LA RIPRESA SARA’ SPIRITUALE O NON SARA’

  • 05/12/2020
  • Don Gabriele

LA RIPRESA SARA’ SPIRITUALE O NON SARA’

Cari fratelli e sorelle, l’Avvento, che rappresenta senza dubbio un tempo di “ripresa”, ci fa intendere che la “ripresa” che tutti desideriamo in ogni settore del vivere personale e sociale o sarà spirituale o non sarà. Ciascuno di noi si rende conto del clima di stanchezza, di svogliatezza, di distrazione, di malavoglia nel quale siamo immersi. Esigenze sanitarie – pur necessarie – hanno insinuato stili che rischiano di incistare inclinazioni solipsistiche; la didattica a distanza ha impoverito le relazioni sociali dei nostri bambini e dei nostri ragazzi; la cassa integrazione ha lasciato molti nell’ansia non solo per il posto di lavoro ma anche per la gestione ordinaria delle giornate; l’interiorità delle persone è stata come “piallata” dall’esperienza vissuta. Tutto ciò (e molto altro) ha lasciato dietro di sé una sorta di “male di vivere”, indifferenza, insensibilità, risentimento (a volte senza oggetto, altre volte con oggetto Dio, gli altri, il governo, gli specialisti, gli economisti e via dicendo). Ci sono famiglie che sono “scomparse” dall’orizzonte della comunità parrocchiale; volontari che hanno gettato la spugna, rinunciando all’unico servizio che prestavano; altri – sia volontari sia appartenenti a gruppi parrocchiali – che disertano la celebrazione Eucaristica e gli altri momenti formativi … Si potrebbe proseguire nell’analisi e chi mi legge può aggiungere e ulteriormente precisare ciò che ho detto fin qui. Ciò che mi pare evidente è che questa pandemia ha generato una malattia che nessun vaccino guarirà; questa malattia serpeggerà ancora in mezzo a noi anche quando questo maledetto virus avrà esaurito la sua nocività. Si tratta di una malattia interiore, di una malattia dell’anima che rischia di rovinare tutta la vita: la propria e quella degli altri. Se non si corre al riparo per tempo, questa malattia produrrà un’umanità peggiore di quella che è entrata nella pandemia il 21 febbraio 2020. Io vedo i sintomi di questa malattia: negli adulti, nei giovani e nei ragazzi. Questa malattia può essere guarita solo a partire dall’interiorità. C’è uno spazio interiore della nostra vita che richiede attenzione, perché noi non gliene diamo abbastanza. Dobbiamo avere il coraggio di leggere interiormente la nostra vita nella sua verità, percependo il desidero struggente di pienezza e di pace che il nostro cuore implora: non lo possiamo tacitare con palliativi: li rigetterebbe ben presto. Per guarire da questa malattia interiore non c’è nessuna tecnica particolare da seguire, non ci sono guru da interpellare, né filosofie orientali da prendere in prestito, c’è solo (!) da stare in silenzio dinanzi ad una Parola che ti parla, che ti legge dentro, che mette a nudo i tuoi pensieri e i tuoi peccati. Stare dinanzi a questa Parola che ferisce e risana. Stare dinanzi a questo Tu che ti ha fatto e ti conosce meglio di quanto tu conosca te stesso. La ripresa parte da qui, non facciamoci illusioni. Se dobbiamo – come dobbiamo – saper leggere i “segni dei tempi”, siano dinanzi ad un segno inequivocabile: questa malattia non è per morte (come disse Gesù nell’episodio di Lazzaro), ma perché si rendano manifeste le opere di Dio. C’è un’opera di Dio da compiere e sappiamo qual è: “credere in Colui che egli ha mandato” (Gv 6). Ed è la fede la medicina che ci occorre, una “fede operosa”, direbbe S. Paolo. La ripresa o sarà spirituale o non sarà. Chi si cela dietro alibi di qualsiasi genere non si troverà contento.

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