Omelia del Parroco tenuta a braccio durante la Messa del 10 maggio 2020 trasmessa in streaming

  • 13/05/2020
  • Don Gabriele

Omelia del Parroco tenuta a braccio durante la Messa del 10 maggio 2020 trasmessa in streaming

1. “Non sia turbato il vostro cuore”

Cari fratelli e sorelle, ci fermiamo per una breve meditazione sulle letture che abbiamo ascoltato.

Prendo un pensiero per ciascuna di esse.

Partiamo innanzitutto dal brano di vangelo. Dobbiamo dapprima ricostruire rapidamente il contesto. Siamo nell'Ultima Cena, quindi diciamo che l'ambiente è molto carico, anche dal punto di vista emotivo. Sono le ultime parole di Gesù prima della sua passione della sua morte, prima del mistero pasquale. Sono un po’ il testamento che Gesù lascia ai suoi discepoli, quindi si capisce perché la carica emotiva è molto intensa.

Gesù, in questo contesto, afferma, rivolto ai suoi: “Non sia turbato il vostro cuore”. Se noi guardiamo il verbo greco da cui è tratta poi questa espressione, ci rendiamo conto che suona in modo un po’ diverso rispetto a quanto noi abitualmente intendiamo come turbamento. Quando infatti parliamo di turbamento, in genere pensiamo a uno stato di dubbio, a uno stato di incertezza, a qualcosa che provoca sì malessere interiore, ma che poi non è così devastante. Invece il verbo che qui viene utilizzato, quello cioè che Gesù impiega, significa proprio destabilizzazione, qualcosa di devastante, qualcosa che dal punto di vista interiore mette veramente in crisi, profondamente, radicalmente in crisi. Possiamo immediatamente operare possiamo un passaggio da quella situazione alla nostra, a quella cioè delle nostre settimane. Io continuo ormai a dire che al punto in cui siamo, se andiamo con la memoria al primo mese, dal 21 febbraio fin verso il 25 marzo, la situazione che stavamo vivendo era veramente una situazione di angoscia, eravamo veramente destabilizzati interiormente: non solo le persone che hanno sofferto perché si sono ammalate, non solo le persone che hanno subito un lutto (loro senz'altro più di noi), ma globalmente. Abbiamo vissuto infatti questo venir meno dei punti di riferimento, eravamo davvero destabilizzati. Quando Gesù parla del turbamento ne parla proprio in questi termini: qualcosa di profondo, di radicale; qualcosa che ha squassato veramente la nostra vita.

Nel vangelo al turbamento dell'animo dei discepoli, che ha queste caratteristiche così fortemente esistenziali, Gesù oppone un’altra parola: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. In ebraico fede sta a significare qualcosa a cui ci si appoggia. La fede diventa un appoggio. Se il turbamento è qualcosa che ci destabilizza, che rischia di farci cadere, ci fa perdere l'equilibrio, la fede è qualcosa sulla quale ci possiamo appoggiare, in modo tale che questo equilibrio noi non lo perdiamo del tutto. Abbiamo cioè una risorsa. Gesù dice: Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Ecco, la fede è quello spiraglio dentro il turbamento, è un'opportunità che il Signore ci offre continuamente, che ha offerto anche a noi. Sentendo i nostri fedeli attraverso il telefono o anche attraverso altri mezzi, quante volte mi è stato detto: “Se non avessimo avuto la fede in queste settimane, se non avessimo avuto un riferimento a Dio in queste settimane, che cosa ne sarebbe stato di noi?”. Ecco qui trovano verità le parole di Gesù – non ne potevamo dubitare evidentemente – ma esse trovano un riscontro dentro proprio le pieghe della nostra vita. Turbamento forte, ma la fede come offerta su cui appoggiarci per non crollare. Ciò vale per il periodo che stiamo ancora vivendo, ma deve valere per tutta la vita. Chiediamo al Signore la grazia di una fede che ci fa stare in piedi, che non ci fa crollare.

