Omelia del Parroco a chiusura del pellegrinaggio in Terra Santa - Basilica del Santo Sepolcro, 30 agosto 2018

  • 01/09/2018
  • Don Gabriele

Omelia del Parroco a chiusura del pellegrinaggio in Terra Santa

Basilica del Santo Sepolcro, 30 agosto 2018

Termina qui il nostro intenso e sereno pellegrinaggio. Vi siamo giunti ciascuno con la propria storia, le proprie attese, i propri desideri, i propri conflitti. Come torniamo a casa?

Mi permetto di fornire qualche pista, che potrà eventualmente servire alla riflessione e magari a fare anche un po’ di sintesi di questi giorni.

1. La memoria

Abbiamo fatto anzi tutto “memoria”. Memoria del passaggio di Dio su questa terra. Egli ha abitato i paesaggi che anche i nostri occhi hanno contemplato; ha respirato i profumi che anche noi abbiamo sentito; ha calpestato le pietre che anche i nostri piedi hanno calcato. La Terra Santa ci dice che Dio non è un mito, perché Egli, con un abbassamento inaudito, ha fatto suo il nostro modo di vivere. E’ stato bello camminare in questi giorni per spostarci da un luogo all’altro, inseguendo le tracce di Gesù, di Maria, di Giuseppe …. Il Dio altissimo degli ebrei, il cui nome non può essere neppure menzionato, ha assunto i tratti di un bambino, di un giovane, di un uomo e ci ha narrato così che Egli è comunione, amicizia, vita quotidiana, vita di famiglia, lavoro, fatica, dolore, festa … Abbiamo fatto memoria, cioè, che l’incarnazione è vera e che essa è – per così dire – la porta attraverso la quale noi e Dio finalmente ci incontriamo, riusciamo a parlarci, ci possiamo insieme intrattenere, capendo così di riflesso che anche la nostra vita ha un senso, è degna di essere vissuta perché anche Lui l’ha scelta, l’ha abitata. Abbiamo fatto dunque “memoria”.

2. Segni da trascendere

Nello stesso tempo abbiamo capito che i segni del passaggio del Figlio di Dio su questa terra restano appunto dei “segni”. Credo che anche voi siate stati colpiti dal fatto che quasi tutto – o dall’imperatore dei romani o dai persiani o dal Saladino – sia stato distrutto e solo una tenace operazione archeologica abbia potuto localizzare molti dei luoghi abitati da Gesù. Perché – ci si può domandare – il Signore ha permesso che questi “segni”, così importanti, subissero una tale sorte? Certamente questa è una delle tante domande che un giorno faremo al Signore in paradiso. Tuttavia, restando nella logica della Sacra Scrittura, il Signore ci spinge sempre oltre i “segni”, perché vuole che giungiamo alla verità delle cose. Guai a noi se ci arrestassimo alle pietre: correremmo il rischio di trasformare la nostra fede in archeologia. Per cui, il secondo pensiero che vi lascio è proprio questo: relativizzare i segni, per spingersi più in profondità ed incontrare il Signore vivo, che desidera essere cercato, che non vuole essere il termine di una conclusione logica di stampo positivista – come abbiamo detto nella prima omelia di questo pellegrinaggio.

Trascendere dunque i segni per incontrare Colui che è vivo.

3. La risurrezione di Cristo

Il terzo pensiero è relativo alla necessità di comprendere che la risurrezione di Gesù, avvenuta in questo luogo santo, termine del nostro pellegrinaggio, è l’evento che dà “senso” a tutto ciò che in questi giorni abbiamo visto e udito. Se Cristo non fosse risorto, vana è la nostra fede – ci dice San Paolo. E potremmo parafrasare: vano è anche questo pellegrinaggio. La risurrezione di Gesù rappresenta il fatto che la sua vita e la sua morte non sono solo un grande esempio. La risurrezione di Gesù è l’annuncio che questo modo di vivere e di morire è veramente efficace. Che l’amore, cioè, l’oblazione di sé sfocia senza dubbio nella risurrezione. Ho detto “amore”, ossia la quintessenza del modo di vivere di Gesù. Ho detto “amore”, ossia non vago sentimento, ma scelta di “battezzare” – per esprimerci con questo linguaggio – continuamente l’uomo che dentro di noi non vuole credere, non vuole fidarsi, vuole vivere ripiegato su se stesso, sente gli altri come nemici, prende solo e mai dà … Battezzare l’uomo dentro di noi significa rivestirlo di Cristo e segnatamente dei suoi sentimenti. Il terzo pensiero, dunque, è la necessità di comprendere come la risurrezione di Gesù non sia un freddo articolo della nostra professione di fede, ma la prova provata della fedeltà di Dio nei confronti di suo Figlio incarnato e nei confronti di tutti noi, che con lui siamo uniti, come dirò adesso.

4. L’Eucaristia: l’incontro con Lui vivo!

L’ultimo pensiero è sull’Eucaristia. Sì, perché tutto il cammino di questi giorni porta qui. In che modo tutto ciò che abbiamo visto e ascoltato della nostra fede viene in contatto con noi realmente? Come possiamo entrare noi nella vita di Cristo ed egli nella nostra, per aver parte alla sua risurrezione, a questa pienezza di vita cioè a cui tutti noi aneliamo? Attraverso i sacramenti della fede e specialmente attraverso l’Eucaristia. Nutrendoci di Cristo nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue (lo abbiamo risentito in queste ultime cinque domeniche, leggendo il cap. 6 di Giovanni), noi diventiamo concorporei e consanguinei di Cristo. Detto in altri termini: l’Eucaristia mette in noi la vita risorta di Gesù, che è l’antidoto contro la morte. L’Eucaristia rappresenta la vera efficacia della nostra fede. Per questo l’Eucaristia supera infinitamente l’importanza delle pietre, della memoria e dei luoghi santi che in questi giorni abbiamo visitato. E l’Eucaristia e sempre a nostra disposizione, non solo in Terra Santa. Ma, nello stesso tempo, aiutando a trascendere queste pietre e questi luoghi, ci restituisce il vero senso della loro importanza. Se Cristo non fosse risorto, l’Eucaristia sarebbe la commemorazione di un morto e il pellegrinaggio di questi giorni non sarebbe stato poi molto diverso dalla visita ai Fori imperiali o al Campidoglio di Roma, che ci parlano della grandezza degli imperatori. Solo un po’ più esotico. Invece, proprio perché Cristo è risorto e perché l’Eucaristia realizza la nostra reale unione con Lui, questi luoghi, queste pietre, queste memorie ci sono care: infatti ci parlano di Lui vivo, di Lui che cerca la comunione con noi, che la desidera, che la provoca, che la realizza attraverso le vie che Lui solo conosce e che possono essere anche quelle di un pellegrinaggio in Terra Santa.

Don Gabriele Bernardelli

Ultime News

07/06/2025

APPELLO ALL’UNITÀ

31/05/2025

ASCENSIONE E PENTECOSTE

24/05/2025

INIZIO DEL MINISTERO PETRINO DI PAPA LEONE XIV

17/05/2025

BREVE BIOGRAFIA DI PAPA LEONE XIV