GENDER – I GENITORI E GLI EDUCATORI VIGILINO

  • 05/03/2017
  • Don Gabriele

GENDER – I GENITORI E GLI EDUCATORI VIGILINO

La teoria del “gender”, che qualcuno in questi giorni ha cercato ancora di negare, è il risultato di decenni di trasformazione ideologica e culturale, saldamente radicata nel marxismo e nel neo-marxismo, promossa dal movimento femminista sempre più radicale e dalla rivoluzione sessuale iniziata nel 1968. Essa promuove principi totalmente contrari alla realtà e alla tradizionale comprensione della natura umana. Dice infatti che il sesso biologico è puramente culturale, che col tempo si può scegliere a quale sesso appartenere; sostiene inoltre che la famiglia tradizionale è un fardello sociale obsoleto. I promotori di questa ideologia sostengono che ogni persona ha diritti produttivi, compreso il diritto di modificare il sesso, affermando che la concezione di uomo e di donna va al di là delle caratteristiche biologiche, definendo queste ultime “convenzioni sociali”. Questo modo di ragionare è totalmente debitore della filosofia “destrutturalista”, la quale prevede che la creatura umana si possa costruire, decostruire e ricostruirsi come più le piace. Questa ideologia libertaria comporta, come appare ovvio, il suicidio delle società. Spesso, per sostenerne la legittimità, si suscita la questione anti-discriminatoria, con tutto il suo impatto emotivo. Ma ormai è noto come dietro a questa impostazione anti-discriminatoria – che ha tutte le caratteristiche della tattica – pericolosamente si sottendano precise scelte giuridiche e sociali inerenti al matrimonio per le coppie omosessuali, con possibilità di adozione dei figli, la sostituzione dei termini “padre” e “madre” con il più generico “genitore A” e “genitore B” oppure “uno” e “due”, in sintesi un vero e proprio attacco alla famiglia naturale e alla sua espressione comunitaria, generativa e formativa. Il tutto sostenuto dal coro mediatico celebrante “la vittoria della libertà” e “ha vinto l’uguaglianza”, considerando così uguali realtà che non lo sono, cioè maschio e femmina. La non riconosciuta differenza sessuale posta a garanzia della generazione e a fondamento del matrimonio uomo/donna di fatto insinua la convinzione che la differenza riconosciuta sia obbligatoriamente atto di disuguaglianza. E ciò porta ad un condizionamento della libertà di espressione (quindi della non condivisione di tali atti) e la delegittimazione di chi non è d’accordo, con l’ulteriore risultato di condizionare l’opinione pubblica e la stessa possibilità di riflettere sulla società futura. Tale azione è niente di meno che lo smantellamento della “famiglia”. Quanto poi alle perplessità sollevate da alcuni genitori a proposito della proposta delle teoria del gender nelle scuole, non si può che incoraggiare la loro vigilanza. Essi, infatti, non possono rimanere inerti dinanzi all’abbondante materiale didattico proposto ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado per affrontare il tema dell’orientamento sessuale e dell’ideologia di genere, in seguito alla pubblicazione delle norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in materia di educazione sessuale, dell’aprile del 2013, con tutta una serie di indicazioni per le scuole a dir poco raccapriccianti, che per brevità qui non riassumo, ma che sono rintracciabili con facilità. Il discorso che sto facendo non è di natura confessionale. Esso parte dall’uso corretto della ragione. Infatti il mio corpo è segno della mia dipendenza, io ho un limite e la libertà umana è drammaticamente limitata; il non riconoscerlo e l’indurre a non riconoscerlo è una falsità. Si è maschio o femmina perché l’essere umano ha bisogno di relazionarsi, è un discorso di complementarietà: l’uomo è espressione di due esseri diversi che diventano unità, è segnale dell’apertura all’altro. La teoria del gender spinge il linguaggio oggettivo del corpo verso una destrutturazione che nasce da un’idea di libertà assoluta, che è sbagliata anche restando nel campo della ragione. I genitori e gli educatori vigilino!

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