Sine dominico non possumus - La Messa della domenica

  • 23/04/2016
  • Don Gabriele

Cari parrocchiani,

Abitene era una città della provincia romana detta Africa proconsularis, nell’odierna Tunisia, situata, secondo un’indicazione di S. Agostino, a sud ovest dell’antica Mambressa, oggi Medjez el–Bab, sul fiume Medjerda. Nel 303 d.C. l’imperatore Diocleziano, dopo anni di relativa calma, scatena una violenta persecuzione contro i cristiani, ordinando che “si dovevano ricercare i sacri testi e santi Testamenti del Signore e le divine Scritture, perché fossero bruciati; si dovevano abbattere le basiliche del Signore; si doveva proibire di celebrare i sacri riti e le santissime riunioni del Signore” (Atti dei Martiri, I). Ad Abitene un gruppo di 49 cristiani, contravvenendo agli ordini dell’Imperatore, si riunisce settimanalmente in casa di uno di loro per celebrare l’Eucaristia domenicale. È una piccola, ma variegata comunità cristiana: vi è un senatore, Dativo, un presbitero, Saturnino, una vergine, Vittoria, un lettore, Emerito… Sorpresi durante una loro riunione in casa di Ottavio Felice, vengono arrestati e condotti a Cartagine davanti al proconsole Anulino per essere interrogati. Al proconsole, che chiede loro se possiedono in casa le Scritture, i Martiri confessano con coraggio che “le custodiscono nel cuore”, rivelando così di non voler distaccare in alcun modo la fede dalla vita. Il loro stesso martirio si trasforma in una liturgia “eucaristica”; tra i tormenti, infatti, si possono ascoltare dalle labbra dei Martiri espressioni come queste: “Ti prego, Cristo, esaudiscimi. Ti rendo grazie, o Dio… Ti prego, Cristo, abbi misericordia”. La loro preghiera è accompagnata dall’offerta della propria vita e unita alla richiesta di perdono per i loro carnefici. Tra le diverse testimonianze, significativa è quella resa da Emerito. Questi afferma, senza alcun timore, di aver ospitato in casa sua i cristiani per la celebrazione. Il proconsole gli chiede: “Perché hai accolto nella tua casa i cristiani, contravvenendo così alle disposizioni imperiali?”. Ed ecco la risposta di Emerito: “Sine dominico non possumus”; non possiamo, cioè, né essere né tanto meno vivere da cristiani senza riunirci la domenica per celebrare l’Eucaristia. Il termine dominicum racchiude in sé un triplice significato. Esso indica il giorno del Signore, ma rinvia anche, nel contempo, a quanto ne costituisce il contenuto: alla Sua morte e resurrezione e alla Sua presenza nell’evento eucaristico. Alla luce della testimonianza dei martiri di Abitene acquista maggiore forza quanto scrivono i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali: «Ci sembra fondamentale ribadire che la comunità cristiana potrà essere una comunità di servi del Signore soltanto se custodirà la centralità della domenica, “giorno fatto dal Signore” (Sal 118,24), “Pasqua settimanale”, con al centro la celebrazione dell’Eucaristia, e se custodirà nel contempo la parrocchia quale luogo – anche fisico – a cui la comunità stessa fa costante riferimento» (CVMC 47).

La bella stagione, che invita ad evadere, non diventi occasione per tralasciare la Messa. I genitori poi sono inviati ad educare i figli al “ritmo degli otto giorni”, affinché la domenica con la Messa entri del ritmo della vita.

Ultime News

07/06/2025

APPELLO ALL’UNITÀ

31/05/2025

ASCENSIONE E PENTECOSTE

24/05/2025

INIZIO DEL MINISTERO PETRINO DI PAPA LEONE XIV

17/05/2025

BREVE BIOGRAFIA DI PAPA LEONE XIV