RIFLESSIONI AL TERMINE DELLE FESTE NATALIZIE

  • 09/01/2021
  • Don Gabriele

RIFLESSIONI AL TERMINE DELLE FESTE NATALIZIE

Cari fratelli e sorelle, con la grazia di Dio abbiamo nuovamente celebrato il mistero dell’Incarnazione del Signore Gesù. Come sempre è bene operare una verifica allo scopo di capire se si è corrisposto all’offerta di vita che la celebrazione dei misteri della vita di Cristo porta con sé. Certamente si è trattato di un Natale più raccolto, infatti le occasioni di distrazione potevano non essere numerose. L’Avvento ci ha visti impegnati in un cammino intenso e tutto sommato ben partecipato. La liturgia è stata ben preparata e (mi pare) ben vissuta: così siamo stati nuovamente resi partecipi, attraverso soprattutto la comunione Eucaristica, dell’evento che celebrato annualmente nutre la nostra fede, alimenta la nostra speranza e rafforza la nostra carità. Di tutto ciò rendiamo grazie. Molti si sono accostati al sacramento della Riconciliazione senza fretta, direi. Non sono mancati però motivi di tristezza: mi riferisco all’assenza di intere famiglie. Perché? Paura del contagio? No, perché costoro vanno ovunque. Mi stupisce amaramente poi come ci siano genitori che hanno chiesto il battesimo per i loro figli e che con tutta tranquillità vengono meno all’impegno solennemente preso quel giorno: “Cari genitori – così ha domandato loro il parroco – chiedendo il battesimo per il vostro figlio, voi vi impegnate a educarlo nella fede, perché, nell'osservanza dei comandamenti, impari ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa responsabilità?” “Sì”, hanno risposto. Come si fa a non mantenere così platealmente la parola data? Che Natale hanno vissuto quei genitori e quei figli che non lo hanno celebrato? Perché è chiaro: il Natale non si celebra col pranzo e i regali; essi dovrebbero essere una conseguenza gioiosa della celebrazione della fede. C’è un grosso lavoro pastorale da mettere in atto perché quel che resta del tessuto cristiano delle nostre famiglie non vada definitivamente perduto. Che cosa possiamo fare? Purtroppo il distanziamento sociale, necessario per difenderci dal virus, lascia dietro di sé un terribile “sfilacciamento”. Pastoralmente ho l’impressione che si stia vivendo l’esperienza di chi ha costruito con pazienza e tenacia, mattone dopo mattone, e vede che l’edificio si sgretola. Il guaio è che, prolungandosi la situazione, lo “sfilacciamento” si incrementa. Faccio allora appello a tutti, ma proprio a tutti, affinché ci mettiamo in gioco perché questo “sfilacciamento” si arresti. Compatibilmente con le esigenze di sicurezza, dobbiamo riprendere in mano tutti i cammini, tutti gli impegni e fare il punto. C’è bisogno di un sussulto di responsabilità da parte di tutti, senza stanchezze e senza alibi.

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