GLI OCCHI FISSI SUL DOLORE CHE REDIME
GLI OCCHI FISSI SUL DOLORE CHE REDIME
Cari fratelli e sorelle,
inizia la “grande settimana”, quella che ci fa celebrare – cioè rivivere – la passione, la morte e la risurrezione del Signore. I primi giorni sono concentrati, per così dire, sulla passione interiore del Signore: quasi con insistenza si leggono nella liturgia i brani evangelici che annunciano il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Gesù prima di tutto “sente male” dentro il suo cuore per la lontananza interiore dei “suoi”, cioè dei suoi apostoli. Dio è incompreso. È un’incomprensione che continua anche oggi nei confronti della passione di Gesù. Anche dentro ciascuno di noi. Di primo acchito, quando leggiamo di Giuda e di Pietro, nasce in noi, quasi istantaneamente, il pensiero: “Non mi riguarda!”. Invece, quanta distanza interiore c’è tra la passione di Gesù e noi. Confessiamolo: non l’abbiamo ancora capita, non l’abbiamo ancora adorata, non ci siamo ancora lasciati raggiungere, non ci ha ancora parlato fino in fondo. Noi siamo così: come Giuda e come Pietro, non siamo migliori di loro. Ecco perché, come scrive Blaise Pascal, “Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo” (Pensieri, 553). Se ci chiediamo perché Dio è incompreso dentro di noi, la risposta è che ciò è dovuto al fatto che noi ci sentiamo incompresi da parte Sua. Noi, infatti, continuamente opponiamo le nostre obiezioni, i nostri “perché”, i nostri ragionamenti – tutti legittimi, per carità – ma non risolutivi. Ci sono anche tutte le domande di queste settimane, le ribellioni interiori, le imprecazioni, il cinismo forse … Bisogna “cedere” dinanzi alla passione del Signore, ci si deve abbandonare, ci si deve fidare di questo abisso senza abisso; non resta che inginocchiarsi e adorare questo mistero di un dolore e di un amore immensi. E non c’è altra strada; il resto è surrogato. Solo se ci si “arrende” si “resiste”. L’ “incomprensione” tra noi e il Signore si risolve nel silenzio di uno sguardo che lungamente contempla il Crocifisso. Penso ai giovani, per molti dei quali Dio, Gesù non sono più nulla, e mi chiedo: che cosa li manda avanti in questi giorni? Che speranza stanno coltivando, solo quella che tutto passi affinché ogni cosa torni come prima? Ma questo sarebbe un dramma nel dramma: significherebbe che queste settimane sono state inutili, un sacchetto vuoto da buttare via. Io vorrei che questi ragazzi, aiutati da noi, sentissero il muto grido che si alza da tutto il mondo: non si può più andare avanti come prima! Vorrei che questi giovani, aiutati da noi, avvertissero la necessità di un supplemento di anima! Vorrei che udissero il richiamo a cercare dentro di sé Colui che si lascia trovare. Ora è il tempo favorevole. Questo virus prima o poi sarà debellato, ma gli altri virus? Quelli che abbiamo creati nei laboratori delle nostre menti e dei nostri cuori? I virus dell’orgoglio, della superbia, dello spreco? Le sere dello sballo di alcool e droga? Quelle della trasgressione a tutti costi, per trovarsi più vuoti e più soli di prima? Quelle del “non me ne frega niente” né di Dio, né degli altri? Non cambierà nulla se Cristo non tornerà al centro della vita. E saremo esposti al virus invisibile della decomposizione dell’esistenza nell’illusorio rincorrere una felicità che ci sfuggirà sempre di mano. Lasciate o giovani che la passione del Signore parli al vostro cuore!
Buona settimana santa!