IL RUOLO INDISPENSABILE DEL PADRE. 4 (fine)

  • 07/11/2020
  • Don Gabriele

IL RUOLO INDISPENSABILE DEL PADRE. 4 (fine)

Cari fedeli, con l’articolo di oggi termina la riflessione sulla figura del padre, desunta sempre da una conferenza tenuta da padre Giovanni Cucci, gesuita, lodigiano.

Il punto di arrivo: la generatività

L’uomo e la donna divengono veramente adulti quando generano, dando vita a un essere distinto da loro, che li continua nel tempo. Generare richiede di «lasciar andare» l’altro, non trattenerlo presso di sé, in modo che possa prendere vita e acquisire la propria identità. Questo lasciare è anche lo scopo del compito educativo: rendere capace il figlio di autonomia e responsabilità. La crisi della generatività non emerge soltanto dal drastico calo delle nascite; la si ritrova in quasi ogni campo dell’attività umana. Si pensi alla vita politica e sociale: sempre più di rado un uomo di governo, un leader, il fondatore di un movimento o di un’opera pubblica, per quanto brillante e dotato, si mostra capace di preparare qualcuno in grado di continuare la sua opera. È invece triste constatare come, sempre più spesso, persone molto avanti negli anni si comportino da bambini egoisti, incapaci di «lasciare spazio» perché altri possano subentrare. Essi si attaccano con morbosità al proprio incarico, al posto di comando, senza rendersi conto che è giunto il momento di «passare il testimone». Anche questa è una sconfitta educativa, forse la più grave, nei confronti delle giovani generazioni. La generatività è anche un discernimento dei segni dei tempi: riconoscere il momento in cui è necessario farsi da parte perché altri possano proseguire l’opera intrapresa. La missione educativa può dirsi compiuta quando ha generato qualcuno in grado di continuarla. Come recita un detto orientale: «Sappi fermarti un passo prima che un altro ti dica: basta! Sappi interrompere il tuo cammino prima che un altro ti dica: basta! Sappi lasciare il posto a lungo occupato, prima che un altro ti dica: basta!». Essere educatori come persone capaci di generare è difficile ma affascinante, è ciò che rende alla fine la vita degna di essere vissuta. È la grazia che il genitore, autore di questa preghiera, chiede al Signore, di poter rispondere degnamente al compito che gli è stato affidato, così da realizzare con il proprio figlio una relazione autentica, basata su di un amore che non è possessivo, consentendogli di occupare il suo posto nella vita: «Io prego di riuscire a permettere a mio figlio di vivere la sua vita/e non quella che io vorrei aver vissuto./Perciò fa che non metta sulle sue spalle il fardello di ciò che non sono riuscito a fare./Aiutami a vedere oggi i suoi errori/in prospettiva della lunga strada che deve percorrere,/e concedimi la grazia di avere pazienza quando il suo passo è lento./Donami la saggezza di sapere quando sorridere delle monellerie della sua età/e quando mostrare fermezza contro gli impulsi/che egli teme e non può dominare./Aiutami a percepire l’angoscia nel suo cuore in mezzo al frastuono delle parole piene di rabbia,/o nel gorgo del suo cupo silenzio; e, dopo averla percepita,/dammi la capacità di riempire l’abisso che c’è tra noi con la comprensione./Prego di poter alzare la mia voce più per la gioia di ciò che egli è/che per il dispiacere di ciò che non è,/cosicché ogni giorno egli possa crescere nella fiducia in se stesso./Aiutami a guardare a lui con affetto autentico,/in modo che lui possa fare lo stesso nei confronti degli altri./E poi dammi la forza, o Signore, di lasciarlo libero/affinché possa andare con decisione per la sua strada».

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