Omelia del parroco per la seconda festa parrocchiale dello Spor 1° maggio 2017

  • 02/05/2017
  • Don Gabriele

Seconda festa parrocchiale dello Sport – 1 maggio 2017

1. Abbiamo ascoltato la PdD. Si parla di un giovane, Stefano (omissis).

2. Dicevo ieri, presentando questa seconda edizione della festa parrocchiale dello Sport, che le nostre Società sportive – e quando dico “nostre” le dico con l’orgoglio di uno di casa – non occupano locali dell’oratorio e della parrocchia, ma fanno parte anch’esse della vita della parrocchia, sia pure con la loro fisionomia. E fanno parte, soprattutto dell’Oratorio, che resta il luogo preferenziale per uno sport che sia educativo. «Le attività educative dell’Oratorio sono la catechesi, la preghiera, la liturgia, i sacramenti, la formazione del comportamento cristiano, l’apostolato ed il servizio, il gioco, lo sport ed il tempo libero. Queste attività non vanno considerate separatamente, ma devono essere coordinate attentamente fra loro. Ciò vale in particolare per lo sport. Esso nell’Oratorio non può essere considerato come un‘attività fine a se stessa, ma va inteso come momento e mezzo per lo sviluppo delle potenzialità psico-fisiche, per la formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani alla lealtà, alla gratuità, alla valorizzazione del corpo, al rispetto delle capacità altrui, al dominio di sé, all‘autodisciplina: si tratta di valori autenticamente umani e cristiani ».(Card.C.M.Martini, Itinerari educativi n° 73).

3. Lo sport praticato in Oratorio si inscrive dunque in un processo di educazione cristiana, che si esprime in maniera irrinunciabile nell’assicurare innanzi tutto al Giorno del Signore, la domenica, la sua verità. “La Domenica, infatti, è il giorno di festa primordiale che deve essere proposto e inculcato alla pietà dei fedeli, in modo che divenga anche giorno di gioia e di astensione dal lavoro” (CEI, Sport e vita cristiana n° 44, m). Infatti lo sport, mentre favorisce la robustezza fisica e tempra il carattere, non deve mai distrarre dai doveri spirituali quanti lo praticano e lo apprezzano.

Oltre alla questione della domenica, esiste anche quella del corretto rapporto da stabilirsi tra il tempo da dedicare alla catechesi e il tempo dell’attività sportiva. La catechesi non può essere abbandonata da chi pratica lo sport in oratorio: essa è sommamente importante, perché consente al ragazzo e al giovane di compiere un cammino con altri ragazzi e giovani alla scoperta e all’approfondimento del legame col Signore Gesù

Si apre qui il discorso degli animatori sportivi che hanno il serio impegno di conoscere e condividere il progetto educativo della parrocchia e dell’oratorio e di applicarlo a questa attività senza isolarla dalle altre.

L’Oratorio, organizzando le attività sportive, deve saper contare su valide figure educative, che sotto il profilo umano e cristiano siano il più possibile ineccepibili, esemplari per i ragazzi/e e per quanto possibile anche dei riferimenti in aiuto alla famiglia e agli insegnamenti cristiani.

«I responsabili sportivi di un Oratorio o nell’Oratorio (dirig….enti, allenatori, arbitri, collaboratori ) devono essere impegnati nella propria formazione cristiana di base e permanente, e partecipare all’azione pastorale parrocchiale, portando alla comunità le istanze della problematica sportiva e ricevendo nel contempo, stimolo a crescere come educatori e testimoni cristiani» (Card.C.M.Martini, Itinerari educativi n° 73).

