L’UNZIONE DEGLI INFERMI
L’UNZIONE DEGLI INFERMI
Cari parrocchiani,
mi è capitato ormai più di una volta di dover celebrare le esequie di fedeli che sono morti senza ricevere l’Unzione degli Infermi. Questa non è una cosa buona. Bisogna certamente rispettare la volontà di quanti scientemente non desiderano ricevere questo sacramento. Il può delle volte, però, sono i familiari che non chiamano il sacerdote per timore di “spaventare” il loro congiunto, privandolo così di un soccorso importante ed efficace per vivere la malattia e – se sarà il momento – per prepararsi al passaggio alla pienezza della vita eterna. Come insegna il Catechismo, “la Chiesa crede e professa che esiste, tra i sette sacramenti, un sacramento destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia: l'Unzione degli infermi: «Questa Unzione sacra dei malati è stata istituita come vero e proprio sacramento del Nuovo Testamento dal Signore nostro Gesù Cristo. Accennato da Marco (evangelista), è stato raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore» (Concilio di Trento, Sess. 14a, Doctrina de sacramento extremae Unctionis, c. 1: DS 1695. Cf Gc 5,14-15). Quanto agli effetti di questo sacramento, si deve ricordare che esso unisce il malato alla passione di Cristo, per il suo bene e per quello di tutta la Chiesa; dona il conforto, la pace e il coraggio per sopportare cristianamente le sofferenze della malattia o della vecchiaia; offre il perdono dei peccati, se il malato non ha potuto ottenerlo con il sacramento della Penitenza; favorisce il recupero della salute, se ciò giova alla salvezza spirituale; prepara il passaggio alla vita eterna. Esorto perciò i fedeli, specialmente quanti sono afflitti da malattie, e i loro familiari, a chiamare il sacerdote per celebrare questo sacramento di salvezza.