Omelia del Parroco tenuta a braccio durante la Messa in Coena Domini, 9 aprile 2020

  • 10/04/2020
  • Don Gabriele

1. La Cena, la Croce, la Risurrezione

Cari fratelli e sorelle, in questa è la celebrazione noi riviviamo la notte in cui il Signore, attorniato dei suoi apostoli, ha istituito l'Eucaristia è il Sacerdozio.

Se noi guardiamo nel Vangelo, vediamo che Gesù ha dato delle disposizioni meticolose per preparare il momento dell'Ultima Cena, disposizioni che sono andate addirittura nei dettagli: ciò sta a significare che per il Signore questo momento era un momento molto rilevante, come in effetti è. Gesù fa infatti qualcosa di assolutamente inaudito. La tradizione ci dice che quella era una cena pasquale, però Gesù non si comporta esattamente come prevedeva il rituale dalla pasqua antica. Ad un certo punto Gesù compie qualcosa di assolutamente inedito che non ci stava più nel rituale della pasqua ebraica. Egli, infatti, a un certo momento dice, donando il pane: “Questo è il mio corpo” e donando il calice del vino: “Questo è il calice dell'alleanza è il calice del mio sangue”. Questo l'antico rituale non lo prevedeva. Ecco perché qui c'è qualcosa di assolutamente nuovo e inedito. Quando Gesù dice: “Prendete questo è il mio corpo, prendete questo è il mio sangue” evidentemente allude al suo corpo e al suo sangue che veramente saranno donati sulla croce. Ecco perché noi questa sera, commemorando l'Ultima Cena abbiamo la chiara consapevolezza che la Messa, a cui partecipiamo tutte le domeniche, e purtroppo voi miei fratelli in queste ultime domeniche così da lontano, la Messa cui partecipiamo non è l'Ultima Cena. Nella Messa converge l'istituzione dell'Eucarestia, avvenuta nell'ultima Cena, ma anche la Croce cioè sacrificio di Gesù. Egli il suo corpo e il suo sangue lo dà finalmente sulla Croce. Ma non c'è solamente la Croce, c'è anche la Risurrezione, perché se Cristo non fosse risorto l'Ultima Cena sarebbe semplicemente fare memoria di lui, fare di memoria di qualcosa che lui ci ha lasciato. Se lui non è risorto, l'Eucaristia che celebriamo non ha nessuna efficacia in noi; se Gesù non è risorto il suo morire sulla Croce è stato un grande esempio ma non ha nessuna efficacia di salvezza per il mondo. Ecco allora che quella sera, cari fratelli e sorelle, quando Gesù istituisce l'Eucaristia, in quel corpo che egli dona e in quel sangue che egli consegna i suoi discepoli è già presente tutto il mistero pasquale. Ecco perché i cristiani celebrano l'Eucaristia, cioè la Messa, perché nella Messa Gesù veramente dà la sua vita per poi riprenderla di nuovo. Veramente nella Messa Gesù offre se stesso, ma è un sacrificio efficace, non semplicemente una memoria di lui, non semplicemente l'ammirazione di fronte a un gesto così grande come è quello della Croce. Nell'Eucaristia c'è la sua vita; allora noi che partecipiamo all'Eucaristia riceviamo in noi, dentro di noi, la sua vita. Ecco perché Cristo è nostro contemporaneo. Se Cristo non fosse risorto – dobbiamo dirlo con schiettezza – saremmo qui a fare un gran teatro, ma proprio perché Cristo è risorto noi sappiamo che siamo qui a celebrare una liturgia nella quale egli ci raggiunge ci stringe a sé. Questa è la sera dell'amore, la sera in cui, istituendo il Sacramento del suo corpo e del suo sangue, ci dice che l'amore vince, che solo l'amore vince. Abbiamo detto domenica che solo l'amore resiste, solo l'amore vince. Nell'Eucarestia egli si dona completamente a noi e nello stesso tempo chiede che noi ci doniamo a lui e ai fratelli. Ecco perché nella lezione di Giovanni, durante l'ultima cena, si legge la lavanda dei piedi. Non ci può essere una partecipazione autentica all'Eucarestia, quindi una comunione al corpo di Cristo, se poi non c'è una comunione col corpo dei nostri fratelli: sarebbe una dicotomia insopportabile e sarebbe un tradimento. Sapere che l’amore è efficace è importante per noi che sopportiamo la quarantena, ne hanno bisogno i nostri fratelli che sono ammalati; ne hanno bisogno coloro che hanno perso i loro cari; proprio perché è efficace anche coloro che sono morti son già trasferiti nella regione della risurrezione. San Giovanni riassume tutto nella sua prima lettera con l'espressione icastica è bellissima: “Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi”. La notte del giovedì santo e dell'Ultima Cena ci è richiesto questo passo interiore: credere all’amore efficace che Dio ha per noi.

2. Il sacerdozio

La sera dell’Ultima Cena, Gesù non solo ha istituito il mistero pasquale di morte e resurrezione, quindi mistero efficace, ma ha anche istituito il sacerdozio ministeriale. Ha detto a coloro che erano intorno a lui: “Fate questo in memoria di me”. Questo Sacramento dell'amore efficace continua nella Chiesa attraverso il ministero dei sacerdoti. Questa mattina, con dolore, non abbiamo potuto celebrare la Messa crismale attorno al nostro Vescovo, durante la quale si rinnovano le promesse sacerdotali. Ma questa sera noi quattro, qui, celebrando questa Messa, interiormente le vogliamo rinnovare. C’è qui don Gino, che celebra quest'anno il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale, c'è don Abele, che celebra il quarantanovesimo, c'è don Manuel, che celebra il quinto, e ci sono io che celebro il trentaquattresimo. Questa sera durante questa Messa nel nostro cuore noi rinnoviamo la nostra promessa di fedeltà a Cristo, la promessa di continuare, nella nostra povertà e nella nostra semplicità, a dispensare il Sacramento dell'amore che è l'Eucaristia da cui sgorgano poi tutti gli altri sacramenti. Ecco, cari fratelli e sorelle, questa sera indubbiamente è piena di pathos. Ricordo le sere degli ultimi giovedì santi celebrati con voi, una sera molto intensa che si prolungava nell'adorazione dell'Eucarestia tutta la notte. Quest'anno questa grazia si è tolta e il pathos pare quasi addirittura più profondo. Rimaniamo raccolto in noi stessi questa sera e dalle nostre case abbiamo un pensiero carico di ringraziamento a colui che nel tabernacolo è sempre presente e non ci abbandona mai. Egli vive in mezzo a noi; egli sta con noi; egli è la nostra forza interiore. Noi non lo sappiamo tante volte, forse non lo percepiamo, ma chi ci ha sostenuto in questi giorni, chi ci ha aiutato in queste ore, chi ci ha sorretto nei momenti della prove e del dolore è questa presenza Dio è in mezzo al suo popolo. Dio non ha abbandonato il suo popolo! Abbiamo un pensiero di ringraziamento e di amore all'Eucarestia, la presenza permanente di Cristo.

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