SAN GIUSEPPE

  • 18/03/2017
  • Don Gabriele

Cari fedeli, approssimandosi la solennità di San Giuseppe, prendo dal libro di Oliver Le Gendre (“Il falegname di Nazaret”), storia romanzata del Santo, ma non in contraddizione coi dati evangelici, alcune suggestioni su questa figura la quale, dopo la Vergine Maria sua sposa, racchiude in sé i tratti tipici delle beatitudini. Ci si immagina di trovarsi prima del momento in cui la Madonna comunica a S. Giuseppe di aspettare un bambino. “Giuseppe è innamorato di Maria come si è innamorati a quell’età. A sedici anni, in quel tempo, a Nazaret, l’amore non si rappresenta né si immagina; non si tenta e non si prova; si dichiara, ed è per la vita, e Maria è la vita che promette di essere bella, dolcezza dei giorni che si annuncia, sorriso che trasforma un ragazzo in un uomo. Giuseppe è un ragazzo, e i secoli lo hanno rappresentato come un vecchio. E’ nel fiore dell’adolescenza, e se ne è fatto un uomo carico di responsabilità dal viso rugoso. Ha lo sguardo pieno di stelle, e gli sono stati attribuiti gli occhi di uno che ha già vissuto tutto. Secondo gli illustratori, Giuseppe ha la barba, si regge con l’aiuto di un bastone, e avanza curvo e determinato come immaginiamo che debba essere il prescelto padre adottivo del figlio del Creatore. (…). Giuseppe ha sedici anni ed è senza dubbio a metà della sua vita quando prende Maria per fidanzata. A metà della sua vita, a sedici anni, e non lo vedo invecchiare, tanto la sua vita sarà breve, e soprattutto tanto il suo sguardo di padre posato su Gesù gli aprirà le porte dell’infinito. Lo sguardo dell’uomo diventa vecchio soltanto quando si fissa su delle frontiere. Giuseppe, padre a sedici anni, padre durante sedici anni, morrà senza aver avuto il tempo di invecchiare, e sarà pianto, pianto veramente, dal suo Dio, da suo figlio. E suo figlio gli chiuderà gli occhi tremando con quel tremore che segna i passaggi. Suo figlio di sedici anni per l’appunto, giovane come era egli stesso nel momento in cui comincia la sua storia, la storia di Giuseppe che amava Maria”. Trascrivo ora un altro passaggio, relativo al concludersi della vita di Giuseppe: “L’aurora inonda la stanza, il falegname non vede più Maria né suo figlio; si è voltato verso Colui che lo ha mandato, e gli parla silenziosamente come ha fatto tante volte da quando il sorriso di Maria lo ha portato ad essere il padre di suo Figlio: . Il falegname apre un’ultima volta gli occhi; il suo sguardo incontra quello di suo figlio. Attraverso le lacrime che riesce a vedere negli occhi del giovinetto legge ciò che egli prova, capisce che egli ha inteso la sua preghiera silenziosa rivolta al Padre che lo aveva fatto nascere. Giuseppe percepisce negli occhi di colui che verrà chiamato il Messia il tremito che agita la sua anima … Il falegname stende il braccio, posa la mano sulla spalla di suo figlio, gesto di rassicurazione e di promessa allo stesso tempo … Il giovinetto riceve la rassicurazione e la promessa che gli apportano: le riceve come ultimo dono del falegname. Trascorre un breve momento, la mano del padre non ha lasciato la spalla di suo figlio. Poi, il giovinetto alza a sua volta la sua mano e la posa sulla guancia di suo padre, dove raccoglie il suo ultimo respiro. L’uomo-Dio offre al Padre suo del cielo l’anima del padre suo della terra e, nello stesso tempo, gli offre la sua propria vita e le sue lacrime di figlio orfano”. Affidiamo a San Giuseppe, che ha conosciuto l’affetto e i pensieri di Gesù e di Maria, la nostra preghiera.

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