VENITE ADOREMUS
Cari parrocchiani,
terminato il tempo pasquale con la solennità di Pentecoste, la Chiesa si invita a celebrare tre grandi solennità che possiamo chiamare di sintesi: la Santissima Trinità, il Corpus Domini e il Sacro Cuore di Gesù. La solennità del Corpus Domini è preparata dall’esposizione solenne annuale, chiamata anche SS. Quarantore. Sotto (e sulle locandine affisse in parrocchia) potrete trovare il programma. La Chiesa nei giorni del Corpus Domini mette in risalto ciò che ne costituisce la “fonte e il culmine”, ossia la divina Eucaristia, il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore. Nei giorni delle SS. Quarantore avremo modo di riflettere su questo dono immenso, ciò che la Chiesa ha di più caro; e avremo modo anche di “spendere” del tempo in adorazione personale e comunitaria dinanzi al Signore Gesù solennemente esposto nella nostra chiesa parrocchiale. In attesa di condividere con voi la riflessione e l’adorazione, lascio alla vostra meditazione un brano del papa Benedetto XVI che mi sembra molto bello e denso. Dice il Papa emerito: “Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui. Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna. Specialmente nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni dagli altri, il Cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca senza Dio, cioè senza il vero Amore, il che darebbe spazio alla confusione, all’individualismo, alla sopraffazione di tutti contro tutti. Il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta da fuori, né da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, l’amore è la via della vera giustizia”.