LA PACE CHE VIENE DAL SIGNORE
LA PACE CHE VIENE DAL SIGNORE
Cari fedeli,
Il 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, è dedicato da cinquant’anni, su iniziativa del beato Paolo VI, alla riflessione e alla preghiera per la pace. Come ogni anno il Papa offre alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio. Quest’anno, però, in conformità al programma diocesano e parrocchiale, voglio soffermarmi sul legame Eucaristia e Pace, aiutato da un testo dell’allora card. J. Ratzinger. “Compito del cristiano è quello di invocare sempre su questo tempo la grazia e la pace del Signore. Si tratta dapprima di un invito pienamente umano, che siamo tra di noi uomini di grazia e di pace, uomini non sempre pronti ad accusare, che a un certo momento sanno anche tirare una riga conclusiva, che non guardano ai conti non saldati fino in fondo, che non lasciano crescere in sé il veleno del risentimento, ma sanno «passarci sopra» e cominciare daccapo. (…). Dietro l'espressione «pace» la Chiesa antica ha inteso il mistero dell'Eucaristia. Pace è ben presto divenuto uno dei nomi del sacramento Eucaristico, poiché in esso accade davvero che Dio ci si faccia incontro, che ci renda liberi, che, benché siamo colpevoli, ci accolga nelle sue braccia, si doni a noi. E mentre ci conduce a sé nella comunione del suo corpo, ci conduce nello spazio stesso del suo amore, ci nutre con lo stesso pane e dona a ciascuno di noi anche dei fratelli. L'Eucaristia è la pace che viene dal Signore. (...) All'inizio della storia cristiana i credenti erano un piccolo gruppo marginale, ininfluente in campo politico. Essi non potevano cooperare attivamente a dar forma alla cosa pubblica. Tuttavia la pace di Cristo non era per loro qualcosa di puramente interiore né che riguardasse solamente il futuro. La prima parola che il Risorto aveva rivolto ai suoi discepoli confusi, era stata: «La pace sia con voi» (Gv 20,19). In ogni adunanza Eucaristica si ripeteva per loro l'evento della sera di Pasqua. Il Risorto entrava tra i discepoli e diceva loro: «La pace sia con voi». In questa loro celebrazione della Pasqua, in cui la Chiesa conduceva la sua vita, essi sperimentavano che è vera la parola dell'Apostolo: Cristo è la nostra pace (Ef 2,14). Qui essi incontravano il nuovo ambito di pace che la fede aveva aperto: la riconciliazione di schiavi e liberi, di greci e barbari, di giudei e pagani (cfr Gal 3,28). Qui essi, che nella società di allora erano profondamente divisi, erano una sola cosa, anzi, un Unico, l'uomo nuovo Gesù Cristo, che li legava tutti l'uno con l'altro (cfr. Gal 3,17.28). Per questo la celebrazione Eucaristica veniva spesso detta semplicemente «pace»: essa era infatti la presenza di Cristo e, quindi, lo spazio di una pace nuova, lo spazio di un'amicizia che superava tutti i confini, dove ciascuno era a casa propria. I vescovi di tutto il mondo mostravano con delle lettere di amicizia la loro scelta. Chi arrivava da qualche parte con una di queste lettere come cristiano, era dovunque in famiglia, fratello tra fratelli. Proprio con la dimensione più profonda della loro fede, con l'adunanza Eucaristica, i primi cristiani hanno realizzato qualcosa di significativo anche sul piano politico: hanno creato spazi di pace e, allo stesso tempo, hanno costruito dei percorsi di pace in un mondo senza pace”. Cari Castiglionesi, questa opportunità – creare percorsi di pace a partire dalla nostra partecipazione all’Eucaristia – è una possibilità che sempre ci viene offerta: non lasciamola cadere.