica tutto. Che male c'è a farsi uno spinello? Che male c'è a dire una parolaccia o una bestemmia, ogni tanto? Che male c'è ad andare in vacanza con la fidanzata, senza essere sposati? Che male c’è ad andare in vacanza da adolescenti, da soli, per essere liberi da ogni controllo? Molti adulti hanno abdicato al grave dovere di comunicare ai ragazzi il grande fascino della gestione della propria libertà. La libertà ci è data per scegliere il bene. La libertà non ci è data per fare ciò che vogliamo: ciò rappresenta la deriva della libertà. La libertà di fare tutto, diventa a poco a poco una schiavitù degli istinti e delle emozioni disordinate. Imparare a scegliere il bene significa, davvero, essere liberi. Perciò: se una discoteca offre la droga, è meglio non andarci. Se un cinema programma un film carico di violenza, è meglio recarsi da un'altra parte. Se un amico propone di bere un bicchiere di troppo, aiutiamolo a capire che può essere pericoloso per sé e per gli altri. Evitare i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio non significa essere inferiori agli altri. Scegliere una vacanza educativa, come quella proposta dall’oratorio, non vuol dire – come è stato detto – “pregare tutto il giorno” perché è una falsità. Dire "no" ad una folle corsa notturna in motocicletta non significa rinunciare alla propria libertà. E' esattamente il contrario. Certo, non è facile insegnare questi valori in un contesto in cui trionfano canzoni che inneggiano alla marijuana! Ma non bisogna arrendersi. E' necessario avere fiducia nei giovani, nella loro intelligenza e sensibilità. Ma è anche necessario non rinunciare al nostro compito di educatori, non di “accontentatori” di tutto ciò che i nostri ragazzi, ancora immaturi e fragili, pretendono.