AVVENTO 2020: UNA NUOVA OPPORTUNITÀ

  • 28/11/2020
  • Don Gabriele

AVVENTO 2020: UNA NUOVA OPPORTUNITÀ

Cari fratelli e sorelle. Noi procediamo nella storia universale e personale “per anni circulum”, cioè attraverso un percorso annuale circolare nel quale celebriamo i misteri della vita di Cristo: dal suo Avvento nella carne al suo Avvento nella gloria. In questo spazio di tempo si svolge la storia della Chiesa e di ciascuno di noi. Questo “percorso annuale circolare” tuttavia si colloca in un tempo sempre diverso: il 2019, per fare un esempio, non è il 2020. Si tratta dunque di un “percorso annuale circolare” a “cerchi concentrici”, che dal più largo (quello dell’anno in cui Cristo risorto è salito al cielo), gradualmente, si fa sempre più piccolo, fino a quando coinciderà con il momento in cui Cristo apparirà “sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt 24,30) e il nostro mondo sarà trasformato. L’Avvento di ogni anno segna il passaggio dal cerchio concentrico più grande ad un altro un po’ più piccolo. L’Avvento significa “ripresa”, “nuovo inizio” e perciò porta con sé un’opportunità che non vogliamo sciupare. La ripresa di cui parliamo, però, non è generica e non è un semplice stato d’animo: si riprende a ripercorrere, celebrandola e quindi vivendola, la vita di Cristo. Sì, la vita di Cristo! Noi la celebriamo perché essa – la vita di Cristo – ha assunto la nostra stessa vita, le nostre stesse ansie, i nostri stessi problemi, il nostro stesso dolore e il nostro stesso amore. Noi la celebriamo perché da questa vita di Cristo stilla un olio che lenisce le nostre ferite, alimenta le nostre lampade, insaporisce i nostri giorni, lubrifica le giunture delle nostre membra affinché possiamo camminare. Perché questa vita è già vita risorta che viene instillata dentro la nostra umanità che si ammala sì e che muore anche, diventando conforme a Colui che pure è morto, ma che risorgendo ha inaugurato la vita senza fine anche per noi. E’ questa vita che fluisce dentro di noi battezzati e nutriti dall’Eucaristia. Celebriamo l’Avvento in piena pandemia – ancora – e se anche noi, questa volta (per ora e per sempre si spera), siamo stati appena sfiorati, non per questo possiamo permetterci l’impudenza di dimenticarci di chi è alle prese con malattia e morte (non solo di Covid, ovviamente). L’Avvento non passa accanto a questa situazione, come se “le cose di Chiesa” fossero a se stanti, non avessero cioè nulla a che vedere con le faccende e le fatiche di tutti i giorni, anche la fatica che stiamo vivendo emotivamente, fisicamente, economicamente. L’Avvento è un grido di speranza dentro questa situazione, perché esso parla di un divenire, di un procedere, di un superare – sulla scorta di ciò che si è vissuto – che riaccende la voglia di vivere, di impegnarci, di fare bene e fare del bene. L’Avvento porta con sé l’appello a credere ancora, credere di più, credere meglio, che significa affidarsi ancora, affidarsi di più, affidarsi meglio. Ma per fare questo abbiamo bisogno di un “percorso” che incarni questo desiderio di “ripartenza”. La Chiesa e la sua espressione locale che è la parrocchia ripropongono i tre ambiti fondamentali da vivere però con cuore nuovo: la liturgia e la preghiera (ossia l’adorazione di Dio: l’Eucaristia domenicale e se possibile quotidiana; l’adorazione Eucaristica almeno settimanale); la catechesi (ossia la formazione personale attraverso la lectio divina del mercoledì e gli altri momenti formativi per i vari gruppi), la carità (ossia l’attenzione alle persone e la condivisione, il dono di generi alimentari, l’adesione al microprogetto Caritas per l’acquisto di una cucina mobile per il Libano devastato). Lasciamoci raggiungere e contagiare dalla venuta del Signore, che vuole abitare la nostra vita con la sua presenza: attendiamo una pienezza che desideriamo con tutto noi stessi; essa è un desiderio forte dentro di noi, un richiamo da non sopprimere, una benevola tensione che solo Dio può colmare. Ripetiamo spesso in questo Avvento la preghiera di S. Anselmo d’Aosta: Quaeram te desiderando, desiderem quaerendo, inveniam amando, amem inveniendo, cioè: “Che io ti cerchi, Signore, desiderando; che io ti desideri cercando; che io ti trovi amando; che ti ami trovando” (Proslogion).

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