SENZA FEDELTA’ AI PROPRI IMPEGNI SARA’ DURA …

  • 26/09/2020
  • Don Gabriele

SENZA FEDELTA’ AI PROPRI IMPEGNI SARA’ DURA …

Cari fratelli e sorelle, tutto sta riprendendo nella fatica – sacrosanta – del rispetto delle regole. Ma tutti le rispettano le regole? In chiesa e all’oratorio l’osservanza è rigorosa, ma negli altri luoghi di ritrovo è così? Parrocchia ed oratorio sono penalizzati sui numeri e lo abbiamo accettato per il bene di tutti, tuttavia mi giunge voce che in certi luogo di ritrovo per ragazzi e giovani non è così! Fatiche durate anni: impegno, formazione, catechesi, tentativo di far prendere quota alla vita di questi ragazzi … tutto bruciato nel giro che qualche mese, con gli avvoltoi che ora ne approfittano. Certo in parrocchia e all’oratorio si fanno discorsi seri, si pensa alla vita non come ad una passeggiata, perché il futuro va progettato, si scommette sul cuore e sull’intelligenza di questi ragazzi, ma altrove, su che cosa si scommette altrove? Sulla superficialità di questi ragazzi, la quale permette che il cassetto si riempia al termine della giornata! Che cosa interessa a costoro dell’osservanza delle regole? A che cosa interessa a costoro che questi ragazzi possano avere un vita buona? L’importante è che consumino! Come non inorridire di fronte ad una coscienza che fa questi calcoli? La pandemia ha lasciato dietro di sé una sorta di “inedia”, un malessere che deve essere combattuto. Io non ho vissuto l’immediato dopoguerra, ma ho letto che anche allora era così: senso morale attutito, malavoglia, depressione … E’ chiaro che la situazione attuale non è semplicemente sovrapponibile al dopoguerra seguito cioè ad anni di devastazione, di violenze inaudite, di lutti, di programmi di sterminio; alcune coordinate comuni però sono rinvenibili. Occorre perciò reagire, far riprendere quota al senso morale collettivo, sentirsi coinvolti tutti in prima persona nello sforzo di una ripresa (che avviene con il virus ancora circolante) nella quale la fedeltà ai propri impegni comunitari deve essere considerata una priorità. Forse ci viene offerta l’opportunità di contrastare un po’ l’individualismo che caratteristica la nostra epoca. E’ necessario impegnarci in una sorta di “rivoluzione copernicana” che metta non il proprio io al centro ma l’altro e ciò che io posso fare per l’altro. Assumersi questo imperativo è importante. E’ importante per la comunità cristiana, che riprende i cammini formativi; è importante per la comunità civile che deve curare l’uguaglianza dei diritti e la speculare assunzione dei doveri; è importante per “chi viene in chiesa” (che è chiamato ancora “paulot”) il quale deve rendersi conto che ha sulle spalle il peso e la gloria della testimonianza (per cui può essere che per causa sua la parrocchia sia giudicata positivamente o negativamente); è importante per tutti coloro che in qualsiasi modo hanno a che fare con gli altri (dico qualsiasi modo!), i quali non possono pensare unicamente al proprio interesse; è importante per chi si è preso un impegno nella comunità cristiana, che non può abbandonare solo perché “non ne ha più voglia” (vale per tutti: grandi e meno grandi).

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