E questo appare tanto più necessario e tanto più esemplare oggi, quando l’attività sportiva rischia il degrado. Vediamo, infatti, dei fenomeni preoccupanti, per esempio il doping. Dietro a queste cose si intuisce che in fondo il vincere ad ogni costo porta alla tentazione di creare condizioni di eccitazione che fanno vincere senza badare alle conseguenze. Qualche volta viene suggerita l’impressione che anche le squadre non professionistiche siano tentate, per avere risultati piacevoli, per ingagliardire la gente, per eccitarla … senza pensare quando la gente viene sovreccitata, sovraesposta. Ecco allora che va a rischio il senso della vita, mentre invece dovremmo dare la certezza che ci può essere uno sport sano, che entra in armonia con l’armonia dello spirito, con l’armonia della vita quotidiana, con l’armonia della scuola, della catechesi, della preghiera, che non è qualcosa – lo sport – che monopolizza, ma che si inserisce in questo quadro. E’ dunque chiaro che voi responsabili dovete mantenere vigile l’attenzione sulla moralità dello sport, ma dovete anche svolgere – e ritorno al concetto espresso sopra – un’azione educativa più che necessaria oggi e molto complessa se consideriamo il fatto che ci sono fermenti oggi nel mondo giovanile che lo rendono così difficile al punto tale che molti genitori, dopo un certa età, praticamente rinunciano a svolgere questa opera educativa e mantengono solo il compito di “contentare” i figli, di dare loro tutto quanto chiedono, ma quanto al cammino educativo allargano le braccia dicendo: “che ci posso fare”! Invece voi avete uno strumento che mediante la disciplina, attraverso regole esigenti può aiutare i giovani ad avere un metodo di vita oltre ad un metodo di gioco. La vostra azione educativa può dare conforto a molte famiglie che altrimenti sarebbero tentate di diserzione. In questo contesto educativo, non dimenticate che l’Oratorio propone «l’elaborazione di una sana cultura sportiva, anche con l’educazione al linguaggio sportivo, tentato di esprimersi in modo licenzioso e talvolta blasfemo» (CEI, Sport e vita cristiana n° 43).

4. Da quanto detto poc’anzi discendono anche scelte da tenere sempre presenti. Per esempio occorrerà porre una grande attenzione che l’attività sportiva non vada a compromettere i momenti destinati alla partecipazione alla Messa. Se, in via del tutto eccezionale, per questioni di coordinamento dei vari calendari, dovesse capitare che si debbano disputare partite quando i ragazzi devono partecipare alla Messa celebrata per loro la domenica, i responsabili (dirigenti e allenatori) si dovranno preoccupare che i ragazzi e giovani trovino la possibilità di partecipare alla S. Messa. Lo stesso vale per i momenti destinati alla crescita spirituale, ossia la catechesi, i ritiri spirituali, la confessione mensile, etc. La Parrocchia predispone un calendario generale all’inizio dell’anno pastorale, che le Società sportive sono tenute a conoscere e a rispettare.

Passo ora a qualche proposta.

Propongo la celebrazione di una S. Messa di inizio campionato con il mandato a allenatori e dirigenti nel mese di settembre/ottobre; la celebrazione del Natale dello sportivo a livello diocesano e parrocchiale, la Festa dello Sport in una domenica del tempo di Pasqua, magari la prima di maggio.

Inoltre propongo che ogni dirigente, allenatore e istruttore ad inizio anno debba sottoscrivere il “patto associativo” nel quale vengono definiti i compiti, gli impegni, evidenziandone il ruolo oltre che tecnico soprattutto formativo ed educativo.

Ricordo poi che le strutture sportive oratoriane vengono gestite attraverso il contratto di comodato in essere con la Parrocchia per l’utilizzo degli impianti sportivi.

Raccomando, per finire, che la ricerca degli sponsor avvenga in maniera eticamente corretta.

5. Ora celebriamo l’Eucaristia. Ringraziamo per tutto ciò che è stato realizzato nel passato e nel presente, grazie all’impegno e alla passione di molti. Guardiamo con fiducia al futuro. L’Eucaristia è il sacrificio della vita di Gesù, che si rinnova e diventa l’intima sorgente di ogni nostra azione. Cristo resta il modello per tutti, per ogni nostro impegno in ogni ambito del vivere: anche in quello dello sport.

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