Noi e l’islam – parte quarta
Noi e l’islam – parte quarta
Alla luce di quanto fin qui detto, quale dialogo è possibile oggi e quale deve essere l’atteggiamento della Chiesa a questo proposito? Bisogna distinguere tra dialogo interreligioso in generale e dialogo tra singoli credenti. Il primo è quello che si svolge a livelli più ufficiali, tra rappresentanti religiosi di ambo le parti. Tale dialogo è riservato piuttosto ai competenti. Si parla qui del dialogo che si svolge a livello quotidiano a contatto con i musulmani che incontriamo oggi sempre più frequentemente. 1. Occorre accogliere, motivando cristianamente il perché della nostra accoglienza, dicendolo in una lingua "comprensibile", che è più spesso quella dei fatti e della carità, dando ai musulmani il senso dello spessore religioso che pervade la nostra accoglienza. 2. Occorre ricercare insieme un obiettivo comune di tolleranza e di mutua accettazione. Dobbiamo sfatare a poco a poco il pregiudizio in essi radicato che i non musulmani sono di fatto non credenti. 3. Dobbiamo far cogliere loro che anche noi cristiani siamo critici verso il consumismo europeo, l’indifferentismo e il degrado morale che c’è tra noi; far vedere che prendiamo le distanze da tutto ciò. Data la loro abitudine a veder legate religione e società essi tendono a identificare l’occidente col cristianesimo e a comprendere sotto una sola condanna i vizi dell’occidente e le colpe dei cristiani. Bisogna far comprendere che siamo solidali con loro nella proclamazione di un Dio Signore dell’universo, nella condanna del male e nella promozione della giustizia. 4. Il dialogo con i musulmani sarà in particolare per noi un’occasione per riflettere sulla loro forte esperienza religiosa che tutto finalizza alla riconsegna a Dio di un mondo a lui sottomesso. In questo, il nostro giusto senso della laicità dovrà guardarsi dall’essere vissuto come una separazione o addirittura opposizione tra il cammino dell’uomo e quello del cristiano. Per le nostre comunità e in particolare per i presbiteri che le presiedono si possono considerare due posizioni errate da evitare e una posizione corretta da promuovere. Prima posizione errata: la noncuranza del fenomeno. Il limitarsi a pensare all’islam come a una costellazione remota che ci sfiora soltanto di passaggio o che ci tocca per problemi di assistenza, ma che non avrà impatto culturale e religioso nelle nostre comunità. Da tale posizione si scivola facilmente a sentimenti di disagio e quasi di rifiuto o di intolleranza. Seconda posizione errata: lo zelo disinformato. Si fa di ogni erba un fascio, si propugna l’uguaglianza di tutte le fedi senza rispettarle nella loro specificità, si offrono indiscriminatamente spazi di preghiera o addirittura luoghi di culto senza aver prima ponderato che cosa significhi questo per un corretto rapporto interreligioso. La posizione corretta è lo sforzo serio di conoscenza, la ricerca di strumenti e l’interrogazione di persone competenti. E’ ciò che si è cercato di fare, in minima parte, anche attraverso questi ultimi articoletti.