2. “Stringendovi a Cristo, pietra viva”

Questa fede però ha delle caratteristiche. Ce le indica la seconda lettura, molto bella, tratta dalla prima lettera di Pietro. Abbiamo sentito: “Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi come le pietre vive venite impiegate per la costruzione di un edificio spirituale”. Che cosa ci viene detto in questo momento? Che cos'è la nostra fede? Qual è il dinamismo della fede che non ci fa cadere? Il dinamismo della fede che non ci fa cadere è “stringerci a Cristo” (avvicinandovi al Signore, può essere tradotto anche con il verbo “stringendovi”), fare corpo con lui, cioè trovare la nostra energia dentro la comunione con lui. Bellissimo il testo: “Stringendoli a Cristo, pietra viva”; egli cioè è vivo e qui si allude alla risurrezione; è stato rifiutato ma Dio lo ha scelto, per questo è vivo. Ecco, fare comunione con lui ci mantiene dentro la vita, anche durante le prove, anzi soprattutto nelle prove. La comunione con Cristo, stringerci a lui ci mantiene vivi, e noi ci stringiamo a lui in modo particolare attraverso la preghiera e in modo speciale attraverso la comunione al suo Corpo al suo Sangue che fra un po’ sarà possibile ancora a tutti noi. Vivere anche la dimensione sacramentale dall'Eucaristia, stringersi a Cristo. Ed è bellissimo perché si dice non solo che lui è la pietra viva, ma – come dice il testo: “Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio”, un edificio da costruire, ossia la Chiesa, la comunità. C'è un edificio da “ricostruire”. Pensiamo alla nostra comunità; non sappiamo, non ci siamo più visti, fra un po’ potremo celebrare ancora la Messa insieme, potremmo vederci, ma ci sarà tanto da ricostruire, ci sarà tanto da ricostruire, tenendo conto di quello che ci è successo. Ci saranno modalità nuove con cui stare insieme, con cui celebrare, con cui fare la catechesi, con cui vivere la carità. Qui dobbiamo ricostruire, ma il principio è posto: si ricostruisce stringendosi a Cristo; si ricostruisce partendo da lui. Quante volte siamo invece partiti da noi. Questi mesi, queste settimane hanno spazzato via tante sicurezze, anche di carattere pastorale, tante illusioni forse; andiamo avanti perché comunque la gente c'è … Non è più così. Bisogna ricostruire ma partendo da questo principio, stringendoci a Gesù e ricercando l’essenziale, nella nostra relazione con Gesù. Ho chiesto al Consiglio Pastorale, a cui ho inviato una lettera, di riflettere anche su queste cose e mi aspetto delle risposte che siano frutto anche della sofferenza di queste settimane e di questi mesi. Bisogna ripartire stringendoci a questa pietra viva per essere noi pietre vive.

3. Sul modello della comunità primitiva

Terzo pensiero, preso dalla prima lettura. Avete sentito gli atti degli apostoli: c'è un lamento, c'è una situazione di disagio, cioè il numero dei discepoli aumentava, quelli di lingua greca mormorano contro quelli di lingua ebraica perché nell'assistenza quotidiana (notate: l'assistenza quotidiana) nei venivano trascurate le loro vedove. Allora gli Apostoli stabiliscono quello che poi diventerà diciamo così, per esprimerci, la struttura abituale della vita della Chiesa. Dicono gli Apostoli: “Non è giusto che noi lasciamo in disparte la parola di Dio per servire alle mense”. E cercano sette uomini di buona reputazione, i primi sette diaconi. E, dicono gli Apostoli: “Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola”. Ecco che emergono i tre ambiti che sempre hanno caratterizzato la vita della Chiesa: la preghiera cioè la liturgia e il servizio della Parola a cui sono dedicati soprattutto coloro che ricevono l'ordine sacro, cioè i successori degli Apostoli (il papa, i vescovi e sacerdoti) e poi la carità. L'incontro con il Signore nella preghiera che è fondamentale, la catechesi che è il momento in cui la Parola si appropria della nostra vita, la carità in cui quello che viviamo nella liturgia e ascoltiamo nella Parola lo viviamo nel rapporto con gli altri.

Vedete la Chiesa sempre ha bisogno di riflettere e qui vediamo che di fronte ad un'esigenza concreta la Chiesa ha riflettuto e ha capito che la sua vita si sarebbe dipanata entro queste tre dimensioni: la liturgia, ossia la preghiera con l'Eucaristia, il servizio della Parola e la carità.

Anche noi siamo chiamati, dopo quello che ci è successo, a rivedere questi tre settori, a rivedere questi tre ambiti che caratterizzano la vita della Chiesa: come vivere la liturgia, come rinnovare la catechesi, come incrementare la carità.

Ecco, cari fratelli e sorelle, da queste tre letture allora prendiamo questi tre pensieri che ci stimolano. A partire dal primo, passando per il secondo e arrivando poi il terzo che è di natura più forse pragmatica e più di carattere organizzativo ma vale nella misura in cui valgono i primi due.

Ci aiuti il Signore!

Intanto ci accostiamo all’Eucaristia, nella quale ancora egli ci nutre e ci dà la sua vita.

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