LA RISURREZIONE DI GESù NEL SUO VERO CORPO

  • 16/04/2017
  • Don Gabriele

Cari fratelli e sorelle della comunità cristiana di Castiglione: buona pasqua! Buona pasqua anche a voi, che vivete a Castiglione ma non frequentate la nostra comunità. Buona pasqua anche a voi che forse irridete la nostra fede. Buona pasqua anche a voi che la ostacolate apertamente o occultamente. Cristo è risorto per tutti. Solo perché è risorto la sua morte è efficace: non viene relegata, cioè, nell’ambito morale di un grande esempio di amore da imitare. Cristo è risorto, passando fra le angosce della morte: facendola, cioè, “esplodere” dal di dentro. La sua risurrezione è una realtà storica, “empirica” come ebbe a dire il beato Paolo VI, realissima. Egli però non è ritornato alla vita di prima, con un corpo passibile, come quello con cui è andato alla morte: Cristo risorto, infatti, non muore più, la morte non ha più potere su di lui, come dice la Scrittura. Il corpo del Risorto – per avere un’idea approssimativa – è come quello che ci viene descritto dai vangeli della trasfigurazione. La risurrezione di Cristo non è una cosa che riguardi solo lui: è per tutti. Appartiene alla nostra natura Colui che è morto appeso alla croce e appartiene alla nostra natura colui che uscito glorioso dal sepolcro. In una sua omelia, il papa Benedetto XVI (che proprio il giorno di pasqua di quest’anno compie novant’anni) disse che la risurrezione è la più grande "mutazione" mai accaduta, il "salto" decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo: per questo la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall'inizio e fino alla fine dei tempi. Perciò noi, che siamo entrati nel Corpo di Cristo con la fede, il battesimo e l’Eucaristia, siamo già inseriti in questo processo di trasformazione. La morte è il passaggio obbligato perché questa vita del Risorto possa sprigionarsi anche in noi. In questi anni mi sono trovato molte volte a meditare ciò che dice San Paolo, laddove afferma che è necessario diventare conformi a Gesù nella morte per giungere alla sua resurrezione. Siccome “è necessario”, la morte diventa il passaggio obbligato – nessuno ne è escluso – per approdare a questa “trasformazione”, proprio come è successo a Cristo nel suo passaggio dalla morte alla risurrezione. La morte per noi cristiani è riscattata da quel senso di tragicità che ce la rende odiosa, al punto tale da perdere tutta la vita nel tentativo inutile di affrancarci da essa. Per noi – come ho già ripetuto più volte nelle omelie – la morte contiene una nota di letizia, perché solo attraverso di essa noi possiamo raggiungere la gioia piena e costante, che il nostro cuore percepisce qualche volta – sia pure in maniera frammentaria e incostante – come anticipo e caparra della totalità che ci attende. Apriamo il cuore a questo annuncio, permettiamo a Cristo di prenderci per mano e trasportarci nelle regioni della risurrezione. La nostra vita sarà diversa, le nostre relazioni saranno diverse, i nostri affetti saranno diversi, il nostro impegno per la trasformazione del mondo sarà diverso. Buona pasquali cari fratelli e sorelle!

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